Andrea Rosi lancia un messaggio sul palco di DigithON: «In Italia manca la cultura della musica»
Il presidente della Sony, intervistato da Paolo Giordano, ha spiegato come si sta evolvendo l'industria
venerdì 6 settembre 2019
9.28
Ha preso ufficialmente il via la quarta edizione di DigithON, la maratona digitale che premia i giovani startupper italiani attraverso l'assegnazione di un finanziamento al termine di un concorso, e che durante i giorni della gara ospita a Bisceglie i protagonisti del mondo delle imprese che cercano di raccontare l'impatto del digitale sul loro lavoro.
Primo ospite della prima serata della kermesse è stato Andrea Rosi, presidente della Sony Music, che intervistato dal giornalista Paolo Giordano ha parlato della nuova vita della musica, e di come l'industria si stia adattando a questo cambiamento che proprio Rosi ha definito epocale. «Parlare di musica davanti ad una platea così importante è fondamentale perché il mondo della musica, oggi, va al di là delle superstar che si atteggiano e dei giornalisti. Mai come oggi nella musica si lavora, ci sono grandi opportunità» ha iniziato.
La musica, come ha sottolineato Giordano, è sempre stata antesignana dei cambiamenti che la società ha vissuto. E quanto riguarda la rivoluzione digitale non fa eccezione: «Negli ultimi dieci anni nella musica è cambiato tutto. - ha spiegato Rosi - L'Italia come spesso accade è indietro: nel mondo la conversione al digitale è già avvenuta, in Brasile per esempio il mercato dei dischi fisici equivale allo 0.5% del fatturato. Negli ultimi tempi c'è stata un'accelerazione in questo senso, ma siamo ancora indietro. Si tratta comunque di un processo irreversibile».
L'Italia è dunque nel mezzo di un processo di transizione che porterà un giorno il digitale ad essere l'unico strumento, o comunque quello principale, attraverso cui entrare in contatto con il mondo della musica: «La musica è un servizio non più un prodotto, non esiste più il problema del prezzo. Stiamo affrontando un cambiamento epocale e per questo ci vuole tempo. Stando agli ultimi dati, in Italia circa 25 milioni di persone non sanno che cosa è un servizio di streaming musicale e 20 milioni lo sanno ma non lo usano. Adesso il problema sta diventando quasi quello dei supporti: per esempio le macchine non hanno più i lettori CD nelle case non ci sono lettori DVD, quindi il problema è anche utilizzare il disco fisico. Ormai lo compra solo chi lo tiene lì come oggetto da collezione».
«La tecnologia digitale sta trasformando il mercato: è come se ci fossero due categorie differenti, quella dei live e quella delle classifiche. Gli adulti amano i live, mentre il mercato è fatto da chi consuma, ovvero dagli utenti della fascia di età 15-25 anni. Questo non vuol dire però che chi è in classifica non riempie gli stadi, ma semplicemente che non sempre, chi riempie gli stadi è nelle classifiche» ha spiegato il presidente dell'etichetta musicale facendo riferimento ad un artista come Salmo. Il cambiamento digitale pone però nuovi problemi all'industria: se fino ad un certo momento, con la vendita del disco si ricavava un certo incasso, con lo streming digitale questo non è più possibile: Cambierà la metodologia di monetizzazione della musica. Il terreno di combattimento non è più l'acquisto di un prodotto ma l'attenzione delle persone. Il pubblico di 15-25 anni ha molto tempo libero per ascoltare la musica e questo stravolge il marketing. La musica nella vita di ognuno di noi ha un ruolo molto importante per questo deve essere remunerata in modo giusto. In Italia manca la cultura della musica, abbiamo molta strada da fare e dobbiamo lavorare tutti per valorizzare lo sviluppo della musica perché la musica digitale non ha confini».
Il giornalista si è poi soffermato sugli album, chiedendosi se a lungo andare sarebbero spariti con questo nuovo modo di ascoltare la musica: «A breve termine le cose non cambieranno. L'album è un disegno progettuale e coincide con un'idea artistica di chi lo scrive. Con lo streaming perde un po' di significato ma questo non vuol dire che si perde completamente il valore dell'album. Anzi, con il digitale il ciclo di vita di un album è più lunga perché siamo pigri e una volta fatta la playlist difficilmente cambiamo radicalmente».
