Emergenza sanitaria, le proposte dei coordinatori territoriali di Italia Viva
Un decalogo per adottare misure «alla veneta» contro il Covid
venerdì 22 maggio 2020
Un decalogo per smarcarsi dalla gestione dell'emergenza sanitaria del Coronavirus operata da Michele Emiliano: Italia Viva Puglia, con una nota firmata dai dodici coordinatori provinciali chiede al governatore di cambiare rotta e di adottare misure «alla veneta» contro il Covid, in particolare favorendo la prassi dei tamponi a tappeto.
Il documento - in pieno stile anti-populista, con critiche e proposte - porta le firme dei dirigenti Ada Fiore e Massimo Toma responsabili a Lecce, e poi di Tiziana Palmisano e Alessio Carbonella (Brindisi), Maria Vittoria Colapietro e Vincenzo Angelini (Taranto), Rosa Cicolella e Aldo Ragni (Foggia), Anna Maria Gentile e Umberto Ceci (Bari), Gabriella Baldini e Ruggero Crudele (Bat). Un decalogo elaborato «con l'ausilio di professionisti del mondo medico e di amministratori locali».
«Finora in Puglia siamo stati accompagnati da una buona dose di fortuna ma questo non significa che si debba sfidare la sorte: solo qualche giorno fa abbiamo assistito ad una sorta di "retromarcia" da parte del governatore, sostenendo per la prima volta l'importanza di uno screening di massa anche e soprattutto nei confronti degli asintomatici» hanno sostenuto i coordinatori provinciali.
«Nelle ultime ore in Puglia ci sono stati nuovi contagi e purtroppo altri decessi. Alcune province risultano ancora fortemente a rischio. Manca ancora una strategia concreta e dettagliata che spieghi come la Puglia affronterà la fase due dal punto di vista sanitario» hanno aggiunto.
Italia Viva Puglia ha individuato una pars costruens, con un decalogo per una ripresa: «Riteniamo indispensabile seguire le indicazioni delle tre T: "Testare, Tracciare, Trattare". Dunque sorveglianza attiva, capacità di fare tamponi e test, indagini epidemiologiche, tracciatura e monitoraggio costante sul territorio dei cittadini più a rischio».
Le linee vanno dal «rafforzare la medicina sul territorio», dando «la possibilità ai medici di base di diventare "sentinelle" e di poter prescrivere autonomamente tamponi» al consentire «ai singoli comuni di organizzare autonomamente, in aggiunta rispetto alla attività espletata dalla Asl, sempre nel pieno rispetto della privacy, iniziative di screening con condivisione degli esiti con la Asl stessa». Ponendosi in continuità con le critiche delle opposizioni, ItaliaViva chiede di «implementare le unità speciali di assistenza territoriale regionali» e «aumentare il numero di tamponi soprattutto nelle strutture ospedaliere, nelle Rsa e Rssa».
Tra i suggerimenti c'è anche la richiesta di fare test sierologici, ritenuti «con i tamponi, gli unici mezzi che abbiamo per valutare la diffusione del virus». La mission dei renziani indica anche tra gli obiettivi la possibilità che i cittadini si sottopongano autonomamente ai test, disponendo l'obbligo informativo del laboratorio verso i medici di base; un monitoraggio delle categorie ad alto rischio («i medici di base, gli odontoiatri, i pediatri di libera scelta inizialmente, e poi tutti i medici che esercitano nelle aree disciplinari più esposte»).
Le ultime tre proposte ricordano l'importanza di una divisione in sicurezza degli ospedali Covid da quelli non Covid, la necessità di «una campagna di sensibilizzazione e informazione a favore delle applicazioni informatiche utili per monitorare i contagi e i contagiati», con il via libera ad app in grado di perimetrare i contagi, e il rilancio della telemedicina.
Il documento - in pieno stile anti-populista, con critiche e proposte - porta le firme dei dirigenti Ada Fiore e Massimo Toma responsabili a Lecce, e poi di Tiziana Palmisano e Alessio Carbonella (Brindisi), Maria Vittoria Colapietro e Vincenzo Angelini (Taranto), Rosa Cicolella e Aldo Ragni (Foggia), Anna Maria Gentile e Umberto Ceci (Bari), Gabriella Baldini e Ruggero Crudele (Bat). Un decalogo elaborato «con l'ausilio di professionisti del mondo medico e di amministratori locali».
«Finora in Puglia siamo stati accompagnati da una buona dose di fortuna ma questo non significa che si debba sfidare la sorte: solo qualche giorno fa abbiamo assistito ad una sorta di "retromarcia" da parte del governatore, sostenendo per la prima volta l'importanza di uno screening di massa anche e soprattutto nei confronti degli asintomatici» hanno sostenuto i coordinatori provinciali.
«Nelle ultime ore in Puglia ci sono stati nuovi contagi e purtroppo altri decessi. Alcune province risultano ancora fortemente a rischio. Manca ancora una strategia concreta e dettagliata che spieghi come la Puglia affronterà la fase due dal punto di vista sanitario» hanno aggiunto.
Italia Viva Puglia ha individuato una pars costruens, con un decalogo per una ripresa: «Riteniamo indispensabile seguire le indicazioni delle tre T: "Testare, Tracciare, Trattare". Dunque sorveglianza attiva, capacità di fare tamponi e test, indagini epidemiologiche, tracciatura e monitoraggio costante sul territorio dei cittadini più a rischio».
Le linee vanno dal «rafforzare la medicina sul territorio», dando «la possibilità ai medici di base di diventare "sentinelle" e di poter prescrivere autonomamente tamponi» al consentire «ai singoli comuni di organizzare autonomamente, in aggiunta rispetto alla attività espletata dalla Asl, sempre nel pieno rispetto della privacy, iniziative di screening con condivisione degli esiti con la Asl stessa». Ponendosi in continuità con le critiche delle opposizioni, ItaliaViva chiede di «implementare le unità speciali di assistenza territoriale regionali» e «aumentare il numero di tamponi soprattutto nelle strutture ospedaliere, nelle Rsa e Rssa».
Tra i suggerimenti c'è anche la richiesta di fare test sierologici, ritenuti «con i tamponi, gli unici mezzi che abbiamo per valutare la diffusione del virus». La mission dei renziani indica anche tra gli obiettivi la possibilità che i cittadini si sottopongano autonomamente ai test, disponendo l'obbligo informativo del laboratorio verso i medici di base; un monitoraggio delle categorie ad alto rischio («i medici di base, gli odontoiatri, i pediatri di libera scelta inizialmente, e poi tutti i medici che esercitano nelle aree disciplinari più esposte»).
Le ultime tre proposte ricordano l'importanza di una divisione in sicurezza degli ospedali Covid da quelli non Covid, la necessità di «una campagna di sensibilizzazione e informazione a favore delle applicazioni informatiche utili per monitorare i contagi e i contagiati», con il via libera ad app in grado di perimetrare i contagi, e il rilancio della telemedicina.