Francesco Boccia: «Ho provato a cercare alcune parole per Jorge Mario Bergoglio. La prima è esempio»
Il capogruppo del PD al Senato ha affidato ai social un pensiero su Papa Francesco
giovedì 24 aprile 2025
9.51
«Papa Francesco ha segnato profondamente un'epoca: primo pontefice proveniente dall'America Latina, ha ispirato milioni di persone e rappresenta un'eredità spirituale e morale che continuerà a vivere ben oltre il suo tempo. Ha saputo interpretare le sfide del nostro tempo con uno spirito profetico: il grido della Terra e il grido degli ultimi sono stati al centro della sua azione pastorale e diplomatica. La sua enciclica 'Laudato si'' resta un faro etico per la comunità internazionale, un invito pressante alla responsabilità collettiva» ha affermato il senatore Francesco Boccia.
«In queste ore ho provato a cercare alcune parole fra le tante che emergono luminose guardando, riguardando, i dodici anni di Jorge Mario Bergoglio. E la prima parola è esempio. Papa Francesco è stato soprattutto un testimone del Vangelo, della parola di Cristo, è stato il buon samaritano; Jorge Mario Bergoglio è stato lui stesso viva testimonianza delle sue parole. A Lampedusa, a Regina Coeli: la parola, l'esempio, la misericordia, l'umanità» ha affermato il capogruppo del PD al Senato.
«La vita e il pontificato di Jorge Mario Bergoglio sono state una lezione morale, politica e sociale perché in un mondo dove tutti si arrogano il diritto di discettare sugli ultimi, su chi sono, lui ne ha condiviso fino in fondo i dolori e le speranze, combattendo 'la cultura dello scarto' che getta via gli anziani, i poveri, i migranti, denunciando i mali del capitalismo selvaggio, l'abisso delle disuguaglianze, l'orrore del traffico di esseri umani, l'ignominia dello sfruttamento del lavoro. Un messaggio che richiama nel profondo ognuno di noi, soprattutto, chi fa politica, intesa come 'vocazione nobile', arte dell'incontro che richiede dialogo rispettoso, cuore aperto, capacità di andare oltre gli interessi personali e le ideologie, tesa esclusivamente al bene comune che è, prima di ogni altra cosa, prendersi cura dei più fragili chiunque essi siano perché il prossimo non è solo chi ci è vicino per sangue, razza o religione, ma chi ha bisogno di noi» ha affermato il senatore biscegliese.
«Il vero amore cristiano supera i confini culturali, religiosi e sociali. Gesù capovolge le aspettative: il vero esempio di bontà non è il sacerdote o il levita, ma il samaritano, lo straniero, lo 'scartato'. «La mia gente è povera e io sono uno di loro» è l'affermazione che, con semplicità, racchiude il senso profondo della sua personalità, della sua azione e del suo Magistero fondato sulla visione di una Chiesa umile e vicina agli ultimi. Un artigiano di pace che in un mondo dove si moltiplica l'odio e si innalzano muri, ha percorso instancabilmente la via del dialogo, dell'accoglienza e della convivenza» ha proseguito Boccia sui suoi canali social.
«E Jorge Mario Bergoglio non ha solo detto, pronunciato, argomentato, convinto. Ma ha anche, soprattutto dimostrato, fatto vedere, dato l'esempio con la propria vita. Col proprio corpo. Che, per chi crede, per chi ha questa indicibile fortuna di conoscere la fede, si tratta di riscoprire l'elementare legame tra la Parola e la vita, tra il verbo e l'azione, la pratica, l'esempio, tra la vita e il Vangelo. Ma, che per tutti, credenti o non credenti, è un forte, fortissimo, richiamo alla coerenza tra quello che siamo e quello che diciamo di essere, tra quello che diciamo di volere e quello su cui ci accomodiamo, tra la nostra voce e la nostra vita» ha proseguito Francesco Boccia.
