Calace, Pertini e le fogne di Palazzo Venezia nel libro di Andrea Scanzi

Un aneddoto sulla lotta antifascista del biscegliese e dell'ex presidente fra le righe di "La politica è una cosa seria"

mercoledì 24 aprile 2019 11.38
A cura di Vito Troilo
Un legame fortissimo, al punto che - prima e unica visita a Bisceglie di un presidente della Repubblica in carica - il compagno di lotta e di prigionia Sandro Pertini volle rendere omaggio alla memoria dell'amico, scoprendone il busto in suo ricordo. Era il 1 marzo del 1980 e fu proprio il capo dello Stato a inaugurare il monumento dedicato a Vincenzo Calace in piazza Regina Margherita a Bisceglie.

Mazziniano e seguace di Salvemini, Calace (nato a Trani nel 1895, morto a Molfetta nel 1965) fu uno dei principali esponenti del movimento "Giustizia e libertà", che fra i suoi propositi ebbe l'eliminazione fisica di Benito Mussolini e di personaggi di rilievo del regime. Andrea Scanzi, popolare firma del Fatto Quotidiano, ha rievocato un episodio legato a Pertini e Calace in un capitolo del suo ultimo libro intitolato "La politica è una cosa seria", uscito a metà marzo per Rizzoli. Il giornalista, tratteggiando un profilo del presidente più amato dagli italiani, ha rimarcato la progettazione di un attentato a Mussolini riferendo di un incontro avvenuto a Milano con l'antifascista biscegliese, nel quale l'ingegner Calace si disse certo e in grado di costruire bombe a orologeria devastanti. L'ipotesi scelta fu quella di sfruttare le fogne di Palazzo Venezia per far saltare in aria il Duce. Non fu concretizzata a causa del numero notevole di allarmi e protezioni di quei luoghi.

Pertini e Calace hanno condiviso alcuni anni di prigione e proprio le lettere dal carcere e dal confino (1930-1943) costituiscono le testimonianze più vivide dell'impegno antifascista del patriota biscegliese. Il 25 aprile, nel corso del tradizionale corteo per la Festa della Liberazione, sarà deposta una corona di fiori sull'effige di Vincenzo Calace scoperta e inaugurata 39 anni fa da un partigiano divenuto presidente della Repubblica, che non avrebbe mai dimenticato il suo amico e compagno.
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