Cartoline dal Giappone, puntata seconda: biscegliesi a Kyoto

La verità è che i giapponesi sono fieri di essere giapponesi e lo fanno notare

sabato 6 gennaio 2018 07.30
A cura di Antonio Marzano
È buio quando lo Scincanzen vola veloce verso Kyoto. Ed inizia a piovere.
Ad un tratto sui vetri della splendida saetta nipponica l'acqua si trasforma in neve,e noi abbiamo un leggero sussulto al pensiero di non avere un abbigliamento idoneo e delle scarpe comode. Ma il tutto dura poco.
Siamo a Kyoto, le porte del super siluro si aprono ed un freddo pungente accompagnato da un vento impetuoso ci sorprendono. Ma Giuseppe è una guida forte e sicura e ci precede di qualche metro. Lo vediamo dirigersi verso le scale mobili,sempre con il sul mobile in mano che come una bussola sicura lo guida in questo dedalo di sottopassi, sovrapposto, scale mobili, indicazioni indecifrabili, segni astrusi di un mondo incomprensibile almeno per noi..tapini. Ed ecco la grande uscita,e di fronte l'albergo che come un grande ventre materno è li pronto ad accoglierci.
Un inchino sorridente del portiere in livrea, accompagnato da un inchino premuroso, ci invita ad entrare.
Ecco un altro in livrea che ci invita a rispettare la fila, poi un altro che ci segue con lo sguardo. La signorina della reception ci sorride e noi mostriamo la prenotazione. Mio figlio parla in inglese con qualche espressione giapponese... la carta di credito: la prendo e la porgo.
Lei la prende nel palmo delle due mani,sorride e fa un inchino..un altro mondo..poi un'altra signorina ci raggiunge sorridente e prende i bagagli e con un inchino ci fa segno di seguirla.. arigatò... arigatò...

Kyoto è una città a misura d'uomo: non presenta la terribile concentrazione umana di Tokyo. Ha riservato ad un'area limitata anche alle antiche vestigia del mondo passato.
I tanti templi raccolti sono di legno e presentano ampie porte invalicabili.
Davanti a loro si staglia sempre un'ampia grata di legno. Ci si avvicina in punta di piedi, in silenzio, rispettando doverosamente la fila. Una volta di fronte alla divinità, si pone una moneta nella grata, si fa un inchino e si battono le mani, pronunciando una richiesta. Poi si ribattono le mani e prima di girarsi si fa un secondo inchino.

In Giappone non solo gli esseri umani e gli animali,ma anche le cose hanno un'anima. I giapponesi hanno rispetto di tutto e di tutti perché rispettano l'anima. La religione è quella scintoista..ma qui il discorso si fa più difficile. E comunque la visione del film Memorie di una Gheiscia e la lettura del libro Siddharta sono di grande aiuto.
Una parola la riservo alla figura della Gheiscia. La guida ci spiega che non è una prostituta, ma una cortigiana. Una ragazza colta, elegante, raffinata, che si muove con movenze sensuali e delicate, la cui compagnia regala benessere agli occhi e al cuore, rende l'uomo sereno felice e forte. Veste un chimono che può costare anche 10 mila euro, che appaga il desiderio di sicurezza dell'uomo.
Il Giappone...
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