Assoluzione per Michele Perrone, ex sindacalista Cisl
La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale contro la sentenza della Corte di Appello di Bari
martedì 24 ottobre 2023
11.12
In una recente sentenza depositata il 9 ottobre 2023, la Suprema Corte di Cassazione ha assolto Michele Perrone, ex sindacalista Cisl, dal reato di concorso in dissipazione del patrimonio della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza.
L'accusa era legata all'assunzione della figlia di Perrone nella congregazione, un atto che, secondo l'accusa, sarebbe stato ottenuto in cambio di un presunto atteggiamento condiscendente. Tuttavia, la difesa, rappresentata dall'avvocato Mario Malcangi, ha sollevato argomenti convincenti che la Corte di Cassazione ha accettato, portando all'assoluzione di Perrone.
Nelle sue dichiarazioni, Perrone ha sottolineato che la sua richiesta per l'assunzione della figlia era una pratica comune e non avrebbe dovuto essere oggetto di accuse: «Ho solo CHIESTO se mia figlia potesse lavorare; CHIESTO, come decine, centinaia di persone hanno fatto nel corso della lunga Vita della Congregazione "Ancelle Divina Provvidenza"» ha spiegato.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale contro la sentenza della Corte di Appello di Bari, che aveva già assolto Perrone con formula piena. Nel respingere il ricorso, la Corte ha sottolineato la mancanza di prove che dimostrassero l'inessenzialità delle attività svolte dalla figlia rispetto alle attività della congregazione e ha affermato che non c'erano elementi a sostegno della riconducibilità dell'assunzione all'atteggiamento condiscendente di Perrone.
L'accusa era legata all'assunzione della figlia di Perrone nella congregazione, un atto che, secondo l'accusa, sarebbe stato ottenuto in cambio di un presunto atteggiamento condiscendente. Tuttavia, la difesa, rappresentata dall'avvocato Mario Malcangi, ha sollevato argomenti convincenti che la Corte di Cassazione ha accettato, portando all'assoluzione di Perrone.
Nelle sue dichiarazioni, Perrone ha sottolineato che la sua richiesta per l'assunzione della figlia era una pratica comune e non avrebbe dovuto essere oggetto di accuse: «Ho solo CHIESTO se mia figlia potesse lavorare; CHIESTO, come decine, centinaia di persone hanno fatto nel corso della lunga Vita della Congregazione "Ancelle Divina Provvidenza"» ha spiegato.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato dalla Procura Generale contro la sentenza della Corte di Appello di Bari, che aveva già assolto Perrone con formula piena. Nel respingere il ricorso, la Corte ha sottolineato la mancanza di prove che dimostrassero l'inessenzialità delle attività svolte dalla figlia rispetto alle attività della congregazione e ha affermato che non c'erano elementi a sostegno della riconducibilità dell'assunzione all'atteggiamento condiscendente di Perrone.