Cimitero, loculi finiti: che fine faranno le lapidi dopo lo "sfratto" delle salme?

L'interrogativo dell'architetto Bartolo di Pierro e le soluzioni: creare un doppio archivio informatico da aggiornare annualmente

domenica 18 giugno 2017 07.01
A cura di Serena Ferrara
L'architetto Bartolo Di Pierro interviene sul "caso loculi", atavica questione di spazi in esaurimento al cimitero comunale che a Bisceglie trova uno scoglio: la realizzazione di un nuovo edificio all'isola IV è da finanziarsi con risorse di privati che in cambio dovrebbero gestire servizio di erogazione della corrente elettrica e illuminazione delle lampade votive.
Da anni il comune è alla ricerca di un partner che presenti un progetto sostenibile. Nessuno ancora si fa avanti.
Costretta allo sfratto di 395 salme sepolte prima del 1918 (la concessione dei loculi è di 99 anni), l'amministrazione comunale ha ammesso che le tombe cui dovrà rinunciare sono monumenti di valore, pezzi di storia che spiace cancellare perché in fondo il cimitero è un museo, documenta tanta di quella storia che a rinunciarvici si fa peccato.
Che fine faranno - si chiede Di Pierro - le lapidi più antiche, che quanto meno si potrebbe pensare di salvare dall'inevitabile distruzione storica?

«Chiariamo - spiega Di Pierro - che i loculi non sono immobili di proprietà degli eredi dei sepolti. Diciamola così: i sepolti sono degli usufruttuari dei loculi per un tempo di 99 anni, trascorso il quale il diritto all' uso ritorna al comune che ne dispone il desepellimento.Mi rendo conto che l'argomento incute tristezza ma la morte è un'altra faccia della vita e bisogna anche saper affrontare l'organizzazione del riposo delle salme dei nostri defunti.
Di fronte a questa impellente necessità di loculi da parte della comunità, le scelte fatte dal comune di Bisceglie sono ineccepibili. Sì, si può far rilevare che l'esigenza di realizzare un nuovo cimitero è in ballo da almeno 25 anni (ricordo che un mio amico architetto mi consiglio' addirittura di farne oggetto di tesi di laurea nel 1990) e fino ad oggi languiamo in sole proposte di soluzioni (ubicarlo nell'area prevista dal PRG? Oppure pensare un adattamento funzionale delle cave abbandonate? Oppure altro?). Di fronte ad una condizione di necessità però non si fanno polemiche ma si trovano soluzioni.
In questa ottica, mi sento moralmente in dovere di far rilevare che in questo riuso di beni cimiteriali c'e' un patrimonio culturale storico, artistico, fotografico letterario ed emotivo che non si può assolutamente disperdere.E mi riferisco a tutte le lapidi, ormai definibili storiche, che andranno rimosse insieme alle salme. E il problema culturale non termina qui'. A breve, per equità di trattamento, il problema si porrà anche per le edicole funerarie familiari secolari.
In questo mio scritto voglio sostenere con forza e cocciutaggine che la necessità di dare sepoltura ad un neo defunto non è inferiore alla necessità di conservare la memoria di una traccia di un defunto secolare in analogia a quando sostengo, in altri campi, che le esigenze della economia non sono superiori a quelle della memoria.
Le lapidi quindi vanno conservate. Come?
Certamente in prima battuta, prima di essere smontate ( dico smontate non spaccate), andranno fotografate e i contenuti digitali andranno archiviati. In questo compito si potrebbe pensare di coinvolgere, con convenzioni, gli studenti di istituti di scuola media superiore, come fatto recentemente per la digitalizzazione dell'archivio diocesano. In seconda istanza si potrebbe chiedere un atto di generosità all'associazione dei fotografi biscegliesi ripagato in gratitudine e moneta pubblicitaria. Infine potrebbero essere coinvolte in questo volontario lavoro le associazioni culturali dedite alla promozione dell' arte della fotografia.
Per l'archiviazione del derivato informatico io penserei ad almeno a due archivi in modo da garantirci da possibili, eventuali, irreparabili danni ai supporti informatici. Non vedo altro che la Biblioteca Comunale e il Centro Studi Biscegliese.
Il problema si pone per la conservazione fisica delle lapidi.
Io credo che, in prima istanza, i titolari del diritto-dovere alla conservazione della lapide debbano essere gli eredi del defunto, ma con realismo rietengo che questa ipotesi sia fallimentare in partenza.
Credo sia più facile pensare che le lapidi storiche, a spese del nuovo defunto ospite, possano essere provvisoriamente conservate ed esposte sulla facciata esterna del muro perimetrale del cimitero, aggrappate con tenute di acciaio inox. Questa collocazione sarà provvisoria perchè immagino che le stesse lapidi debbano diventare elementi costruttivi e linguistici su cui generare l'immagine del nuovo cimitero che si andra' prima o poi a realizzare.
Dove? Non si sa. Quando? Idem con patate».