Bisceglie commemora il suo figlio Antonio Papagni, vittima del massacro delle foibe
Scoperta una targa davanti alla casa natale dell'agente di Polizia di Stato scomparso nel 1945
lunedì 17 febbraio 2020
8.48
Domenica 16 febbraio Bisceglie ha onorato la memoria di Antonio Papagni, riconosciuto dallo Stato "vittima delle massacro delle foibe, dell'esodo Giuliano-Dalmata e delle vicende del confine orientale", dopo essere stato dichiarato disperso dal 1 maggio 1945. Soldato di leva classe 1918, aviere scelto di Governo, Guardia di pubblica sicurezza presso la questura di Trieste, il 27enne biscegliese fu vittima nelle foibe del Carso, probabilmente gettato nella foiba dell'abisso di Plutone a Basovizza (Trieste).
Nella cerimonia organizzata dall'amministrazione comunale, su impulso del Centro Studi Biscegliese presieduto dal dottor. Tommaso Fontana in condivisione con la Commissione toponomastica comunale, è stata scoperta una targa apposta al civico 55 di via San Lorenzo, davanti alla casa natale di Antonio Papagni. Il senso profondo della manifestazione, vissuta con trasporto ed emozione da molti cittadini, è racchiuso nelle parole di Giovanni Papagni, nipote di Antonio, intervenuto insieme a Elisabetta Papagni, altra nipote del giovane agente di polizia biscegliese.
«Dopo 75 anni, nella città di Bisceglie, questo giorno sancisce l'epilogo finale di una pagina ingloriosa della storia italiana nella quale è rimasta coinvolta la giovane vita del 27enne Antonio Papagni, incisa sin da oggi nella stele commemorativa di quella che fu la sua casa, a memoria delle future generazioni. Con la benedizione di questa stele noi crediamo che da oggi, finalmente mamma Elisabetta e suo figlio Antonio potranno insieme riposare in pace» ha dichiarato Giovanni Papagni.
Le note del Va pensiero, quelle struggenti del silenzio, l'inno di Mameli, hanno accompagnato le diverse fasi della cerimonia pubblica, durante la quale c'è stato spazio per una toccante poesia in dialetto biscegliese letta, anche nella versione italiana, da Demetrio Rigante e Nicola Gallo. Rilevante la presenza di Carlo Montani e Laura Brussi, esuli rispettivamente da Fiume e Pola, in rappresentanza dell'associazione nazionale congiunti dei deportati in Jugoslavia.
Tra le autorevoli e numerose autorità civili, militari e religiose intervenute, il vice Prefetto della Bat Nicola Di Matteo; il dirigente del Commissariato di Polizia di Stato dottor Francesco Triggiani, delegato dal Questore di Bari Giuseppe Bisogno; il Comandante della Polizia Locale Michele Dell'Olio; il Comandante della Capitaneria di Porto di Bisceglie Claudio Catalano; l'onorevole Davide Galantino, il consigliere regionale Nino Marmo, il vicepresidente della Provincia Bat Pierpaolo Pedone, assessori e consiglieri comunali insieme alle tante associazioni combattentistiche e d'arma. La benedizione della corona dall'alloro deposta e la liturgia della parola sono state officiate da don Ferdinando Cascella, parroco della chiesa di San Lorenzo.
«Favorire la conoscenza della storia, anche delle pagine più dolorose, coltivare la memoria intesa non come sterile esercizio retorico ma come occasione di riflessione, è un nostro dovere morale» ha sottolineato il sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano. «Dobbiamo trasmettere soprattutto ai nostri giovani cosa sia l'orrore della guerra, la barbarie della persecuzione razziale e della pulizia etnica, quanto male abbia fatto all'umanità la politica dell'odio e della violenza. La targa in onore di Antonio Papagni è una traccia fisica, tangibile che mancava nella nostra città: servirà a tenere viva la sua memoria e a ricordarci che ognuno di noi, ogni giorno, deve impegnarsi per tutelare la pace, la libertà e la democrazia».
Nella cerimonia organizzata dall'amministrazione comunale, su impulso del Centro Studi Biscegliese presieduto dal dottor. Tommaso Fontana in condivisione con la Commissione toponomastica comunale, è stata scoperta una targa apposta al civico 55 di via San Lorenzo, davanti alla casa natale di Antonio Papagni. Il senso profondo della manifestazione, vissuta con trasporto ed emozione da molti cittadini, è racchiuso nelle parole di Giovanni Papagni, nipote di Antonio, intervenuto insieme a Elisabetta Papagni, altra nipote del giovane agente di polizia biscegliese.
«Dopo 75 anni, nella città di Bisceglie, questo giorno sancisce l'epilogo finale di una pagina ingloriosa della storia italiana nella quale è rimasta coinvolta la giovane vita del 27enne Antonio Papagni, incisa sin da oggi nella stele commemorativa di quella che fu la sua casa, a memoria delle future generazioni. Con la benedizione di questa stele noi crediamo che da oggi, finalmente mamma Elisabetta e suo figlio Antonio potranno insieme riposare in pace» ha dichiarato Giovanni Papagni.
Le note del Va pensiero, quelle struggenti del silenzio, l'inno di Mameli, hanno accompagnato le diverse fasi della cerimonia pubblica, durante la quale c'è stato spazio per una toccante poesia in dialetto biscegliese letta, anche nella versione italiana, da Demetrio Rigante e Nicola Gallo. Rilevante la presenza di Carlo Montani e Laura Brussi, esuli rispettivamente da Fiume e Pola, in rappresentanza dell'associazione nazionale congiunti dei deportati in Jugoslavia.
Tra le autorevoli e numerose autorità civili, militari e religiose intervenute, il vice Prefetto della Bat Nicola Di Matteo; il dirigente del Commissariato di Polizia di Stato dottor Francesco Triggiani, delegato dal Questore di Bari Giuseppe Bisogno; il Comandante della Polizia Locale Michele Dell'Olio; il Comandante della Capitaneria di Porto di Bisceglie Claudio Catalano; l'onorevole Davide Galantino, il consigliere regionale Nino Marmo, il vicepresidente della Provincia Bat Pierpaolo Pedone, assessori e consiglieri comunali insieme alle tante associazioni combattentistiche e d'arma. La benedizione della corona dall'alloro deposta e la liturgia della parola sono state officiate da don Ferdinando Cascella, parroco della chiesa di San Lorenzo.
«Favorire la conoscenza della storia, anche delle pagine più dolorose, coltivare la memoria intesa non come sterile esercizio retorico ma come occasione di riflessione, è un nostro dovere morale» ha sottolineato il sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano. «Dobbiamo trasmettere soprattutto ai nostri giovani cosa sia l'orrore della guerra, la barbarie della persecuzione razziale e della pulizia etnica, quanto male abbia fatto all'umanità la politica dell'odio e della violenza. La targa in onore di Antonio Papagni è una traccia fisica, tangibile che mancava nella nostra città: servirà a tenere viva la sua memoria e a ricordarci che ognuno di noi, ogni giorno, deve impegnarsi per tutelare la pace, la libertà e la democrazia».