Elezioni, per il centrosinistra spunta un outsider: Antonio Belsito
Indiscrezioni sempre più insistenti sulla possibile candidatura a sindaco dello stimato avvocato biscegliese
sabato 14 aprile 2018
15.01
Confronto serrato, nel Partito Democratico e in alcune aree riconducibili a ciò che resta di un centrosinistra biscegliese che più lacerato non si può, per la definizione di una strategia quanto condivisibile e larga a meno di sessanta giorni dal primo turno delle elezioni amministrative fissate per il prossimo 10 giugno. Malgrado il supplemento di tempo concesso alle varie anime belle dalla decisione del ministero degli interni di posticipare l'appuntamento con le comunali una sintesi sembra decisamente complicata.
La partita è stata finora caratterizzata da una serie di prese di posizione: la candidatura di Franco Napoletano, pronto a correre per la settima volta su otto nella storia delle competizioni col sistema maggioritario (l'unica eccezione nel 2006 quando fu candidato, poi eletto, alla Camera dei deputati, restando comunque consigliere comunale), sul quale un altro ex primo cittadino, Francesco Spina, ha messo il cappello, almeno in un primo momento, senza alcuna esitazione, anche al costo di una clamorosa rottura con Vittorio Fata, suo successore alla guida dell'amministrazione e per oltre quattro anni vicesindaco. Come uscire dal guado?
Rumors sempre più insistenti nelle ultime ore sembrerebbero condurre alcune delle parti coinvolte nella discussione a considerare con particolare favore la candidatura dell'avvocato Antonio Belsito. Il giuslavorista biscegliese, professionista apprezzato a livello nazionale, è già stato impegnato attivamente in politica negli anni '90, quando si presentò per ben due volte al giudizio degli elettori. Nel 1995 Belsito, candidato sindaco sostenuto dal Pds, oltre che dalle liste civiche Democrazia e Solidarietà e Insieme per Bisceglie, ottenne il 18.43% risultando escluso (come del resto Napoletano) dal ballottaggio Del Monaco-Lorusso mentre nel 1998, dopo aver saltato l'appuntamento del '96, guidò una coalizione di quattro liste: il Ppi, Rinnovamento Italiano (nelle cui fila risultò eletto Gianni Casella dopo la rottura con Le Torri di Biagio Lorusso) più le civiche Democrazia e Solidarietà e Ambientalisti. Risultato: oltre 6000 voti pari al 19.2%.
La figura di tutto rispetto di Antonio Belsito potrebbe ricompattare un Partito Democratico disunito e alla ricerca dell'identità perduta tra le fughe in avanti di un Francesco Spina che i meglio informati ritengono addirittura disposto a rivedere le sue granitiche convinzioni in merito alla candidatura di Franco Napoletano, le legittime rimostranze di Vittorio Fata, apertamente sostenuto dal parlamentare biscegliese Francesco Boccia e gli auspici unitari dei pontieri del gruppo "Il Pd che vogliamo", cui è destinato l'arduo compito di mediare tra sensibilità troppo distanti fra loro. Il tempo trascorre inesorabile: mentre le altre coalizioni procedono speditamente alla composizione delle liste e presentano diversi punti programmatici, il centrosinistra a Bisceglie continua a brancolare nel buio.
La partita è stata finora caratterizzata da una serie di prese di posizione: la candidatura di Franco Napoletano, pronto a correre per la settima volta su otto nella storia delle competizioni col sistema maggioritario (l'unica eccezione nel 2006 quando fu candidato, poi eletto, alla Camera dei deputati, restando comunque consigliere comunale), sul quale un altro ex primo cittadino, Francesco Spina, ha messo il cappello, almeno in un primo momento, senza alcuna esitazione, anche al costo di una clamorosa rottura con Vittorio Fata, suo successore alla guida dell'amministrazione e per oltre quattro anni vicesindaco. Come uscire dal guado?
Rumors sempre più insistenti nelle ultime ore sembrerebbero condurre alcune delle parti coinvolte nella discussione a considerare con particolare favore la candidatura dell'avvocato Antonio Belsito. Il giuslavorista biscegliese, professionista apprezzato a livello nazionale, è già stato impegnato attivamente in politica negli anni '90, quando si presentò per ben due volte al giudizio degli elettori. Nel 1995 Belsito, candidato sindaco sostenuto dal Pds, oltre che dalle liste civiche Democrazia e Solidarietà e Insieme per Bisceglie, ottenne il 18.43% risultando escluso (come del resto Napoletano) dal ballottaggio Del Monaco-Lorusso mentre nel 1998, dopo aver saltato l'appuntamento del '96, guidò una coalizione di quattro liste: il Ppi, Rinnovamento Italiano (nelle cui fila risultò eletto Gianni Casella dopo la rottura con Le Torri di Biagio Lorusso) più le civiche Democrazia e Solidarietà e Ambientalisti. Risultato: oltre 6000 voti pari al 19.2%.
La figura di tutto rispetto di Antonio Belsito potrebbe ricompattare un Partito Democratico disunito e alla ricerca dell'identità perduta tra le fughe in avanti di un Francesco Spina che i meglio informati ritengono addirittura disposto a rivedere le sue granitiche convinzioni in merito alla candidatura di Franco Napoletano, le legittime rimostranze di Vittorio Fata, apertamente sostenuto dal parlamentare biscegliese Francesco Boccia e gli auspici unitari dei pontieri del gruppo "Il Pd che vogliamo", cui è destinato l'arduo compito di mediare tra sensibilità troppo distanti fra loro. Il tempo trascorre inesorabile: mentre le altre coalizioni procedono speditamente alla composizione delle liste e presentano diversi punti programmatici, il centrosinistra a Bisceglie continua a brancolare nel buio.