Adozioni internazionali, la storia della piccola Emily, che cerca casa dagli zii di Bisceglie

Nell’udienza in video conferenza tra Bisceglie e Coventry, il giudice ha stabilito che sulle sorti della bimba potranno decidere i servizi sociali di Bisceglie

sabato 20 maggio 2017 7.51
A cura di Serena Ferrara
Sono tanti i dettagli inusuali di questa storia dal lieto fine annunciato, che ha a protagonista una bimba di mamma e papà albanesi residenti a Londra.
La piccola Emily, due anni, era destinata ad una vita lontano dagli affetti dei parenti, se non fosse stato per l'intervento degli zii, residenti a Bisceglie e del loro legale Pietro Casella.
Per la piccola, nata a Londra, era stato disposto dagli organi sanitari inglesi l'allontanamento definitivo da casa. I servizi sociali avevano decretato che lo stato psichiatrico ed emozionale della mamma 28enne non era tale da permetterle di prendersi cura di un minore.
A giungere in supporto della donna, la sorella, che con il marito albanese vive in Italia da 20 anni. A Bisceglie, la famiglia risiede con due figli, in condizioni sufficientemente buone da potersi permettere l'adozione. Eppure i servizi sociali di Coventry, sulla base esclusiva di alcune conversazioni telefoniche, avevano valutato come "non affidabile" il nucleo familiare.
Per ottenere l'affidamento di Emily, gli zii si sono rivolti allo studio dell'avvocato Pietro Casella, che in quattro mesi ha dovuto risolvere un caso internazionale piuttosto complesso.
Per evitare che Emily finisse tra le braccia di sconosciuti, l'avvocato Casella ha dovuto presentare una prima memoria di contestazione sui parametri di valutazione dell'affidabilità della famiglia, avvalendosi del supporto dell'interprete Bianca Tino, quindi chiedere che la valutazione fosse spostata in Italia, presso i servizi sociali di Bisceglie.
Alle obiezioni sollevate alle valutazioni dei servizi sociali britannici sulla capacità psichica e reddituale della famiglia e sull'adeguatezza della residenza biscegliese, Casella non ha ricevuto risposta. Ma si è visto, di punto in bianco, convocato (in videoconferenza) ad un processo a breve termine cui avrebbe potuto partecipare in videoconferenza.
Il 9 e 10 maggio, per otto ore di fila, un serrato dibattito tra due sistemi giurisprudenziali lontanissimi ha viaggiato per la rete, giungendo ad una vittoria giuridica processuale che è già entrata a far parte della storia.
L'avvocato Casella, in poche ore, ha dovuto procurarsi un cancelliere (a prestarsi, è stato il cancelliere Domenico Fata), un Corano su cui far presentare giuramento alla sua assistita, tutti gli incartamenti che dimostravano l'errore della sanità londinese. E ha dovuto convincere la corte che i servizi sociali di Bisceglie, cui chiedeva fosse spostato il giudizio sulla famiglia di destinazione della piccola Emily, era composto da funzionari statali, per cui non aveva senso chiederne i curricula e sottoporre i valutatori ad un giudizio di affidabilità.
Sebbene la materia sia regolata del regolamento internazionale Bruxelles II bis in materia di matrimoni e separazioni, tanti sono i cavilli che, quando due sistemi legislativi diversi si incontrano, si presentano in corso d'opera.
Nel caso di Emily ci si è messo anche un giudice (donna) che partiva dalla ferma convinzione che la piccola dovesse restare in Inghilterra e trovare una nuova famiglia adottiva.
Nonostante la sfiducia generale il magistrato, con gran sorpresa delle parti, ha accolto la subordinata dell'avvocato Casella: la valutazione si farà in Italia, presso i servizi sociali di Bisceglie, che già con sollecitudine sono intervenuti per fornire tuta la documentazione necessaria e i riscontri chiesti dalla corte londinese. Il tempo massimo per la valutazione dell'affido di quattro mesi.
Poiché la famiglia residente a Bisceglie ha già tutte le carte in regola per l'adozione, il lieto fine è prossimo.
Emily potrà con molta probabilità fare le valigie e diventare una piccola nuova biscegliese.