Emendamento di Francesca Galizia per la protezione delle lavoratrici del comparto pesca
La parlamentare del Movimento 5 Stelle: «Necessarie maggiori tutele»
giovedì 15 novembre 2018
7.31
La parlamentare giovinazzese del Movimento 5 Stelle Francesca Galizia, eletta alla Camera nel collegio che comprende anche Bisceglie, ha presentato un emendamento in materia di pesca relativo all'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva n° 159 del 2017 del Parlamento europeo, secondo la quale il governo italiano è tenuto, tra le altre cose, ad assicurare che le norme introdotte garantiscano adeguate condizioni di lavoro, idonei standard di salute e sicurezza per i lavoratori nel settore.
L'azione di Galizia ha l'obiettivo di proteggere tutti i pescatori, sia coloro che operano in base a un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro sia tutti gli altri pescatori, senza distinzioni, presenti sul peschereccio.
«Mi è sembrato opportuno, oltre che necessario, rivolgere una particolare attenzione alle donne che operano nel settore della pesca e che rappresentano una quota non più trascurabile in questo settore: i dati parlano di milioni di donne impegnate attivamente in vari segmenti della filiera della pesca e dell'acquacoltura (circa il 20%, fonte Fao)» ha spiegato l'esponente pentastellata.
«Risale al 2012 la nascita della prima cooperativa di pesca al femminile (Bio e Mare) in Italia che rivela una spiccata professionalità, specie con riferimento alle pratiche di sostenibilità ambientale: la cooperativa, infatti, adotta un sistema di pesca sostenibile e rispettoso della fauna marina, pratica la raccolta differenziata a bordo dei pescherecci e segue la stagionalità del mare» ha aggiunto. «Il lavoro delle donne è divenuto ancora più centrale nel comparto ittico, tuttavia la loro presenza resta silente e priva di visibilità. La situazione è aggravata dal fatto che sono impiegate quasi esclusivamente in lavori non qualificati, sottopagati e scarsamente considerati, subendo spesso in tal senso un trattamento salariale che le vede penalizzate rispetto ai colleghi uomini».
L'emendamento è stato introdotto per superare lo storico gap tra i due sessi nella pesca in mare, valorizzando la diversità, il talento, la professionalità femminile nel comparto ittico, attraverso l'adozione di azioni volte al raggiungimento della parità salariale tra uomo e donna come contrasto ad ogni forma di discriminazione.
«Il lavoro delle donne nella pesca non è coperto nemmeno da tutele basilari come la malattia o l'infortunio» ha evidenziato Galizia. «Oggi urge un cambiamento in meglio nella definizione dell'occupazione femminile nella pesca. Le donne devono essere considerate una componente attiva nell'imprenditoria ittica, fuori da stati di lavoro "sommerso" e di "discriminazione" che le riguarda (l'Isfol stima in 1 milione 352 mila - pari al 47,4% del totale dell'occupazione irregolare - le donne coinvolte nel fenomeno del "sommerso" e se si guarda al settore ittico le cifre aumentano considerevolmente)» ha concluso.
L'azione di Galizia ha l'obiettivo di proteggere tutti i pescatori, sia coloro che operano in base a un contratto di lavoro o un rapporto di lavoro sia tutti gli altri pescatori, senza distinzioni, presenti sul peschereccio.
«Mi è sembrato opportuno, oltre che necessario, rivolgere una particolare attenzione alle donne che operano nel settore della pesca e che rappresentano una quota non più trascurabile in questo settore: i dati parlano di milioni di donne impegnate attivamente in vari segmenti della filiera della pesca e dell'acquacoltura (circa il 20%, fonte Fao)» ha spiegato l'esponente pentastellata.
«Risale al 2012 la nascita della prima cooperativa di pesca al femminile (Bio e Mare) in Italia che rivela una spiccata professionalità, specie con riferimento alle pratiche di sostenibilità ambientale: la cooperativa, infatti, adotta un sistema di pesca sostenibile e rispettoso della fauna marina, pratica la raccolta differenziata a bordo dei pescherecci e segue la stagionalità del mare» ha aggiunto. «Il lavoro delle donne è divenuto ancora più centrale nel comparto ittico, tuttavia la loro presenza resta silente e priva di visibilità. La situazione è aggravata dal fatto che sono impiegate quasi esclusivamente in lavori non qualificati, sottopagati e scarsamente considerati, subendo spesso in tal senso un trattamento salariale che le vede penalizzate rispetto ai colleghi uomini».
L'emendamento è stato introdotto per superare lo storico gap tra i due sessi nella pesca in mare, valorizzando la diversità, il talento, la professionalità femminile nel comparto ittico, attraverso l'adozione di azioni volte al raggiungimento della parità salariale tra uomo e donna come contrasto ad ogni forma di discriminazione.
«Il lavoro delle donne nella pesca non è coperto nemmeno da tutele basilari come la malattia o l'infortunio» ha evidenziato Galizia. «Oggi urge un cambiamento in meglio nella definizione dell'occupazione femminile nella pesca. Le donne devono essere considerate una componente attiva nell'imprenditoria ittica, fuori da stati di lavoro "sommerso" e di "discriminazione" che le riguarda (l'Isfol stima in 1 milione 352 mila - pari al 47,4% del totale dell'occupazione irregolare - le donne coinvolte nel fenomeno del "sommerso" e se si guarda al settore ittico le cifre aumentano considerevolmente)» ha concluso.