Carabiniere condannato, colpo di scena: la Cassazione annulla con rinvio

Gli ermellini hanno depennato la pena per Antonio Salerno, di Bisceglie. Si dovrà nuovamente celebrare il processo d'Appello

venerdì 6 dicembre 2024
A cura di Nicola Miccione
Il processo al militare dell'Arma di Bisceglie in servizio a Giovinazzo al soldo del clan Di Cosola è da rifare. I giudici della quinta sezione penale della Cassazione, ieri, hanno annullato con rinvio la sentenza che aveva portato alle condanne degli imputati: tutti avevano optato per il rito abbreviato. Si torna indietro, dunque.

La decisione dei giudici della Suprema Corte significa che si dovrà nuovamente celebrare il processo di secondo grado: gli ermellini hanno annullato con rinvio le condanne inflitte dalla Corte d'Appello di Bari (a novembre 2023) per Mario Del Vecchio (14 anni e 4 mesi, difeso dall'avvocato Marcello Belsito), Antonio Salerno (10 anni, assistito dagli avvocati Mario Malcangi e Angelo Dibello) e Gerardo Giotti (7 anni e 8 mesi, difeso dagli avvocati Michele Laforgia e Cesare Placanica).

Le motivazioni saranno rese note nelle prossime settimane, ma termina qui, per il momento, la vicenda giudiziaria segnata nel giugno del 2020 dall'arresto di due Carabinieri della Stazione di Giovinazzo, dalle prime condanne del Tribunale nel 2022, poi confermate in Corte d'Appello. Secondo l'indagine, diretta dai pubblici ministeri antimafia Federico Perrone Capano e Domenico Minardi, i militari Salerno e Domenico Laforgia (deceduto), per anni avrebbero agevolato i Di Cosola.

Per l'accusa, infatti, avrebbero favorito gli esponenti del clan di Antonio Di Cosola, poi morto in carcere, fornendo informazioni su operazioni di polizia giudiziaria anche relative ad indagini in corso, sui turni di servizio e sui controlli da svolgere verso gli affiliati all'organizzazione relegati ai domiciliari. Per gli investigatori, in almeno due episodi avrebbero procurato documenti informatici e cartacei contenenti le registrazioni e i verbali con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

In cambio, sempre secondo l'accusa, avrebbero «ricevuto denaro e altre utilità per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, al fine di agevolare taluni appartenenti ai Di Cosola». Tenere a busta paga i due militari dal 2012 al 2018, sarebbe costato complessivamente, secondo gli investigatori, 400mila euro oltre a regali, come un cesto natalizio, un televisore, un robot da cucina e l'indebito risarcimento del danno per un sinistro stradale.

L'inchiesta, con i due militari, portò all'arresto di Giotti e Del Vecchio. Nel processo era imputato pure Michele Giangaspero, uomo del clan divenuto collaboratore, che con le sue dichiarazioni ha fatto avviare le indagini: il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile, confermando la condanna a 5 anni, 10 mesi e 20 giorni.