Veneziani, ecco perchè agli Imperdonabili riserviamo un posto nella storia
Marcello Veneziani, ospite delle Vecchie Segherie Mastrototaro
venerdì 29 dicembre 2017
8.02
Imperdonabili perché tutti hanno vissuto rapporti conflittuali con il proprio tempo. Tra loro c'è chi è stato esiliato, chi considerato fuori di senno, chi addirittura ucciso per le proprie idee.
Tutti intellettuali inattuali, il che per Marcello Veneziani è garanzia di grandezza, di capacità di vedere con occhio profetico sia il passato che il futuro.
L'incontenibile scrittore, filosofo e giornalista biscegliese nelle oltre 500 pagine di "Imperdonabili" (Marsilio editore, 2017) mette in fila i cento grandi - scrittori, filosofi, poeti, giornalisti, letterati - che hanno segnato la sua vita. Riassume milioni di pagine biografiche e le traduce per il pubblico dei suoi lettori, che da subito invita a non seguire l'ordine di pubblicazione: «ciascuno faccia come crede, legga a caso a partire da dove gli pare».
Moderato dal giornalista e un tempo allievo Michele De Feudis, Veneziani è salito sul palco delle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie - «la libreria più bella d'Italia anche per quello che rappresenta», dice - il 28 dicembre per l'ennesimo appuntamento di Autunno Libri. E ancora una volta, attraverso i suoi scritti, si è raccontato e ha raccontato la sua visione di mondo, anche attraverso le parole degli altri.
«Ho scritto questo libro - spiega - innanzitutto per incontrare questi autori. Fratelli maggiori o fratellastri di cui non sempre condivido le idee, ma che mi mi hanno insegnato a riflettere. L'ho scritto per sentirmi in sintonia spirituale con loro, parte di quello spirito unico che è in fondo l'energia creativa del mondo e che prescinde dai singoli individui».
Personaggi incontrati in carne ed ossa come il maestro Indro Montanelli: «un grande scrittore di giornalismo, più che un giornalista. Uno che andava sul fronte ma restava in hotel e si faceva raccontare dai colleghi quello che avevano visto. Ma all'indomani, quando i reportages venivano pubblicati sui giornali, il suo era sempre il migliore»; personaggi incontrati solo sui libri, di studio o di lettura, come Dante e Walter Benjamin, Leopardi e Dostoevskij, spiriti inquieti e persino assenze profetiche.
A scrittori come Andrea Emo, che non ha mai pubblicato alcuno dei suoi lavori, è dedicata la conclusione, il capitolo - importante - della chiosa. Una sorta di inchino a chi, al suo contrario, si è contenuto sempre con la penna. Veneziani è ammirato: «in un Paese in cui ormai si scrive di più di quanto si legge, chi sceglie di non mettere all'incanto i propri pensieri fa l'atto di libertà più grande».
Imperdonabili ha molte chiavi di lettura e fornisce altrettante valide motivazioni alla lettura. Ha però una pecca che rivela tanto del suo autore: su cento grandi della storia da rivalutare, non inserisce che due donne, Hannah Arendt e Oriana Fallaci, giornaliste. Eppure la storia, che con il gentil sesso non è mai stata clemente, annovera tra le ribelli che hanno lasciato il segno parecchie decine di gonnelle di incredibile spessore. Chi le perdonerà adesso?
Tutti intellettuali inattuali, il che per Marcello Veneziani è garanzia di grandezza, di capacità di vedere con occhio profetico sia il passato che il futuro.
L'incontenibile scrittore, filosofo e giornalista biscegliese nelle oltre 500 pagine di "Imperdonabili" (Marsilio editore, 2017) mette in fila i cento grandi - scrittori, filosofi, poeti, giornalisti, letterati - che hanno segnato la sua vita. Riassume milioni di pagine biografiche e le traduce per il pubblico dei suoi lettori, che da subito invita a non seguire l'ordine di pubblicazione: «ciascuno faccia come crede, legga a caso a partire da dove gli pare».
Moderato dal giornalista e un tempo allievo Michele De Feudis, Veneziani è salito sul palco delle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie - «la libreria più bella d'Italia anche per quello che rappresenta», dice - il 28 dicembre per l'ennesimo appuntamento di Autunno Libri. E ancora una volta, attraverso i suoi scritti, si è raccontato e ha raccontato la sua visione di mondo, anche attraverso le parole degli altri.
«Ho scritto questo libro - spiega - innanzitutto per incontrare questi autori. Fratelli maggiori o fratellastri di cui non sempre condivido le idee, ma che mi mi hanno insegnato a riflettere. L'ho scritto per sentirmi in sintonia spirituale con loro, parte di quello spirito unico che è in fondo l'energia creativa del mondo e che prescinde dai singoli individui».
Personaggi incontrati in carne ed ossa come il maestro Indro Montanelli: «un grande scrittore di giornalismo, più che un giornalista. Uno che andava sul fronte ma restava in hotel e si faceva raccontare dai colleghi quello che avevano visto. Ma all'indomani, quando i reportages venivano pubblicati sui giornali, il suo era sempre il migliore»; personaggi incontrati solo sui libri, di studio o di lettura, come Dante e Walter Benjamin, Leopardi e Dostoevskij, spiriti inquieti e persino assenze profetiche.
A scrittori come Andrea Emo, che non ha mai pubblicato alcuno dei suoi lavori, è dedicata la conclusione, il capitolo - importante - della chiosa. Una sorta di inchino a chi, al suo contrario, si è contenuto sempre con la penna. Veneziani è ammirato: «in un Paese in cui ormai si scrive di più di quanto si legge, chi sceglie di non mettere all'incanto i propri pensieri fa l'atto di libertà più grande».
Imperdonabili ha molte chiavi di lettura e fornisce altrettante valide motivazioni alla lettura. Ha però una pecca che rivela tanto del suo autore: su cento grandi della storia da rivalutare, non inserisce che due donne, Hannah Arendt e Oriana Fallaci, giornaliste. Eppure la storia, che con il gentil sesso non è mai stata clemente, annovera tra le ribelli che hanno lasciato il segno parecchie decine di gonnelle di incredibile spessore. Chi le perdonerà adesso?