Creature del paradiso alle Vecchie Segherie Mastrototatoro
Tele e ceramiche dellartista Enzo Abascià, in mostra fino al 15 settembre
lunedì 11 settembre 2017
Le Paradisee: 39 specie leggendarie che nessuno è mai riuscito a vedere per intero. Piumati talmente belli da evocare mondi celesti.
Sono gli uccelli del paradiso al centro dell'ultima serie di lavori di Enzo Abascià, in mostra fino al 15 settembre nelle Vecchie Segherie Mastrototaro.
Artista, scenografo, docente, con un esuberante fanciullino dentro che non smette di sognare, il biscegliese dall'eterno gioioso carnevale interiore torna a danzare, con una serie di ceramiche e bozzetti che raccontano ancora della sua facilità a comunicare in tutto continue e felici epifanie.
In mostra, le opere dell'ultima collezione, nata sulla scorta di un ricordo d'infanzia: alcune tavole di uccelli del paradiso che decoravano la stanza dei giochi della sua infanzia e da cui scaturivano le sue fantasticherie sui tropici più straordinari.
Le Paradisee - bozzetti e ceramiche smaltate particolarmente elaborate - sono energia ed equilibrio allo stato puro, esempio perfetto di una poetica in continuo divenire che affronta tutti i temi del movimento ascensionale: scale, lune, ballerine, scritte volanti, paesaggi sospesi, infinità che bucano il quadro e sfidano le leggi della fisica per andare oltre la gravità e il troppo umano.
Inaugurata il 10 settembre con un originale vernissage in forma di dialogo leggero tra l'autore e l'ottimo mercante d'arte Franco Preziosa, l'esposizione cattura l'attenzione come il corteggiamento di un uccello del paradiso o di un pavone.
Inconfondibili i marchi di fabbrica di Abascià, la cui arte non lascia mai dubbi di attribuzione. L'identità è esagerata e si palesa di continuo: tra i segni (immancabile il cuore scarlatto, che più che simbolo d'amore è per l'artista studio di simmetria e guizzo di colore), con le parole strabordanti abbandonate fuori e dentro le opere, con i graffi sulla ceramica che non sopporta mai di rifinire, nello schiamazzo dei colori grezzi giustapposti ad arte. In tutto c'è l'invito alla festa, alla partecipazione espressiva, libera impulsiva.
Chi osserva collabora, per forza di cose, attraversato da una energia che passa, attraverso il pubblico si accresce e poi va oltre.
Sono gli uccelli del paradiso al centro dell'ultima serie di lavori di Enzo Abascià, in mostra fino al 15 settembre nelle Vecchie Segherie Mastrototaro.
Artista, scenografo, docente, con un esuberante fanciullino dentro che non smette di sognare, il biscegliese dall'eterno gioioso carnevale interiore torna a danzare, con una serie di ceramiche e bozzetti che raccontano ancora della sua facilità a comunicare in tutto continue e felici epifanie.
In mostra, le opere dell'ultima collezione, nata sulla scorta di un ricordo d'infanzia: alcune tavole di uccelli del paradiso che decoravano la stanza dei giochi della sua infanzia e da cui scaturivano le sue fantasticherie sui tropici più straordinari.
Le Paradisee - bozzetti e ceramiche smaltate particolarmente elaborate - sono energia ed equilibrio allo stato puro, esempio perfetto di una poetica in continuo divenire che affronta tutti i temi del movimento ascensionale: scale, lune, ballerine, scritte volanti, paesaggi sospesi, infinità che bucano il quadro e sfidano le leggi della fisica per andare oltre la gravità e il troppo umano.
Inaugurata il 10 settembre con un originale vernissage in forma di dialogo leggero tra l'autore e l'ottimo mercante d'arte Franco Preziosa, l'esposizione cattura l'attenzione come il corteggiamento di un uccello del paradiso o di un pavone.
Inconfondibili i marchi di fabbrica di Abascià, la cui arte non lascia mai dubbi di attribuzione. L'identità è esagerata e si palesa di continuo: tra i segni (immancabile il cuore scarlatto, che più che simbolo d'amore è per l'artista studio di simmetria e guizzo di colore), con le parole strabordanti abbandonate fuori e dentro le opere, con i graffi sulla ceramica che non sopporta mai di rifinire, nello schiamazzo dei colori grezzi giustapposti ad arte. In tutto c'è l'invito alla festa, alla partecipazione espressiva, libera impulsiva.
Chi osserva collabora, per forza di cose, attraversato da una energia che passa, attraverso il pubblico si accresce e poi va oltre.