Due arresti dei Carabinieri per l'omicidio di Girolamo Valente
Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia
mercoledì 24 luglio 2019
14.31
Dalle prime luci dell'alba di mercoledì 24 luglio, i Carabinieri della Tenenza di Bisceglie e della sezione operativa del Norm della Compagnia di Trani hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere e numerose perquisizioni a Bisceglie per i fatti collegati all'omicidio di Girolamo Valente, avvenuto l'8 agosto del 2017.
Le complesse indagini, coordinate dalla Luciana Silvestris della Direzione distrettuale antimafia di Bari e da Giuseppe Maralfa, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in relazione all'efferato omicidio che, in quella circostanza, coinvolse anche la moglie della vittima, rimasta lievemente ferita.
Le misure cautelari sono state adottate nei confronti di uno dei "boss" del clan Capriati di Bari, il 48enne Filippo e del pregiudicato biscegliese Paolo De Gennaro, 31 anni.
Il raid, consumato a breve distanza da un altro agguato mortale avvenuto nel giugno dello stesso anno, aveva insanguinato l'estate biscegliese e terrorizzato per le modalità mafiose dell'esecuzione. I due sicari (uno dei quali in corso di identificazione) agirono in pieno giorno, con volto travisato da casco integrale e muniti di giubbotto antiproiettile. A bordo di un motociclo affiancarono l'autovettura sulla quale Valente viaggiava con la moglie ed esplosero ben diciotto colpi di mitragliatrice.
Le indagini si orientarono subito sui collegamenti con l'omicidio di Matteo De Gennaro, risalente a due mesi prima. Il complesso quadro indiziario , che ha messo in luce un vero e proprio accordo tra l'esecutore materiale (fratello di Matteo De Gennaro) e il reggente del clan barese Capriati per realizzare l'omicidio. Sfruttando i rapporti di natura criminale con il boss, infatti, il giovane killer biscegliese avrebbe chiesto e ottenuto il placet per perpetrare il delitto.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il movente che avrebbe spinto De Gennaro a uccidere Valente sarebbe scaturito da una duplice motivazione: da un lato soddisfare il desiderio di vendetta per la presunzione che egli avesse decretato la sentenza di morte nei confronti del fratello e, dall'altro lato, per affermare la propria personalità criminale nel traffico di sostanze stupefacenti sul territorio. Il benestare del boss Capriati, tradottosi nell'ordine di uccidere Girolamo Valente, avrebbe garantito al sicario la necessaria "protezione" da eventuali successivi atti vendicativi.
Entrambi i destinatari del provvedimento emesso dal Gip di Bari erano già sottoposti a misure cautelari restrittive per altri procedimenti.
Il materiale esecutore dell'omicidio, in particolare, si trovava già agli arresti domiciliari poiché coinvolto nell'operazione "Educazione criminale", eseguita dei Carabinieri della Tenenza di Bisceglie lo scorso 26 febbraio, che portò all'arresto di numerosi pusher locali.
Le complesse indagini, coordinate dalla Luciana Silvestris della Direzione distrettuale antimafia di Bari e da Giuseppe Maralfa, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in relazione all'efferato omicidio che, in quella circostanza, coinvolse anche la moglie della vittima, rimasta lievemente ferita.
Le misure cautelari sono state adottate nei confronti di uno dei "boss" del clan Capriati di Bari, il 48enne Filippo e del pregiudicato biscegliese Paolo De Gennaro, 31 anni.
Il raid, consumato a breve distanza da un altro agguato mortale avvenuto nel giugno dello stesso anno, aveva insanguinato l'estate biscegliese e terrorizzato per le modalità mafiose dell'esecuzione. I due sicari (uno dei quali in corso di identificazione) agirono in pieno giorno, con volto travisato da casco integrale e muniti di giubbotto antiproiettile. A bordo di un motociclo affiancarono l'autovettura sulla quale Valente viaggiava con la moglie ed esplosero ben diciotto colpi di mitragliatrice.
Le indagini si orientarono subito sui collegamenti con l'omicidio di Matteo De Gennaro, risalente a due mesi prima. Il complesso quadro indiziario , che ha messo in luce un vero e proprio accordo tra l'esecutore materiale (fratello di Matteo De Gennaro) e il reggente del clan barese Capriati per realizzare l'omicidio. Sfruttando i rapporti di natura criminale con il boss, infatti, il giovane killer biscegliese avrebbe chiesto e ottenuto il placet per perpetrare il delitto.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il movente che avrebbe spinto De Gennaro a uccidere Valente sarebbe scaturito da una duplice motivazione: da un lato soddisfare il desiderio di vendetta per la presunzione che egli avesse decretato la sentenza di morte nei confronti del fratello e, dall'altro lato, per affermare la propria personalità criminale nel traffico di sostanze stupefacenti sul territorio. Il benestare del boss Capriati, tradottosi nell'ordine di uccidere Girolamo Valente, avrebbe garantito al sicario la necessaria "protezione" da eventuali successivi atti vendicativi.
Entrambi i destinatari del provvedimento emesso dal Gip di Bari erano già sottoposti a misure cautelari restrittive per altri procedimenti.
Il materiale esecutore dell'omicidio, in particolare, si trovava già agli arresti domiciliari poiché coinvolto nell'operazione "Educazione criminale", eseguita dei Carabinieri della Tenenza di Bisceglie lo scorso 26 febbraio, che portò all'arresto di numerosi pusher locali.