Cei in disaccordo col nuovo decreto: «La chiesa esige di riprendere la sua azione pastorale»
«Compromesso l'esercizio di libertà di culto. Conte esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare Messa col popolo»
lunedì 27 aprile 2020
Il nuovo decreto, descritto e annunciato dal presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte nella serata di domenica 26 aprile, non ha convinto per niente la Conferenza episcopale italiana (Cei). «Non possiamo accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale» hanno affermato i vescovi italiani.
Nella presentazione del Dpcm, che sarà valido dal 4 al 18 maggio, sarà consentito celebrare i funerali all'aperto con un massimo 15 persone presenti, che dovranno rispettare il distanziamento di almeno un metro. «Abbiamo accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all'emergenza sanitaria. Un'interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che la chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale, nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni» hanno aggiunto.
«Abbiamo presentato orientamenti e protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie. Il decreto esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo», aggiunge il comunicato dei vescovi». La Cei ha richiamato «il dovere di distinguere tra la loro responsabilità, cioè dare indicazioni precise di carattere sanitario, e quella della chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia» hanno concluso.
Nella presentazione del Dpcm, che sarà valido dal 4 al 18 maggio, sarà consentito celebrare i funerali all'aperto con un massimo 15 persone presenti, che dovranno rispettare il distanziamento di almeno un metro. «Abbiamo accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all'emergenza sanitaria. Un'interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che la chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale, nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni» hanno aggiunto.
«Abbiamo presentato orientamenti e protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie. Il decreto esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo», aggiunge il comunicato dei vescovi». La Cei ha richiamato «il dovere di distinguere tra la loro responsabilità, cioè dare indicazioni precise di carattere sanitario, e quella della chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia» hanno concluso.