Casa Divina Provvidenza, la Fials: «Basta sparare nel mucchio! Non si denuncia nessuno su Facebook»

Il segretario generale Fials Massimo Mincuzzi interviene sul caso dei furti di cibo ai degenti, denunciati dall'Universo Salute sui social network

martedì 26 settembre 2017 13.25
A cura di Serena Ferrara
«Basta sparare nel mucchio!». La Fials non ci sta alla modalità adottate dall'Universo Salute per denunciare i presunti comportamenti illeciti commessi dai dipendenti della Cdp a danno dei pazienti.
Il nuovo proprietario dell'Opera don Uva, nei giorni scorsi, aveva segnalata il sistematico furto di cibo (mozzarelle, pane, frutta, acqua) destinato ai degenti utilizzando un post pubblico su Facebook, con il quale alludeva ad una usanza diffusa e minacciava di allontanare tutte le "mele marce" dai reparti.
Il segretario generale Fials Massimo Mincuzzi, pur condividendo il fatto che tali episodi non debbano ripetersi, spiega che: «Vi sono strumenti contrattuali per reprimere e sanzionare eventuali comportamenti illegittimi. Non possiamo escludere – prosegue – che anche nella Casa Divina Provvidenza vi possano essere dipendenti "infedeli" di ogni ordine e grado, ma sicuramente è profondamente ingiusto additare la stragrande maggioranza di lavoratori onesti, che con abnegazione svolgono la propria opera a favore di pazienti sfortunati, utilizzando social network e mezzi di informazione».
Di qui la richiesta della Fials ad Universo Salute di «non sparare nel mucchio, soprattutto perché dalle denunce pubbliche non è dato comprendere in quale struttura sanitaria siano avvenuti gli episodi denunciati. Chiediamo piuttosto di applicare tutti gli strumenti affinché accadimenti simili non si ripetano e i colpevoli se ne assumano la responsabilità pagando in proprio. È necessario anche superare l'ostacolo dei cosiddetti "lavoratori imboscati" che percepiscono, al pari dei lavoratori onesti, lo stipendio. Per fare questo, è necessario che tutti quelli che hanno il compito di coordinare il personale, a partire da dirigenti e medici, svolgano appieno il proprio lavoro».