«Droga, Bisceglie d'estate è fra i "mercati" più fiorenti della Regione»
Volumi d'affari dello spaccio in crescita secondo la relazione Dia del primo semestre 2020
domenica 28 febbraio 2021
8.44
Riferimenti chiari e circostanziati, come sempre. La relazione della Direzione investigativa antimafia al ministero dell'interno e al Parlamento riguardo l'attività svolta e i risultati conseguiti nel contrasto alla criminalità su tutto il territorio nazionale nel primo semestre del 2020 tocca ancora una volta Bisceglie.
Significativo quanto riportato a pagina 286: «Lungo la litoranea tra Trani e Bisceglie permane l'influenza dei clan baresi, in particolare i Caprati di di Bari vecchia (come era emerso dall'operazione Pandora del giugno 2018). Intorno ai gruppi più o meno radicati sempre crescente è la contiguità di giovanissimi, talvolta estranei ai contesti criminali, "arruolati" per lo spaccio di sostanze stupefacenti e il cui mercato nella stagione estiva è tra i più fiorenti della Regione».
Il traffico di droga è perciò ritenuto in crescita, soprattutto per volumi d'affari, a Bisceglie, città in cui non si è esitato a sparare negli anni precedenti. L'onda lunga dei due omicidi avvenuti nel 2017 (in giugno e in agosto) sembra essersi esaurita col trascorrere del tempo (altri agguati nel luglio e nel dicembre 2018) e l'episodio dei proiettili esplosi nei confronti dell'allora Comandante della Tenenza dei Carabinieri Vincenzo Caputo (25 aprile 2019) pare aver indotto le organizzazioni criminali a optare per un "basso profilo", mostrando al tempo stesso una netta presa di distanze dai comportamenti dei singoli. L'allentamento della tensione con le forze dell'ordine, in sostanza, è considerato essenziale per la gestione della piazza di spaccio, fiorente finanche durante il lockdown.
Il centro storico resta la roccaforte di un'attività che non conosce crisi: lo dimostra il numero tutt'altro trascurabile di individui che, incuranti delle misure restrittive cui erano sottoposti, non hanno esitato a proseguire lo smercio anche agli arresti domiciliari. Il proliferare di giovanissimi "corrieri" è un'altra piaga che emerge dalle cronache dell'ultimo periodo: si pensi al clamore mediatico suscitato da un'operazione durante la quale si svelò un traffico di stupefacenti in via Trento, ai piedi di Palazzo San Domenico (link all'articolo).
«Con riferimento alle specifiche realtà locali il quadro che emerge è, in generale, di una crescita delle capacità economico-finanziarie dei sodalizi originari della provincia, fattore che si riversa nel tessuto socio-economico tra i più solidi della Puglia, "inquinandolo" attraverso il riciclaggio, l'auto-riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti e l'intestazione fittizia di beni, tutte operazioni che alterano il libero mercato e di fatto creano i presupposti per un'illecità concorrenza» è quanto messo nero su bianco dalla Dia nelle pagine dedicate al terriitorio biscegliese e degli altri 9 Comuni della Bat.
Per certi versi molto più preoccupante è quanto contenuto nelle successive considerazioni, che chiudono lo spazio della relazione semestrale dedicato alla Bat: «È inoltre pacifica la capacità delle organizzazioni di schermare efficacemente i profitti illeciti utilizzando quelli legali anche mediante prestanome inseriti nelle delicate fasi di "emersione" (in particolar modo nelle attività di ristorazione e in quelle legate ai processi di trasformazione dei prodotti agricoli), attraverso la compiacenza di figure professionali, quali commercialisti e avvocati, nonché sfruttando le difficoltà finanziarie delle imprese». Parole sulle quali sarebbe doveroso riflettere.
Significativo quanto riportato a pagina 286: «Lungo la litoranea tra Trani e Bisceglie permane l'influenza dei clan baresi, in particolare i Caprati di di Bari vecchia (come era emerso dall'operazione Pandora del giugno 2018). Intorno ai gruppi più o meno radicati sempre crescente è la contiguità di giovanissimi, talvolta estranei ai contesti criminali, "arruolati" per lo spaccio di sostanze stupefacenti e il cui mercato nella stagione estiva è tra i più fiorenti della Regione».
Il traffico di droga è perciò ritenuto in crescita, soprattutto per volumi d'affari, a Bisceglie, città in cui non si è esitato a sparare negli anni precedenti. L'onda lunga dei due omicidi avvenuti nel 2017 (in giugno e in agosto) sembra essersi esaurita col trascorrere del tempo (altri agguati nel luglio e nel dicembre 2018) e l'episodio dei proiettili esplosi nei confronti dell'allora Comandante della Tenenza dei Carabinieri Vincenzo Caputo (25 aprile 2019) pare aver indotto le organizzazioni criminali a optare per un "basso profilo", mostrando al tempo stesso una netta presa di distanze dai comportamenti dei singoli. L'allentamento della tensione con le forze dell'ordine, in sostanza, è considerato essenziale per la gestione della piazza di spaccio, fiorente finanche durante il lockdown.
Il centro storico resta la roccaforte di un'attività che non conosce crisi: lo dimostra il numero tutt'altro trascurabile di individui che, incuranti delle misure restrittive cui erano sottoposti, non hanno esitato a proseguire lo smercio anche agli arresti domiciliari. Il proliferare di giovanissimi "corrieri" è un'altra piaga che emerge dalle cronache dell'ultimo periodo: si pensi al clamore mediatico suscitato da un'operazione durante la quale si svelò un traffico di stupefacenti in via Trento, ai piedi di Palazzo San Domenico (link all'articolo).
«Con riferimento alle specifiche realtà locali il quadro che emerge è, in generale, di una crescita delle capacità economico-finanziarie dei sodalizi originari della provincia, fattore che si riversa nel tessuto socio-economico tra i più solidi della Puglia, "inquinandolo" attraverso il riciclaggio, l'auto-riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti e l'intestazione fittizia di beni, tutte operazioni che alterano il libero mercato e di fatto creano i presupposti per un'illecità concorrenza» è quanto messo nero su bianco dalla Dia nelle pagine dedicate al terriitorio biscegliese e degli altri 9 Comuni della Bat.
Per certi versi molto più preoccupante è quanto contenuto nelle successive considerazioni, che chiudono lo spazio della relazione semestrale dedicato alla Bat: «È inoltre pacifica la capacità delle organizzazioni di schermare efficacemente i profitti illeciti utilizzando quelli legali anche mediante prestanome inseriti nelle delicate fasi di "emersione" (in particolar modo nelle attività di ristorazione e in quelle legate ai processi di trasformazione dei prodotti agricoli), attraverso la compiacenza di figure professionali, quali commercialisti e avvocati, nonché sfruttando le difficoltà finanziarie delle imprese». Parole sulle quali sarebbe doveroso riflettere.