Alessandro Ricchiuti: «Ridare una visione al sud»
Riflessioni del consigliere di Confindustria Bari-Bat alla luce della pubblicazione del rapporto Svimez 2018
Gentile direttore,
ho avuto la sventura di imbattermi nel Rapporto Svimez 2018 - L'economia e la società del mezzogiorno, redatto dall'associazione per lo sviluppo dell'industria nel mezzogiorno, pubblicato pochi giorni addietro.
Da persona quotidianamente a contatto col mondo imprenditoriale, sottintendendo il ribrezzo verso alcuni dati letti, sono esterrefatto da come il tema economico sia diventato secondario nelle analisi della regione Puglia, presi tutti, ormai, dal delirio e dall'abulia delle "meritate" vacanze estive.
Constatare che il dato economico non sia al centro del dibattito politico, in una regione destinata, in base ai dati accolti, all'implosione sociale ed economica, è uno schiaffo a chi si sacrifica per poter garantire un futuro diverso ai propri figli.
Il divario nord-sud, che ai tempi delle frequenze all'Università Bocconi era una sfida da cogliere al fine di riportare giovani menti sul territorio, si è trasformato oggi in un cratere degno del miglior terremoto californiano.
Se dal 2002 al 2017 abbiamo perso, a livello meridionale, qualcosa come due milioni di persone, (per fare un parallelo è come se metà della Puglia si fosse svuotata) con un saldo negativo al netto dei rientri di circa un milione di persone, questo significa aver perso ricchezza attuale e futura, significa aver perso intere generazioni.
A metà 2018, il numero di occupati nel mezzogiorno è inferiore di 276 mila unità rispetto al livello del medesimo periodo del 2008, mentre nel centro-nord è superiore di 382 mila unità, delineando un quadro sistemico di un paese dove le opportunità sono da Roma in su.
Il rapporto sottolinea la cruda fotografia di queste dinamiche che, al netto degli effetti demografici, è rappresentata dal tasso di occupazione dei 15-34enni che è sprofondato dal 35,8% del 2008 al 28,5% del 2017: solo poco più di un giovane su quattro è al lavoro.
I deflussi di capitale umano da sud a nord e verso l'estero hanno provocato un grave depauperamento della struttura demografica e del tessuto sociale. Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il mezzogiorno 1 milione e 183 mila residenti, dei quali la metà rappresentata da giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati; il 16% circa si sono trasferiti all'estero. Quasi 800 mila di essi non sono tornati più nel mezzogiorno. Anche nel 2016, quando la ripresa economica ha cominciato a manifestare segni di consolidamento, si sono cancellati dal mezzogiorno oltre 131 mila residenti, un quarto dei quali ha scelto un paese estero: una quota decisamente più elevata che in passato, come sempre più elevata risulta la quota dei laureati.
Una vera e propria deportazione che emerge dalle oltre 70 pagine del rapporto.
Analizzando il dato di casa, quello pugliese, si vede come la fuga passi sia dai dati sulla sanità, con la mobilità ospedaliera che nel 2016 per la Puglia prevede un saldo ricoveri provenienti da altre regioni per ricoveri acuti verso altre regioni (emigrazione netta per ricoveri acuti) negativo per -11,071, sia per quelli connessi all'istruzione, il cui dato sugli Iscritti nelle Università del mezzogiorno e del centro-nord e saldo migratorio universitario conferma che la Puglia iscrive ben 40.331 unità nelle Università del centro-nord, che rappresentano il 31, 9% della popolazione dei ragazzi residenti iscritti.
Giungendo al tema industriale, si nota come la distribuzione territoriale delle medie imprese del mezzogiorno (unità) veda il dato pugliese passare da 68 imprese di medie dimensioni nel 2008 a 51 imprese nel 2015 oppure come i contratti di sviluppo deliberati nel periodo 2012-30 giugno 2018, per regione (al netto di eventuali rinunce) nella regione Puglia siano fermi a tre, con un investimento complessivo di soli 98 milioni di euro su un totale di investimenti attivati al sud pari a 4.691 milioni di euro.
Non si può sottacere al perdurare di questa situazione: il tema delle imprese è infatti l'unico capace di garantire un futuro roseo per le nuove generazioni.
Non possiamo pianificare il nostro futuro avendo come migliore delle aspettative il reddito di cittadinanza, che vede la Puglia ben attiva con le sue 82mila domande accolte.
È una sconfitta dover sfoggiare tale dato come simbolo di una nuova economia sociale che si basa sull'assistenzialismo e appiattisce le menti e gli entusiasmi di chi vuole misurarsi ed uscire dalla povertà attraverso la capacità e la grinta di chi vuole scalare a mani nude la piramide sociale ed economica.
A fronte di una classe dirigente incapace di reggere il peso della competenza e del sacrificio programmatico, il mondo imprenditoriale in Puglia ha una scelta difronte a sé: o abdicare definitivamente il progetto di sviluppo relegando la Puglia unicamente alle copertine di National Geographic oppure assumere la responsabilità di puntellare e ricercare una classe politica capace di ridare al sud una visione.