Amendolagine: «Ecco perché non parteciperò più ai lavori della prima commissione»
«Non ritengo più autorevole il profilo del presidente Losapio, che ha dimostrato di non essere più una figura di garanzia»
lunedì 1 luglio 2019
9.35
Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Enzo Amendolagine ha annunciato, nel corso della riunione della massima assise cittadina di venerdì 28 luglio, l'intenzione di non partecipare più ai lavori della prima commissione consiliare, presieduta dal discusso esponente di maggioranza Giuseppe Losapio.
«Più volte ho ribadito come la commissione abbia fino a oggi svolto attività istruttorie inefficaci, poiché né i regolamenti approvati né le sue deliberazioni si sono trasformati in punti all'ordine del giorno in consiglio comunale o in delibere di giunta. La responsabilità politico-istituzionale di questa situazione è dei componenti di maggioranza della commissione e del presidente. È il caso, ad esempio, della proposta di regolamento sui patti di collaborazione e delle proposte di potenziamento dell'avvocatura comunale: entrambe ancora nelle sabbie mobili della commissione» ha spiegato il pentastellato.
«Non ritengo più autorevole il profilo del presidente della commissione che ha dimostrato di non essere più una figura di garanzia, come è emerso dalla gestione della vicenda delle presunte "spese pazze" per missioni di ex amministratori del comune.
Sgomberiamo il campo da fraintendimenti: il consigliere Giuseppe Losapio, anche presidente della commissione, ha tutto il diritto di fruire del dispositivo dell'accesso agli atti a fini di controllo e verifica dell'uso delle risorse pubbliche. Ma, se avesse rilevato presunti estremi di reato, avrebbe dovuto esercitare compiutamente le sue prerogative presentando un esposto documentato alla Corte dei Conti o alla Procura.
Invece, la vicenda si è trasformata in un mero scoop giornalistico che ha, tra l'altro, individuato un bersaglio parziale. Infatti, quelle spese rendicontate sembrerebbero essere riconducibili non solo al consigliere Spina, ma anche a un numero più ampio di beneficiari. C'è di più: quelle spese sono state verificate, autorizzate e liquidate da qualche dirigente comunale. Quindi, oltre all'eventuale responsabilità degli ex amministratori che avrebbero usufruito di rimborsi "gonfiati" - fatti che non si accertano sui media - ci sarebbero anche da approfondire le responsabilità amministrative dei dirigenti preposti.
Piccolo deja-vù (sollecitato addirittura da Angarano nel consiglio comunale): a Roma, quando Marino era sindaco, furono proprio i 5 Stelle a utilizzare l'accesso agli atti per verificare le presunte "spese pazze" delle missioni del sindaco, ma in quell'occasione i documenti recuperati furono oggetto di denuncia alle autorità giudiziarie, non di "imbeccate" ai giornalisti.
Oltre a me, anche altri due consiglieri di opposizione hanno annunciato che non parteciperanno più alle riunioni della Commissione: ciò significa che la prima commissione consiliare non avrà più il numero legale per riunirsi. Poco male, visti gli scarsi risultati prodotti fino ad ora» ha concluso Amendolagine.
«Più volte ho ribadito come la commissione abbia fino a oggi svolto attività istruttorie inefficaci, poiché né i regolamenti approvati né le sue deliberazioni si sono trasformati in punti all'ordine del giorno in consiglio comunale o in delibere di giunta. La responsabilità politico-istituzionale di questa situazione è dei componenti di maggioranza della commissione e del presidente. È il caso, ad esempio, della proposta di regolamento sui patti di collaborazione e delle proposte di potenziamento dell'avvocatura comunale: entrambe ancora nelle sabbie mobili della commissione» ha spiegato il pentastellato.
«Non ritengo più autorevole il profilo del presidente della commissione che ha dimostrato di non essere più una figura di garanzia, come è emerso dalla gestione della vicenda delle presunte "spese pazze" per missioni di ex amministratori del comune.
Sgomberiamo il campo da fraintendimenti: il consigliere Giuseppe Losapio, anche presidente della commissione, ha tutto il diritto di fruire del dispositivo dell'accesso agli atti a fini di controllo e verifica dell'uso delle risorse pubbliche. Ma, se avesse rilevato presunti estremi di reato, avrebbe dovuto esercitare compiutamente le sue prerogative presentando un esposto documentato alla Corte dei Conti o alla Procura.
Invece, la vicenda si è trasformata in un mero scoop giornalistico che ha, tra l'altro, individuato un bersaglio parziale. Infatti, quelle spese rendicontate sembrerebbero essere riconducibili non solo al consigliere Spina, ma anche a un numero più ampio di beneficiari. C'è di più: quelle spese sono state verificate, autorizzate e liquidate da qualche dirigente comunale. Quindi, oltre all'eventuale responsabilità degli ex amministratori che avrebbero usufruito di rimborsi "gonfiati" - fatti che non si accertano sui media - ci sarebbero anche da approfondire le responsabilità amministrative dei dirigenti preposti.
Piccolo deja-vù (sollecitato addirittura da Angarano nel consiglio comunale): a Roma, quando Marino era sindaco, furono proprio i 5 Stelle a utilizzare l'accesso agli atti per verificare le presunte "spese pazze" delle missioni del sindaco, ma in quell'occasione i documenti recuperati furono oggetto di denuncia alle autorità giudiziarie, non di "imbeccate" ai giornalisti.
Oltre a me, anche altri due consiglieri di opposizione hanno annunciato che non parteciperanno più alle riunioni della Commissione: ciò significa che la prima commissione consiliare non avrà più il numero legale per riunirsi. Poco male, visti gli scarsi risultati prodotti fino ad ora» ha concluso Amendolagine.