Associazione acconciatori biscegliesi: «Perdite e sciacallaggio i danni peggiori»

Lo sfogo del presidente Pino Catino

giovedì 7 maggio 2020 11.07
È sicuramente la categoria più penalizzata, abbinata spesso ad una maggior cura ed attenzione del trattamento igienico dei propri locali e dei propri strumenti da lavoro ma oltre la loro professione ci sono delle vite e delle famiglie che svolgono la professione con passione e che per loro è ormai diventata una missione quotidiana, fondamentale per un libero e dignitoso percorso di vita.

Si parla degli operatori della bellezza, categoria che comprende barbieri, parrucchieri ed estetisti, penalizzati più di tutti dai decreti presidenziali emessi a partire dal primo lockdown pandemico del nove marzo e che non hanno più avuto sino ad oggi l'opportunità di rialzare le proprie serrande e riaprire le proprie porte al pubblico.

La forma di pacifica protesta avanzata per la giornata del sei maggio non ha visto il sorgere del sole per il venir meno di autorizzazioni dalle autorità competenti (vedi l'articolo), generando delusione e sgomento di chi a gran voce vorrebbe urlare il proprio desiderio di ritornare nel proprio mondo.

A riguardo il presidente dell'Associazione acconciatori biscegliesi, Pino Catino ha dichiarato il proprio sconforto: «La manifestazione pacifica nella mattinata del sei maggio serviva per sensibilizzare chi di competenza della nostra prontezza a ricominciare il lavoro in piena sicurezza anche perché tranne i guanti e mascherine noi lavoravamo già con attrezzi sterilizzati e grazie alla presenza del programma televisivo "L'aria che tira" in onda su LA7 saremmo andati in diretta nazionale ad urlare il nostro disagio».

Un disagio che ha portato a due inevitabili effetti collaterali quali le ingenti perdite dal punto di vista economico e l'approfittamento dello stato di bisogno della collettività da parte di chi raggira le regole adoperando a nero. «Oltre a non poter svolgere il proprio lavoro» continua il presidente Catino «si è assistito ad uno sciacallaggio da parte di persone non abilitate che incuranti dei decreti susseguitisi si sono adoperati nel lavorare casa per casa aumentando così il rischio di contagio. Non parliamo poi degli aiuti da parte del Governo che a tutt'oggi gran parte di noi sta aspettando».

In Europa sono tuttavia già state adoperate delle linee guida transattive che hanno permesso agli operatori della bellezza di adoperare al pubblico anche in momenti di difficoltà batteriologica, come nel caso della Germania che avrebbe consentito la riapertura dei locali ma con utilizzo di strumenti e materiali portati dai clienti direttamente da casa; Catino è del parere contrario a questa idea: «In disaccordo completo. Sarebbe come dare al musicista la chitarra di un ammiratore che va a seguire un suo concerto. Gli attrezzi di lavoro sono personali ed è difficile anche scambiarseli con un collaboratore; ognuno ha un suo modo di tagliare e poi che come dicevo prima gli attrezzi vengono sempre sterilizzati».

La speranza è quella di poter stringere i tempi e di ripartire alla valutazione parziale della fase due, prevista per il diciotto maggio: «Siamo a conoscenza di un tavolo tecnico regionale che in settimana dovrebbe partorire la data della ripresa, presumibilmente il 18 maggio, ma ora il problema non è più la ripartenza in sé ma il fatto degli aiuti che dovrebbero arrivare da parte del governo regione e comune perché se così non fosse parecchie saracinesche rimarranno chiuse o chiuderanno in seguito».

In ultima analisi, appare scontato il sentire comune della gente, in difficoltà con la gestione dei propri capelli o delle proprie parti fisiche esteticamente critiche. Il rovescio della medaglia è proprio quello di assistere ad un boom eccessivo di richieste in fase di riapertura a cui gli operatori della bellezza difficilmente possono porre freno, provando a dosare gli incontri con i clienti: «Rimanendo nelle regole saremo costretti a lavorare su appuntamento senza creare assembramenti quindi si ridurrà la mole di lavoro allungando i tempi di attesa per soddisfare il parco clienti con costi aggiuntivi per via delle nuove disposizioni. Non abbiamo ancora avuto notizie in merito di come ricominciare» conclude Catino «ma mi sembra assurdo per come si vocifera che in un locale di 40 metri quadri possono stare solo due clienti mentre su un pullman di 20 metri quadri possono stare 20 persone».