Carcere e reinserimento sociale: don Riccardo Agresti ospite della professoressa Antonia Rubini all'Ateneo di Bari
La docente biscegliese ha portato questa testimonianza nell'ambito del corso di Pedagogia Generale e Sociale
lunedì 13 novembre 2023
Carcere e reinserimento sociale. Don Riccardo Agresti da Andria porta la sua testimonianza all'Università di Bari. "Il carcere senza sbarre è possibile ma, prima di tutto, la rieducazione", è questo il titolo del seminario tenutosi venerdì scorso, presso l'ateneo barese nell'ambito del corso di Pedagogia Generale e Sociale della professoressa biscegliese Antonia Rubini.
Protagonista dell'incontro con numerosi studenti del primo anno del corso di Scienze dell'Educazione e della Formazione è stato don Riccardo Agresti, coordinatore di "Senza sbarre", progetto della Diocesi di Andria -voluto fortemente dal vescovo Mons. Luigi Mansi-, che si occupa di avvicinare al mondo del lavoro detenuti ed ex-detenuti, attraverso l'uso di una forma detentiva alternativa, il cui fine è il reinserimento socio-lavorativo, in un'azienda di produzione artigianale di taralli, commercializzati in Italia e all'estero, ma anche di pasta fresca (solo su ordinazione) e di prodotti caseari, appena saranno restaurati magazzini e antiche stalle del complesso che ospita questa vitale realtà socioeducativa, in contrada San Vittore, nel territorio di Andria, a pochi chilometri dal maniero federiciano.
Don Riccardo ha mirato l'intervento su esperienze dirette e ha approfondito il tema del sistema carcerario italiano -avendo egli stesso portato la parola di Dio, per lunghi anni, nell'ambito dell'istituto penitenziario di Trani-, ribandendo quanto siano fondamentali, nell'attuazione di ciò che la Costituzione stessa stabilisce, iniziative come "Senza Sbarre", prova concreta che un'alternativa esiste ed è altrettanto efficace. «La teoria che si traduce in pratica è un pilastro fondamentale della disciplina pedagogica», ha dichiarato la docente biscegliese Antonia Rubini che ha invitato in aula don Riccardo con la sua testimonianza, nell'ottica di concepire la pena detentiva da afflittiva a rieducativa, attuando concretamente i principi dell'articolo 27 della Costituzione.
«Voi siete la novità, la rivoluzione, l'entusiasmo»: così gli studenti e le studentesse sono stati invitati da don Riccardo «a intercettare i bisogni delle periferie, siano esse territoriali o esistenziali, e a schierarsi tra le fila di coloro che sanno con certezza che il più grande investimento è ripartire da chi ha sbagliato, affrontando un percorso che accompagni a un reinserimento sociale, educativo e lavorativo totale».
Protagonista dell'incontro con numerosi studenti del primo anno del corso di Scienze dell'Educazione e della Formazione è stato don Riccardo Agresti, coordinatore di "Senza sbarre", progetto della Diocesi di Andria -voluto fortemente dal vescovo Mons. Luigi Mansi-, che si occupa di avvicinare al mondo del lavoro detenuti ed ex-detenuti, attraverso l'uso di una forma detentiva alternativa, il cui fine è il reinserimento socio-lavorativo, in un'azienda di produzione artigianale di taralli, commercializzati in Italia e all'estero, ma anche di pasta fresca (solo su ordinazione) e di prodotti caseari, appena saranno restaurati magazzini e antiche stalle del complesso che ospita questa vitale realtà socioeducativa, in contrada San Vittore, nel territorio di Andria, a pochi chilometri dal maniero federiciano.
Don Riccardo ha mirato l'intervento su esperienze dirette e ha approfondito il tema del sistema carcerario italiano -avendo egli stesso portato la parola di Dio, per lunghi anni, nell'ambito dell'istituto penitenziario di Trani-, ribandendo quanto siano fondamentali, nell'attuazione di ciò che la Costituzione stessa stabilisce, iniziative come "Senza Sbarre", prova concreta che un'alternativa esiste ed è altrettanto efficace. «La teoria che si traduce in pratica è un pilastro fondamentale della disciplina pedagogica», ha dichiarato la docente biscegliese Antonia Rubini che ha invitato in aula don Riccardo con la sua testimonianza, nell'ottica di concepire la pena detentiva da afflittiva a rieducativa, attuando concretamente i principi dell'articolo 27 della Costituzione.
«Voi siete la novità, la rivoluzione, l'entusiasmo»: così gli studenti e le studentesse sono stati invitati da don Riccardo «a intercettare i bisogni delle periferie, siano esse territoriali o esistenziali, e a schierarsi tra le fila di coloro che sanno con certezza che il più grande investimento è ripartire da chi ha sbagliato, affrontando un percorso che accompagni a un reinserimento sociale, educativo e lavorativo totale».