Biscegliesi bloccati a Vieste per pesca illegale di datteri
La Guardia Costiera ha rigettato in mare il prodotto ittico, ancora vivo
sabato 27 giugno 2020
16.38
La Guardia costiera di Vieste ha sequestrato 21 kg di datteri di mare, frutto di pesca illegale lungo il litorale della nota località turistica Baia dei Campi. L'operazione è stata condotta nella notte tra venerdì 26 e sabato 27 giugno sotto il coordinamento del 6° Centro di controllo area pesca della Direzione marittima di Bari. I militari hanno colto in flagranza di reato due cittadini biscegliesi che avevano appena terminato una battuta di pesca e portavano al seguito due grandi retine in plastica contenenti più di 20 kg di datteri di mare, la cui pesca è severamente vietata in quanto appartenenti a una specie protetta ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE.
I responsabili sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria non solo per le violazione in materia di pesca ma anche per le ipotesi di reato in materia ambientale (inquinamento ambientale e deturpamento di bellezze naturali), derivanti dal tremendo impatto sulla biodiversità e sull'ecosistema marino che la pesca del dattero comporta.
Per raccogliere il dattero di mare, già di per sé specie protetta e vulnerabile in quanto impiega tempi lunghissimi per raggiungere lo stato di crescita avanzato, è necessario scavare all'interno delle rocce calcaree sommerse nelle quali il dattero crea la sua tana, asportando gli strati di roccia superficiali. Questo non inficia soltanto l'habitat naturale di questa specie, bensì comporta la perdita della ricca comunità (biocenosi) di flora e fauna che trova il proprio ambiente di vita sulle medesime formazioni rocciose, con grave danno complessivo alla biodiversità ed all'equilibrio dell'ecosistema.
Gli studi di settore hanno evidenziato che i danni all'ambiente naturale conseguenti alla pesca del dattero di mare sono irreversibili in natura, poiché sulle rocce frantumate dall'attività di prelievo non riesce a recuperare la comunità originaria, portando al fenomeno della desertificazione dei fondali, ovviamente tanto più grave quanto più estesa è la pesca illegale.
Il prodotto ittico posto sotto sequestro penale è stato subito ispezionato dal medico veterinario di turno dell'Asl di Foggia e, constatata la circostanza che il prodotto fosse ancora vivo, su conforme avviso del magistrato, è stato rigettato in mare da parte dei militari della Guardia Costiera di Vieste, intervenuti prontamente.
L'attrezzatura specialistica utilizzata dai due biscegliesi è stata requisita.
I responsabili sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria non solo per le violazione in materia di pesca ma anche per le ipotesi di reato in materia ambientale (inquinamento ambientale e deturpamento di bellezze naturali), derivanti dal tremendo impatto sulla biodiversità e sull'ecosistema marino che la pesca del dattero comporta.
Per raccogliere il dattero di mare, già di per sé specie protetta e vulnerabile in quanto impiega tempi lunghissimi per raggiungere lo stato di crescita avanzato, è necessario scavare all'interno delle rocce calcaree sommerse nelle quali il dattero crea la sua tana, asportando gli strati di roccia superficiali. Questo non inficia soltanto l'habitat naturale di questa specie, bensì comporta la perdita della ricca comunità (biocenosi) di flora e fauna che trova il proprio ambiente di vita sulle medesime formazioni rocciose, con grave danno complessivo alla biodiversità ed all'equilibrio dell'ecosistema.
Gli studi di settore hanno evidenziato che i danni all'ambiente naturale conseguenti alla pesca del dattero di mare sono irreversibili in natura, poiché sulle rocce frantumate dall'attività di prelievo non riesce a recuperare la comunità originaria, portando al fenomeno della desertificazione dei fondali, ovviamente tanto più grave quanto più estesa è la pesca illegale.
Il prodotto ittico posto sotto sequestro penale è stato subito ispezionato dal medico veterinario di turno dell'Asl di Foggia e, constatata la circostanza che il prodotto fosse ancora vivo, su conforme avviso del magistrato, è stato rigettato in mare da parte dei militari della Guardia Costiera di Vieste, intervenuti prontamente.
L'attrezzatura specialistica utilizzata dai due biscegliesi è stata requisita.