Chiusura delle Usca, la testimonianza di un medico

«Per due anni abbiamo fatto sì che il territorio fosse coperto»

venerdì 29 aprile 2022 16.14
L'imminente disattivazione del servizio Usca nella Bat, prevista a fine mese, è motivo di rammarico non soltanto per coloro che hanno potuto "toccare" l'utilità delle unità speciali di continuità assistenziale. Un medico biscegliese, il dottor Gianni Papagni, ha esternato il suo stato d'animo alla luce della disposizione con cui l'azienda sanitaria locale del territorio ha confermato lo smantellamento delle Usca: «Ho personalmente fatto parte di questa realtà, di questa squadra di medici e infermieri. Per due anni abbiamo fatto sì che il territorio fosse coperto, che i pazienti fragili venissero visitati a domicilio. Siamo stati gli occhi e le orecchie dei medici curanti, degli specialisti all'occorrenza a casa dei pazienti».

Il medico non ha nascosto una sensazione provata nel recente passato: «Non nego che per un po' ho anche pensato che potesse nascere così un nuovo servizio, squisitamente territoriale, al servizio della medicina generale, che potesse essere riconvertito al servizio della popolazione. A quanto pare così non sarà».

Papagni ha tracciato un bilancio dell'esperienza professionale vissuta in team: «Abbiamo eseguito visite su pazienti positivi, giovani, anziani, fragili, ecografie domiciliari, tamponi a pazienti allettati, trasfusioni a domicilio, medicazioni avanzate coprendo le lacune del Servizio Sanitario Nazionale perché in questi due anni "il positivo" (a parte pochi casi) lo hanno mandato a casa, qualunque fosse la sua patologia di base. Abbiamo dato tanto e vorremmo dare ancora magari aumentando le prestazioni erogabili e le competenze. Le città di Trani e Bisceglie e di tutta la Bat hanno avuto modo di conoscerci e di comprendere l'importanza di questo servizio» ha concluso, ringraziando «chi ha sostenuto e sosterrà sempre la buona Medicina».