Call center, dal nuovo anno tutti a casa: licenziati i giovani dipendenti dell'Acta srl
L'azienda chiuderà i battenti. Non ha attivato la procedura di licenziamento collettivo
venerdì 22 dicembre 2017
15.35
Per loro non sarà un Natale sereno, in quanto dall'1 gennaio dovranno sgomberare le scrivanie e tornare a casa. I giovani operatori dell'Acta srl, call center di Bisceglie, hanno perso il posto di lavoro.
Si tratta in gran parte di donne, con contratto di lavoro a tempo determinato.
Negli scorsi giorni hanno ricevuto a casa lettere di preavviso della cessazione del rapporto di lavoro. Causa: chiusura aziendale.
Nel merito della questione è intervenuta la Cgil, che per prima cosa ha fatto presente la mancata attivazione della procedura di licenziamento collettivo, obbligatoria ai sensi della legge 223, che prevede venga seguito un iter ben preciso: prima la comunicazione della volontà di licenziamento, da parte dell'azienda, alla direzione provinciale del lavoro e a tutte le associazioni sindacali, poi l'eventuale confronto bilaterale finalizzato a studiare eventuali misure alternative al licenziamento.
«Oltre a questo aspetto meramente procedurale – ha dichiarato Giuseppe Deleonardis, segretario generale Cgil Bat - già contestato all'azienda, avremmo altre questioni da sollevare: non ci convincono alcuni aspetti sulla gestione della subordinazione e della para-subordinazione. L'azienda fa parte di un network nazionale che ha commesse fino al 2019, quindi non capiamo bene il perché della chiusura. Abbiamo chiesto un incontro ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Strana la coincidenza che questo accada dopo che una decina di lavoratori decidono di iscriversi alla Cgil».
Si tratta in gran parte di donne, con contratto di lavoro a tempo determinato.
Negli scorsi giorni hanno ricevuto a casa lettere di preavviso della cessazione del rapporto di lavoro. Causa: chiusura aziendale.
Nel merito della questione è intervenuta la Cgil, che per prima cosa ha fatto presente la mancata attivazione della procedura di licenziamento collettivo, obbligatoria ai sensi della legge 223, che prevede venga seguito un iter ben preciso: prima la comunicazione della volontà di licenziamento, da parte dell'azienda, alla direzione provinciale del lavoro e a tutte le associazioni sindacali, poi l'eventuale confronto bilaterale finalizzato a studiare eventuali misure alternative al licenziamento.
«Oltre a questo aspetto meramente procedurale – ha dichiarato Giuseppe Deleonardis, segretario generale Cgil Bat - già contestato all'azienda, avremmo altre questioni da sollevare: non ci convincono alcuni aspetti sulla gestione della subordinazione e della para-subordinazione. L'azienda fa parte di un network nazionale che ha commesse fino al 2019, quindi non capiamo bene il perché della chiusura. Abbiamo chiesto un incontro ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Strana la coincidenza che questo accada dopo che una decina di lavoratori decidono di iscriversi alla Cgil».