Amnesty Bisceglie: «A 76 anni dalla Nakba si consuma una nuova catastrofe»

La nota dell'associazione

mercoledì 15 maggio 2024 8.03
Ricorrono oggi, 15 maggio, i 76 anni dall'espulsione di massa e dallo sfollamento di oltre 800.000 palestinesi, costretti ad abbandonare le proprie case, a separarsi da beni e affetti e a vivere di privazioni continue. Questo evento così traumatico è passato alla storia come "Nakba" ("catastrofe") ed è rimasto inciso nella coscienza collettiva palestinese, che a partire da quel momento si è frammentata e dispersa tra neo-nato stato di Israele, Giordania, Siria e Libano. Negli anni la comunità internazionale avrebbe dovuto vigilare attentamente per assicurarsi che ciò non accadesse nuovamente e innumerevoli risoluzioni dell'ONU hanno sancito il diritto inalienabile dei palestinesi a fare ritorno alle loro case e proprietà, da cui sono stati sfollati ma di cui hanno in alcuni casi fiduciosamente conservato le chiavi.

Alle persone sfollate nel 1948 invece oggi si aggiungono purtroppo oltre un milione di sfollati all'interno della Striscia di Gaza. Uomini, donne e bambini che in alcuni casi sono già stati sfollati dalla propria abitazione anche 3 o 4 volte nel corso della vita e che adesso vivono in un perenne stato di insicurezza alimentare, vittime quali sono di una catastrofe umanitaria senza precedenti.

Ad oggi si contano oltre 33.000 vittime nella sola Striscia di Gaza, tra cui almeno 13.000 bambini, mentre almeno 10.000 persone risultano ancora disperse a seguito dei bombardamenti israeliani. Una tragedia immane, per la quale potrebbe configurarsi il reale rischio di genocidio, come del resto confermato dalla decisione della Corte internazionale di giustizia di prendere in carico l'accusa di genocidio intentata dal Sudafrica nei confronti di Israele e di ordinare il 26 gennaio scorso dalle misure provvisorie per fermare il massacro di civili.

Impossibile restare in silenzio, doveroso prendere la parola, imperativo riaccendere la consapevolezza pubblica attraverso la denuncia delle gravissime violazioni dei diritti umani in atto.

I governi di tutto il mondo devono impegnarsi a fermare i trasferimenti e le vendite di armi a Israele e ai gruppi armati palestinesi, evitando così di alimentare colpevolmente il conflitto e di rendersi indirettamente responsabili di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità.
Gruppi armati palestinesi e autorità di Israele devono dare la massima priorità alla protezione della popolazione civile, liberando immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi presi dal 7 ottobre i primi e ponendo fine al blocco illegale e agli attacchi illegali su Gaza i secondi.

A tutte le parti in conflitto la richiesta è quella di rispettare senza compromessi il diritto internazionale umanitario, di cessare il fuoco e di porre fine alla catastrofe umanitaria.