Arresti nell'Arma, incidente probatorio per il carabiniere biscegliese
Ascoltato un collaboratore di giustizia ritenuto il personaggio chiave di tutta l'inchiesta
domenica 31 gennaio 2021
0.28
Si è tenuto venerdì, in videoconferenza, l'incidente probatorio riguardo l'inchiesta in cui cui è coinvolto anche un carabiniere biscegliese, il 51enne Antonio Salerno. Il collaboratore di giustizia Michele Giangaspero, ritenuto il personaggio chiave dell'indagine, ha fornito la sua versione dei fatti nel corso del confronto ottenuto dalla Procura della Repubblica di Bari.
Il pentito, che ora vive sotto la tutela dello Stato, ha di fatto dato il via all'indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che il 17 giugno 2020 ha portato all'arresto degli appuntati Antonio Salerno (biscegliese) e Domenico Laforgia (molfettese), entrambi in servizio presso la Stazione di Giovinazzo. L'accusa è pesantissima: avrebbero infatti ricevuto denaro per pilotare o rivelare informazioni di indagini sul clan Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia.
I reati contestati, a vario titolo, sono concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio. In carcere, su ordinanza emessa dal gip di Bari Marco Galesi, sono finiti anche Mario Del Vecchio e Gerardo Giotti. Tutti hanno partecipato all'incidente probatorio durato oltre 7 ore, che si è svolto in camera di consiglio e con le formalità previste per il dibattimento quanto all'assunzione della prova.
E sono così comparsi per la prima volta in aula, collegati via Skype, in un clima tranquillo tra accusa e difesa, i volti dei personaggi chiave di questa vicenda. Sul fronte degli accusatori Michele Giangaspero, uomo del clan poi divenuto collaboratore di giustizia: il personaggio cardine dell'inchiesta che con le sue rivelazioni ha dato avvio all'indagine, esaminato dall'accusa e contro-esaminato dalla difesa, s'è sottoposto al contraddittorio tra le parti, fornendo la propria versione.
A rappresentare invece in aula l'accusa c'era il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini. Presenti, in videoconferenza, i quattro arrestati, detenuti presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere (il biscegliese e l'altro militare dell'Arma), Nuoro e Lecce, oltre ai loro avvocati: Mario Malcangi, Massimo Roberto Chiusolo, Tiziano Tedeschi, Maurizio Masellis e Mario Mongelli, i quali hanno incalzato il pentito con varie domande.
Ora, al termine dell'incidente probatorio, gli atti del processo torneranno tra le mani del sostituto procuratore Federico Perrone Capano che, in una nuova udienza, dovrà presentare le sue valutazioni su una vicenda che ha messo in imbarazzo l'Arma dei Carabinieri: massimo qualche settimana e se ne saprà di più.
Il pentito, che ora vive sotto la tutela dello Stato, ha di fatto dato il via all'indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che il 17 giugno 2020 ha portato all'arresto degli appuntati Antonio Salerno (biscegliese) e Domenico Laforgia (molfettese), entrambi in servizio presso la Stazione di Giovinazzo. L'accusa è pesantissima: avrebbero infatti ricevuto denaro per pilotare o rivelare informazioni di indagini sul clan Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia.
I reati contestati, a vario titolo, sono concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d'ufficio. In carcere, su ordinanza emessa dal gip di Bari Marco Galesi, sono finiti anche Mario Del Vecchio e Gerardo Giotti. Tutti hanno partecipato all'incidente probatorio durato oltre 7 ore, che si è svolto in camera di consiglio e con le formalità previste per il dibattimento quanto all'assunzione della prova.
E sono così comparsi per la prima volta in aula, collegati via Skype, in un clima tranquillo tra accusa e difesa, i volti dei personaggi chiave di questa vicenda. Sul fronte degli accusatori Michele Giangaspero, uomo del clan poi divenuto collaboratore di giustizia: il personaggio cardine dell'inchiesta che con le sue rivelazioni ha dato avvio all'indagine, esaminato dall'accusa e contro-esaminato dalla difesa, s'è sottoposto al contraddittorio tra le parti, fornendo la propria versione.
A rappresentare invece in aula l'accusa c'era il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini. Presenti, in videoconferenza, i quattro arrestati, detenuti presso le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere (il biscegliese e l'altro militare dell'Arma), Nuoro e Lecce, oltre ai loro avvocati: Mario Malcangi, Massimo Roberto Chiusolo, Tiziano Tedeschi, Maurizio Masellis e Mario Mongelli, i quali hanno incalzato il pentito con varie domande.
Ora, al termine dell'incidente probatorio, gli atti del processo torneranno tra le mani del sostituto procuratore Federico Perrone Capano che, in una nuova udienza, dovrà presentare le sue valutazioni su una vicenda che ha messo in imbarazzo l'Arma dei Carabinieri: massimo qualche settimana e se ne saprà di più.