La visione del futuro di Andrea Rosi è comunque molto ottimistica: «Il futuro è super up. Siamo in un momento di grande fermento e grande entusiasmo sulle prospettive, che va al di là dei generi musicali che possono piacere e non piacere. I dati parlano di una crescita di circa il 40% rispetto all'anno precedente per quello che riguarda la musica digitale. Abbiamo da fare, ma ci stiamo lavorando» ha concluso.
Primo ospite della prima serata della kermesse è stato Andrea Rosi, presidente della Sony Music, che intervistato dal giornalista Paolo Giordano ha parlato della nuova vita della musica, e di come l'industria si stia adattando a questo cambiamento che proprio Rosi ha definito epocale. «Parlare di musica davanti ad una platea così importante è fondamentale perché il mondo della musica, oggi, va al di là delle superstar che si atteggiano e dei giornalisti. Mai come oggi nella musica si lavora, ci sono grandi opportunità» ha iniziato.
La musica, come ha sottolineato Giordano, è sempre stata antesignana dei cambiamenti che la società ha vissuto. E quanto riguarda la rivoluzione digitale non fa eccezione: «Negli ultimi dieci anni nella musica è cambiato tutto. - ha spiegato Rosi - L'Italia come spesso accade è indietro: nel mondo la conversione al digitale è già avvenuta, in Brasile per esempio il mercato dei dischi fisici equivale allo 0.5% del fatturato. Negli ultimi tempi c'è stata un'accelerazione in questo senso, ma siamo ancora indietro. Si tratta comunque di un processo irreversibile».
L'Italia è dunque nel mezzo di un processo di transizione che porterà un giorno il digitale ad essere l'unico strumento, o comunque quello principale, attraverso cui entrare in contatto con il mondo della musica: «La musica è un servizio non più un prodotto, non esiste più il problema del prezzo. Stiamo affrontando un cambiamento epocale e per questo ci vuole tempo. Stando agli ultimi dati, in Italia circa 25 milioni di persone non sanno che cosa è un servizio di streaming musicale e 20 milioni lo sanno ma non lo usano. Adesso il problema sta diventando quasi quello dei supporti: per esempio le macchine non hanno più i lettori CD nelle case non ci sono lettori DVD, quindi il problema è anche utilizzare il disco fisico. Ormai lo compra solo chi lo tiene lì come oggetto da collezione».
«La tecnologia digitale sta trasformando il mercato: è come se ci fossero due categorie differenti, quella dei live e quella delle classifiche. Gli adulti amano i live, mentre il mercato è fatto da chi consuma, ovvero dagli utenti della fascia di età 15-25 anni. Questo non vuol dire però che chi è in classifica non riempie gli stadi, ma semplicemente che non sempre, chi riempie gli stadi è nelle classifiche» ha spiegato il presidente dell'etichetta musicale facendo riferimento ad un artista come Salmo. Il cambiamento digitale pone però nuovi problemi all'industria: se fino ad un certo momento, con la vendita del disco si ricavava un certo incasso, con lo streming digitale questo non è più possibile: Cambierà la metodologia di monetizzazione della musica. Il terreno di combattimento non è più l'acquisto di un prodotto ma l'attenzione delle persone. Il pubblico di 15-25 anni ha molto tempo libero per ascoltare la musica e questo stravolge il marketing. La musica nella vita di ognuno di noi ha un ruolo molto importante per questo deve essere remunerata in modo giusto. In Italia manca la cultura della musica, abbiamo molta strada da fare e dobbiamo lavorare tutti per valorizzare lo sviluppo della musica perché la musica digitale non ha confini».
Il giornalista si è poi soffermato sugli album, chiedendosi se a lungo andare sarebbero spariti con questo nuovo modo di ascoltare la musica: «A breve termine le cose non cambieranno. L'album è un disegno progettuale e coincide con un'idea artistica di chi lo scrive. Con lo streaming perde un po' di significato ma questo non vuol dire che si perde completamente il valore dell'album. Anzi, con il digitale il ciclo di vita di un album è più lunga perché siamo pigri e una volta fatta la playlist difficilmente cambiamo radicalmente».
La visione del futuro di Andrea Rosi è comunque molto ottimistica: «Il futuro è super up. Siamo in un momento di grande fermento e grande entusiasmo sulle prospettive, che va al di là dei generi musicali che possono piacere e non piacere. I dati parlano di una crescita di circa il 40% rispetto all'anno precedente per quello che riguarda la musica digitale. Abbiamo da fare, ma ci stiamo lavorando» ha concluso.