1° maggio, Coldiretti: «Crack per bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi»
«Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14.4% delle attività del settore»
sabato 1 maggio 2021
«Il ponte del 1° maggio in zona arancione ha imposto la chiusura di 15mila bar, trattorie, ristoranti, 6500 pizzerie e 900 agriturismi in Puglia, con effetti pesanti sull'insieme delle attività economiche e occupazionali» ha affermato la Coldiretti, sottolineando che «sviluppano un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro, che ora è praticamente azzerato, con le pensanti conseguenze che si trasferiscono direttamente lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande, colpendo le aziende agricole e alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori».
«Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14.4% di bar e ristoranti e gli effetti delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori, come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione, rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato» ha aggiunto l'associazione.
«Consentire la riapertura dei ristoranti a pranzo e cena per chi ha spazio esterno riguarderebbe in media circa la metà dei 22mila servizi di ristorazione presenti in Puglia con i posti all'aperto dei locali che sono, però, molti meno rispetto a quelli al coperto. Le maggiori difficoltà si registrano nei centri urbani stretti tra traffico e asfalto, mentre nelle campagne ci si sta organizzando secondo Campagna Amica per offrire agli ospiti la possibilità di cenare sotto gli uliveti e in mezzo alle vigne che stanno germogliando oppure nell'orto con la possibilità di raccogliere la verdura direttamente. La possibilità di riaprire le attività di ristorazione sfruttando gli spazi all'aperto salverebbe i 900 agriturismi pugliesi che possono contare su ampie aree all'esterno per assicurare il necessario distanziamento a tavola. Una misura attesa dopo che le chiusure a singhiozzo dall'inizio della pandemia hanno tagliato i redditi degli operatori» ha concluso.
«Una situazione di difficoltà che ha fatto chiudere il 14.4% di bar e ristoranti e gli effetti delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull'intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all'olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori, come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione, rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato» ha aggiunto l'associazione.
«Consentire la riapertura dei ristoranti a pranzo e cena per chi ha spazio esterno riguarderebbe in media circa la metà dei 22mila servizi di ristorazione presenti in Puglia con i posti all'aperto dei locali che sono, però, molti meno rispetto a quelli al coperto. Le maggiori difficoltà si registrano nei centri urbani stretti tra traffico e asfalto, mentre nelle campagne ci si sta organizzando secondo Campagna Amica per offrire agli ospiti la possibilità di cenare sotto gli uliveti e in mezzo alle vigne che stanno germogliando oppure nell'orto con la possibilità di raccogliere la verdura direttamente. La possibilità di riaprire le attività di ristorazione sfruttando gli spazi all'aperto salverebbe i 900 agriturismi pugliesi che possono contare su ampie aree all'esterno per assicurare il necessario distanziamento a tavola. Una misura attesa dopo che le chiusure a singhiozzo dall'inizio della pandemia hanno tagliato i redditi degli operatori» ha concluso.