Aldo Moro vive tra i giovani e resta un altissimo punto di riferimento

Riflessione a quarant'anni dalla barbara uccisione dello statista

martedì 8 maggio 2018 16.21
A cura di Gabriella Baldini - Centro Studi Aldo Moro Bisceglie
A quarant'anni dalla barbara uccisione dello statista e professore Aldo Moro, emerge sempre più limpidamente il grande e decisivo apporto che Egli dà alla nascita ed al consolidarsi della nuova democrazia italiana attraverso un non comune impegno culturale, civile e politico sorretto da una profonda fede religiosa e da una eccezionale intelligenza.

Per Moro elemento fondante dello Stato democratico è l'affermazione del valore incommensurabile della persona, "Ogni persona è un universo".
Muovendo da tale principio Aldo Moro in quei difficili anni, è artefice di un profondo processo di evoluzione socio-culturale della realtà del Mezzogiorno d'Italia. L'Università di Bari diventa, quindi, un momento fondamentale di tale evoluzione con l'impegno di docenti e studenti per orientare il popolo italiano verso nuovi ideali di libertà e giustizia.

Il professore Aldo Moro il 3 novembre del 1941 tiene all'Università di Bari la sua prima lezione. È un giovane professore. Entrando in aula si rivolge agli studenti e dice: «La persona prima di tutto» ed è questa frase che caratterizza tutta la sua vita e la sua morte.

Bella l'iniziativa della regione Puglia che promuove il progetto: "Moro vive", attraverso incontri nelle scuole pugliesi, durante i quali Gero Grassi, deputato e vicepresidente della Commissione bicamerale sul Caso Moro nella scorsa legislatura, diffonderà tra gli studenti il pensiero ancora attuale dello statista.

Il presidente del consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo intende far rivivere con il progetto l'insegnamento dello statista, facendo conoscere agli studenti in modo approfondito, anche la storia di questi ultimi decenni, quella storia che non si trova sui libri di scuola, ma che ha avuto un riverbero nella vita politica e sociale di questi anni. La nuova generazione deve formarsi con la consapevolezza che la scuola ha un ruolo determinante per la crescita di ogni singolo e che per raggiungere traguardi di alto livello bisogna, usando un'espressione morotea, «non riposare ma vivere».

Per questo è fondamentale che gli studenti conoscano l'impegno intelligente, lungimirante e tenace di Moro sia nell'Assemblea Costituente sia nella elaborazione della Costituzione italiana, ove profonde tutte le sue doti di giurista ed ove lascia il suo inconfutabile segno di legislatore illuminato da una fede profonda.

Moro educa il popolo italiano alla riscoperta della sua sovranità dopo venti lunghi anni di oppressione fascista, con l'obiettivo di realizzare il bene comune e di restituire alla persona dignità e pace, a lungo negati. Questa è una contrapposizione ideologica e culturale molto forte rispetto al pensiero di Mussolini: «Spegnete quei cervelli».

Moro precisa alla Costituente che la concessione dei diritti presuppone l'avocazione dei medesimi e, pertanto, non è sufficiente sostituire il termine "sudditi" con "cittadini", ma è rilevante che vi sia il riconoscimento dei diritti e non la concessione, perché la persona è prima del cittadino.

Mi riferisco ai diritti di noi persone, quali il diritto alla salute, allo studio, al lavoro, alla libertà personale, culturale, politica e religiosa; tutti questi diritti Moro e i costituenti inseriscono nella prima parte della Costituzione, quella cioè "dei principi" sui quali si basa lo Stato italiano e che sono alla base del nostro vivere quotidiano.

È Moro a porsi il problema della scuola italiana, perchè consapevole che è molto difficile costruire con l'analfabetismo un Paese dopo le rovine del Fascismo ed è per questo che fa estendere l'obbligo scolastico fino alla terza media. La scuola deve basarsi sul merito e non sul reddito.

Ogni studente deve essere consapevole che il costo sopportato dallo Stato per istruire un ragazzo non va inteso come spesa ma come progresso, perché senza scuola non vi sono pace, progresso e benessere.

I nostri giovani si devono formare nella libertà, traendone possibilità di affermazione, autonomia, di partecipazione.

Ecco perché "Moro vive" e come sostiene Gero Grassi, vive nel cuore degli italiani onesti, in quello delle persone umili, in quello di chi aspira alla verità, a quella verità alla quale non possiamo rinunciare se vogliamo essere uomini e se la vogliamo perseguire è necessario tantissimo coraggio.

Aldo Moro è vivo e vive nel cuore delle persone che gli vogliono bene e che lo rispettano.

La speranza è che ricordare l'operato dello statista e professore possa essere una valida occasione di riflessione per docenti, studenti, intellettuali e cittadini desiderosi di contribuire alla crescita democratica, con la consapevolezza che molto è stato fatto e sofferto da parte di una generazione che ha saputo darci il grande dono di un Paese libero e democratico.

Sarà questo il modo migliore di onorare Aldo Moro che, certamente di quella generazione e per noi tutti oggi, resta un punto altissimo di riferimento.