Coldiretti Puglia: «"Spariti" 92mila animali in cinque anni»
L'allarme lanciato in occasione della festività di Sant'Antonio Abate
lunedì 18 gennaio 2021
La "fattoria Puglia" ha perso oltre 92mila esemplari tra mucche, maiali, pecore e bufali negli ultimi 5 anni. L'allarme lo ha lanciato la Coldiretti in occasione della festività di Sant'Antonio Abate, patrono degli animali.
«Solo tra i più grandi sono "spariti" 9mila maiali, 25mila mucche, mille bufali e quasi 57mila pecore» hanno fatto notare dall'organizzazione dei coltivatori diretti. «Una perdita grave e molto sofferta dagli allevatori che ha molteplici cause, dagli alti costi di gestione delle stalle, ai bassi costi di latte e carne riconosciuti ai nostri produttori, dalla burocrazia matrigna che rende sempre più difficile fare l'allevatore fino agli attacchi dei predatori. Agli animali uccisi si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti».
Il fenomeno ha riguardato soprattutto le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori, spesso a causa dei bassi prezzi e per la concorrenza sleale dei prodotti importati dall'estero
«Le speculazioni mettono a rischio la "fattoria Puglia" dove sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia appena 2700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato» ha affermato il presidente Savino Muraglia. «Oltre all'inganno a danno dei consumatori, si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale».
Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le aree zootecniche e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli aree straordinarie muoiono, l'ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.
«La resistenza degli agricoltori è al limite: è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione» hanno concluso da Coldiretti Puglia.
«Solo tra i più grandi sono "spariti" 9mila maiali, 25mila mucche, mille bufali e quasi 57mila pecore» hanno fatto notare dall'organizzazione dei coltivatori diretti. «Una perdita grave e molto sofferta dagli allevatori che ha molteplici cause, dagli alti costi di gestione delle stalle, ai bassi costi di latte e carne riconosciuti ai nostri produttori, dalla burocrazia matrigna che rende sempre più difficile fare l'allevatore fino agli attacchi dei predatori. Agli animali uccisi si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti».
Il fenomeno ha riguardato soprattutto le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori, spesso a causa dei bassi prezzi e per la concorrenza sleale dei prodotti importati dall'estero
«Le speculazioni mettono a rischio la "fattoria Puglia" dove sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia appena 2700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato» ha affermato il presidente Savino Muraglia. «Oltre all'inganno a danno dei consumatori, si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale».
Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le aree zootecniche e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli aree straordinarie muoiono, l'ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.
«La resistenza degli agricoltori è al limite: è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione» hanno concluso da Coldiretti Puglia.