Arcigay attacca il nuovo decreto: «Inaccettabile il riferimento ai congiunti»

«Nessuno può indicarci chi incontrare e chi no. Il governo rettifichi o rischio disobbedienza»

lunedì 27 aprile 2020 16.42
L'Arcigay ha commentato il nuovo decreto, che entrerà in vigore dal 4 maggio, annunciato in conferenza stampa dal presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte. «Ci lascia sconcertati il fatto che l'allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di "congiunti", che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti dei cittadini e delle cittadine, che taglia fuori ciò non vede o non riconosce, come ad esempio i genitori sociali non ancora riconosciuti all'interno delle famiglie omogenitoriali o le relazioni elettive che in alcuni casi sostituiscono addirittura quelle determinate dai legami biologici».

«Rivendichiamo con forza e senza disponibilità ad alcuna trattativa sul tema, una definizione di famiglia plurale e sociale, che sia in grado di includere tutte le formazioni elettive che costituiscono la rete di sostegno reale di tutte le persone, in primis le persone lgbti. Sia chiaro: condividiamo senza dubbio la prudenza con cui ci sia avvia al superamento del lockdown della fase» ha aggiunto il segretario nazionale Gabriele Piazzoni.

«Ci preme ricordare che i morti e le persone contagiate dal Coronavirus e ricoverate nelle terapie intensive sono i nostri amici, i nostri conoscenti, i nostri nonni e le nostre nonne, i nostri genitori, le persone che abbiamo amato e ancora amiamo. Insomma, il lutto e la paura hanno toccato i cittadini e le cittadine nell'intimo, producendo una drammatica consapevolezza, che non può essere confusa con noncuranza o leggerezza. Pertanto respingiamo qualsiasi rappresentazione che faccia pensare ai cittadini e alle cittadine come irresponsabili o peggio ancora incuranti delle conseguenze di una nuova eventuale ondata di contagi. Nessuno e nessuna di noi vorrebbe vedere un persona cara finire intubata a causa delle leggerezza o dell'incoscienza di contatti e relazioni».

«Questo allora deve essere il punto di partenza, il presupposto condiviso di qualsiasi strategia. Ci deve essere fiducia reciproca e responsabilità da tutte le parti. Benissimo che il governo normi in maniera stringente e prudente la quantità di contatti e la modalità con cui essi debbano avvenire, cioè mantenendo la distanza prescritta e indossando gli appositi ausili. Ma nessun governo può indicarci chi incontrare e chi no. Non si può continuare a ignorare il benessere psicologico di milioni di persone che vivono sole e che non hanno famiglia o che non hanno relazioni con i congiunti. Inoltre, ci rifiutiamo di pensare che non si preoccupano delle necessità relazionali dei giovani, che con scuole e università chiuse vedono completamente preclusa ogni possibilità di vita fuori dalla famiglia» hanno ribadito.

«La situazione è complessa, ed è indubbio che la ripresa della normalità debba passare da interventi ben ponderati, ma questo non può avvenire attraverso forzature che surrettiziamente promuovono alcune formazioni sociali a scapito di altre, infierendo ulteriormente sull'equilibrio psicofisico e sul benessere delle persone. Chiediamo con forza che gli esperti consultati riformulino tempestivamente la proposta contenuta nel Dpcm firmato nella giornata di domenica, senza concedere quantitativamente di più ma astenendosi dal tentativo torbido di distinguere affetti di serie A e di serie B, prescindendo dalle esperienze dei singoli e perfino della fotografia che i servizi demografici danno della nostra società. Diversamente, le tante persone colpite dai limiti del provvedimento, rischiano di essere costrette a disubbidire per garantire quel minimo di relazioni e contatti sociali che sono necessari e indispensabili per il benessere degli individui» ha concluso.