Caso Masseria San Felice, rinviati a giudizio l'ex pm di Trani Savasta e i dirigenti comunali Losapio e Misino
Dovranno comparire presso il Tribunale monocratico di Lecce per rispondere delle accuse di lottizzazione abusiva e violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio
martedì 13 marzo 2018
22.21
Due dirigenti comunali, Giacomo Losapio e Giovanni Misino, dovranno comparire il prossimo 7 giugno al cospetto del giudice Rizzo del Tribunale monocratico di Lecce insieme ad altri cinque imputati (l'ex pubblico ministero della Procura di Trani Antonio Savasta, i suoi fratelli Francesco Paolo ed Emilia Maria, l'amministratore di "Gestione eventi" Angelo Sanseverino, il progettista e direttore dei lavori Antonio Recchia) per rispondere delle accuse di lottizzazione abusiva e violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio.
I fatti contestati dal pubblico ministero della Procura salentina Carmen Ruggiero riguardano l'antica Masseria San Felice, struttura trasformata in un prestigioso resort. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti la presunta compiacenza dei due funzionari pubblici avrebbe consentito la realizzazione di alcune opere, nel periodo compreso fra il 2010 e il 2013, non in regola con le normative vigenti.
Losapio, in qualità di dirigente dell'ufficio tecnico del comune e Misino (pensionato dallo scorso aprile), nel ruolo di responsabile del procedimento per il rilascio del permesso di costruire e del certificato di agibilità, sono coinvolti in una vicenda processuale che ha preso il via dall'esposto presentato dall'imprenditore barlettano Giuseppe Dimiccoli, già socio dei Savasta e da Donato Cosmai, proprietario di terreni confinanti con la Masseria.
Il giudice dovrà stabilire le eventuali responsabilità di ciascuno dei sette riguardo la metamorfosi urbanistico-edilizia di un immobile «di interesse storico, ambientale e paesaggistico, sul quale vigeva divieto assoluto di nuove costruzioni, demolizioni e trasformazione, in una struttura turistico alberghiera» com'è riportato nell'imputazione, con particolare rilevanza alle realizzazioni di una zona spianata con breccia per uso parcheggio su un'area adibita a verde, di una tettoia di circa 200 metri quari in luogo di un gazebo, di pavimentazione non autorizzata, alla costruzione di muretti in cemento armato e di una sala ristorante con bagni e cucine.
I fatti contestati dal pubblico ministero della Procura salentina Carmen Ruggiero riguardano l'antica Masseria San Felice, struttura trasformata in un prestigioso resort. Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti la presunta compiacenza dei due funzionari pubblici avrebbe consentito la realizzazione di alcune opere, nel periodo compreso fra il 2010 e il 2013, non in regola con le normative vigenti.
Losapio, in qualità di dirigente dell'ufficio tecnico del comune e Misino (pensionato dallo scorso aprile), nel ruolo di responsabile del procedimento per il rilascio del permesso di costruire e del certificato di agibilità, sono coinvolti in una vicenda processuale che ha preso il via dall'esposto presentato dall'imprenditore barlettano Giuseppe Dimiccoli, già socio dei Savasta e da Donato Cosmai, proprietario di terreni confinanti con la Masseria.
Il giudice dovrà stabilire le eventuali responsabilità di ciascuno dei sette riguardo la metamorfosi urbanistico-edilizia di un immobile «di interesse storico, ambientale e paesaggistico, sul quale vigeva divieto assoluto di nuove costruzioni, demolizioni e trasformazione, in una struttura turistico alberghiera» com'è riportato nell'imputazione, con particolare rilevanza alle realizzazioni di una zona spianata con breccia per uso parcheggio su un'area adibita a verde, di una tettoia di circa 200 metri quari in luogo di un gazebo, di pavimentazione non autorizzata, alla costruzione di muretti in cemento armato e di una sala ristorante con bagni e cucine.