Abitazioni non occupate: uno sguardo su Bisceglie
Secondo i dati Istat Bisceglie si classifica nell'area C, col 21,6% di case attualmente occupate
sabato 23 dicembre 2023
11.05
Il mutamento delle dinamiche abitative è un'atavica questione che ha coinvolto il tessuto economico e sociale italiano. Opportunità lavorative, studio, legami affettivi, sono solo alcune delle motivazioni che portano ad uno spostamento progressivo della popolazione dalle aree periferiche alle zone più centrali del territorio. Questa transumanza iniqua e sproporzionata, se da un lato è connessa a fattori positivi per le destinazioni, dall'altro sottolinea una disuguaglianza significativa nella disponibilità di alloggi.
Questa disuguaglianza si traduce in una scarsità di case disponibili nei poli attrattivi, ma anche in un eccesso di strutture non abitate o adibite a seconde case nelle realtà periferiche. Questo fenomeno assume un ruolo centrale anche nelle politiche amministrative locali, influenzando la distribuzione dei servizi e le entrate economiche.
Il quadro delineato dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), attraverso il suo censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, rivela delle interessanti tendenze. I dati censuari, il cui ultimo aggiornamento risale al 2021, fa riferimento al concetto di "abitazione permanentemente occupata", ovvero il luogo in cui almeno un individuo ha la propria residenza abituale. Ad essi vengono integrati i dati relativi al registro statistico dei luoghi, nella fattispecie la parte relativa agli edifici e alle unità abitati
Va sottolineato che tra le abitazioni non permanentemente occupate rientrano non solo le strutture disabitate, ma anche le seconde case, particolarmente rilevanti nelle destinazioni turistiche. Questo indicatore offre una panoramica essenziale per valutare gli impatti del declino demografico e della sovrappopolazione in determinate zone del paese.
Il dato subisce una variazione significativa relativa alle diverse aree del Paese: se al centro (22,3%), del nord-est (23,1%) e del nord-ovest (26%) l'incidenza non è superiore ad 1/3 del totale, cresce l'incidenza nel sud (32%) e nelle isole (34,9%).
Nello specifico, le aree possono essere ulteriormente divise in base alle caratteristiche amministrative. Le amministrazioni polo riportano un'incidenza del 16,9%, i poli intercomunali del 23,3% e i comuni cintura 24,2%. La percentuale tende ad aumentare in maniera consistente tanto più ci si avvicina alle zone periferiche. Nei comuni intermedi è pari al 37%, in quelli periferici al 47,9% e in quelli ultraperiferici al 56,3%
Per quanto riguarda la città di Bisceglie, classificata come area C (comune cintura) su un totale di 28.360 abitazioni solo 7.400 non sono occupate, pari al 26,1% del totale.
Questa disuguaglianza si traduce in una scarsità di case disponibili nei poli attrattivi, ma anche in un eccesso di strutture non abitate o adibite a seconde case nelle realtà periferiche. Questo fenomeno assume un ruolo centrale anche nelle politiche amministrative locali, influenzando la distribuzione dei servizi e le entrate economiche.
Il quadro delineato dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), attraverso il suo censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, rivela delle interessanti tendenze. I dati censuari, il cui ultimo aggiornamento risale al 2021, fa riferimento al concetto di "abitazione permanentemente occupata", ovvero il luogo in cui almeno un individuo ha la propria residenza abituale. Ad essi vengono integrati i dati relativi al registro statistico dei luoghi, nella fattispecie la parte relativa agli edifici e alle unità abitati
Va sottolineato che tra le abitazioni non permanentemente occupate rientrano non solo le strutture disabitate, ma anche le seconde case, particolarmente rilevanti nelle destinazioni turistiche. Questo indicatore offre una panoramica essenziale per valutare gli impatti del declino demografico e della sovrappopolazione in determinate zone del paese.
La metodologia e l'indagine
Nel 2021, stando al report, le abitazioni registrate su tutto il territorio italiano sono circa 35,5 milioni. Di queste il 27,2% – circa 9,6 milioni – non risultano permanentemente occupate.Il dato subisce una variazione significativa relativa alle diverse aree del Paese: se al centro (22,3%), del nord-est (23,1%) e del nord-ovest (26%) l'incidenza non è superiore ad 1/3 del totale, cresce l'incidenza nel sud (32%) e nelle isole (34,9%).
Nello specifico, le aree possono essere ulteriormente divise in base alle caratteristiche amministrative. Le amministrazioni polo riportano un'incidenza del 16,9%, i poli intercomunali del 23,3% e i comuni cintura 24,2%. La percentuale tende ad aumentare in maniera consistente tanto più ci si avvicina alle zone periferiche. Nei comuni intermedi è pari al 37%, in quelli periferici al 47,9% e in quelli ultraperiferici al 56,3%
La percentuale su Bisceglie
In particolare, nel territorio della Bat, Barletta (21,1%) e San Ferdinando di Puglia (23%) sono le città in cui incide in minor misura la presenza di case non permanentemente occupate, mentre incide maggiormente a Margherita di Savoia (48,8%) e Spinazzola (46,1%).Per quanto riguarda la città di Bisceglie, classificata come area C (comune cintura) su un totale di 28.360 abitazioni solo 7.400 non sono occupate, pari al 26,1% del totale.