«La grandezza della chiesa sta anche e soprattutto nei segni. Non se ne parla molto ma il papa non vuole titoli roboanti. Servus servorum Dei, in italiano 'servo dei servi di Dio', è uno dei titoli propri del Papa, è codificato nel catechismo della Chiesa. Ecco, quel titolo che risale al nono secolo e fu coniato da Gregorio Magno, sembra la firma su questo tempo di Jorge Mario Bergoglio, Francesco, il papa venuto dalla fine del mondo» ha concluso Francesco Boccia in un post sui social.
«In queste ore ho provato a cercare alcune parole fra le tante che emergono luminose guardando, riguardando, i dodici anni di Jorge Mario Bergoglio. E la prima parola è esempio. Papa Francesco è stato soprattutto un testimone del Vangelo, della parola di Cristo, è stato il buon samaritano; Jorge Mario Bergoglio è stato lui stesso viva testimonianza delle sue parole. A Lampedusa, a Regina Coeli: la parola, l'esempio, la misericordia, l'umanità» ha affermato il capogruppo del PD al Senato.
«La vita e il pontificato di Jorge Mario Bergoglio sono state una lezione morale, politica e sociale perché in un mondo dove tutti si arrogano il diritto di discettare sugli ultimi, su chi sono, lui ne ha condiviso fino in fondo i dolori e le speranze, combattendo 'la cultura dello scarto' che getta via gli anziani, i poveri, i migranti, denunciando i mali del capitalismo selvaggio, l'abisso delle disuguaglianze, l'orrore del traffico di esseri umani, l'ignominia dello sfruttamento del lavoro. Un messaggio che richiama nel profondo ognuno di noi, soprattutto, chi fa politica, intesa come 'vocazione nobile', arte dell'incontro che richiede dialogo rispettoso, cuore aperto, capacità di andare oltre gli interessi personali e le ideologie, tesa esclusivamente al bene comune che è, prima di ogni altra cosa, prendersi cura dei più fragili chiunque essi siano perché il prossimo non è solo chi ci è vicino per sangue, razza o religione, ma chi ha bisogno di noi» ha affermato il senatore biscegliese.
«Il vero amore cristiano supera i confini culturali, religiosi e sociali. Gesù capovolge le aspettative: il vero esempio di bontà non è il sacerdote o il levita, ma il samaritano, lo straniero, lo 'scartato'. «La mia gente è povera e io sono uno di loro» è l'affermazione che, con semplicità, racchiude il senso profondo della sua personalità, della sua azione e del suo Magistero fondato sulla visione di una Chiesa umile e vicina agli ultimi. Un artigiano di pace che in un mondo dove si moltiplica l'odio e si innalzano muri, ha percorso instancabilmente la via del dialogo, dell'accoglienza e della convivenza» ha proseguito Boccia sui suoi canali social.
«E Jorge Mario Bergoglio non ha solo detto, pronunciato, argomentato, convinto. Ma ha anche, soprattutto dimostrato, fatto vedere, dato l'esempio con la propria vita. Col proprio corpo. Che, per chi crede, per chi ha questa indicibile fortuna di conoscere la fede, si tratta di riscoprire l'elementare legame tra la Parola e la vita, tra il verbo e l'azione, la pratica, l'esempio, tra la vita e il Vangelo. Ma, che per tutti, credenti o non credenti, è un forte, fortissimo, richiamo alla coerenza tra quello che siamo e quello che diciamo di essere, tra quello che diciamo di volere e quello su cui ci accomodiamo, tra la nostra voce e la nostra vita» ha proseguito Francesco Boccia.
«La grandezza della chiesa sta anche e soprattutto nei segni. Non se ne parla molto ma il papa non vuole titoli roboanti. Servus servorum Dei, in italiano 'servo dei servi di Dio', è uno dei titoli propri del Papa, è codificato nel catechismo della Chiesa. Ecco, quel titolo che risale al nono secolo e fu coniato da Gregorio Magno, sembra la firma su questo tempo di Jorge Mario Bergoglio, Francesco, il papa venuto dalla fine del mondo» ha concluso Francesco Boccia in un post sui social.