Emozioni «Alla luce del mito»: Marcello Veneziani chiude l'ottava superedizione di Libri nel Borgo Antico
«Il cellulare è il rosario del nostro tempo, la tv il tabernacolo di chissà quale santo. Come distinguere dai falsi un mito vero? Ha la grandezza di farti uscire da te stesso, darti una visione del mondo e proiettarti in una dimensione universale»
lunedì 28 agosto 2017
12.54
Un finale in pieno stile LBA, perché in fondo Marcello Veneziani è l' indiscutibile padrino di Libri nel Borgo Antico.
Il giornalista, siede su un trono di pallet, a detta di Caprarica un po' scomodo perché traballante.
Lui però, poggia i gomiti sui braccioli, si accomoda e rivolge al pubblico un gran sorriso.
Proprio come un vecchio amico che vive lontano ci si vede poco, ma quando una volta all'anno capita di ritrovarsi, è una gran festa.
Marcello Veneziani torna tra le mura del Borgo Antico per parlare del suo ultimo libro "Alla luce del Mito", moderato da suo nipote Gianluca, sorprendentemente simile allo zio tanto da sembrarne il Doppelgänger.
«Quando ho scritto questo libro - sostiene Veneziani - non mi sono riferito esclusivamente a Nietzsche e ad Omero. Sono comparse dinanzi a me delle immagini legate alla mia infanzia, ai miei più vecchi ricordi. Nei miei miti, c'è molta mitologia locale»
Il mito non è che il racconto di un'origine e ognuno di essi parla della fondazione di un mondo e diviene proiezione di un grande passato e di un grande futuro.
Nasciamo con i miti dentro, ma crescendo man mano li dimentichiamo, idealizzando non più quelle figure ancestrali colme di ispirazione, ma fantocci, surrogati.
Da bambini immaginiamo mostri e mondi fantastici poi diveniamo ragionieri, avvocati e imbianchini e perdiamo la capacità di distinguere quello che ci proietta in una dimensione universale da quello che ci non ci permette di vedere al di là del piccolo cortile di casa nostra.
Non è complicato riuscire a distinguere i grandi Miti da quelli fasulli.
Quelli piccoli e passeggeri ti scaraventano nel presente e sopravvivono grazie a chi trae profitto da piccoli momenti di gloria temporanea.
«È il mito a farci comprendere cosa si cela dietro l'interesse personale, -spiega lo scrittore- se non c'è mito resta solo l'interesse personale».
L'ultimo autore della rassegna racconta il suo libro rievocando visioni, suggestioni e vecchi aneddoti popolari, riuscendo a coinvolgere il pubblico che sognante viaggia a ritroso nel tempo.
Quello di Veneziani è un vademecum per affrontare i problemi evitando di guardarli esclusivamente da un unico punto di vista.
Il giornalista conclude dicendo: «In una società in cui i nuovi idoli sono lo smartphone e la pubblicità, spesso ci si dimentica che non siamo il centro del mondo ma piuttosto siamo piccole componenti di una ben più ampia realtà».
Il giornalista, siede su un trono di pallet, a detta di Caprarica un po' scomodo perché traballante.
Lui però, poggia i gomiti sui braccioli, si accomoda e rivolge al pubblico un gran sorriso.
Proprio come un vecchio amico che vive lontano ci si vede poco, ma quando una volta all'anno capita di ritrovarsi, è una gran festa.
Marcello Veneziani torna tra le mura del Borgo Antico per parlare del suo ultimo libro "Alla luce del Mito", moderato da suo nipote Gianluca, sorprendentemente simile allo zio tanto da sembrarne il Doppelgänger.
«Quando ho scritto questo libro - sostiene Veneziani - non mi sono riferito esclusivamente a Nietzsche e ad Omero. Sono comparse dinanzi a me delle immagini legate alla mia infanzia, ai miei più vecchi ricordi. Nei miei miti, c'è molta mitologia locale»
Il mito non è che il racconto di un'origine e ognuno di essi parla della fondazione di un mondo e diviene proiezione di un grande passato e di un grande futuro.
Nasciamo con i miti dentro, ma crescendo man mano li dimentichiamo, idealizzando non più quelle figure ancestrali colme di ispirazione, ma fantocci, surrogati.
Da bambini immaginiamo mostri e mondi fantastici poi diveniamo ragionieri, avvocati e imbianchini e perdiamo la capacità di distinguere quello che ci proietta in una dimensione universale da quello che ci non ci permette di vedere al di là del piccolo cortile di casa nostra.
Non è complicato riuscire a distinguere i grandi Miti da quelli fasulli.
Quelli piccoli e passeggeri ti scaraventano nel presente e sopravvivono grazie a chi trae profitto da piccoli momenti di gloria temporanea.
«È il mito a farci comprendere cosa si cela dietro l'interesse personale, -spiega lo scrittore- se non c'è mito resta solo l'interesse personale».
L'ultimo autore della rassegna racconta il suo libro rievocando visioni, suggestioni e vecchi aneddoti popolari, riuscendo a coinvolgere il pubblico che sognante viaggia a ritroso nel tempo.
Quello di Veneziani è un vademecum per affrontare i problemi evitando di guardarli esclusivamente da un unico punto di vista.
Il giornalista conclude dicendo: «In una società in cui i nuovi idoli sono lo smartphone e la pubblicità, spesso ci si dimentica che non siamo il centro del mondo ma piuttosto siamo piccole componenti di una ben più ampia realtà».