Enrico Letta, un europeista contro venti e maree
L'ex premier disegna il futuro nello splendido scenario delle Vecchie Segherie Mastrototaro
martedì 19 dicembre 2017
10.36
Contribuire al disegno dell'Europa e del mondo futuri: potrebbe essere riassunto così l'attuale impegno di Enrico Letta. Il già primo ministro (e chissà che un giorno...) ha impreziosito con la sua presenza quel contenitore culturale senza eguali che è divenuto il Mondadori Bookstore delle Vecchie Segherie Mastrototaro, un gioiello di cui tutti i biscegliesi possono andar fieri. Riconoscere un vero leader è in fondo un'operazione semplice: il fattore decisivo non è altro che la lungimiranza dei suoi discorsi.
Letta, europeista per formazione e convinzione, ha raccolto le sue considerazioni su questo delicato momento storico in un saggio che fin dal titolo ("Contro venti e maree") non lascia spazio alle anestetiche rassicurazioni sulla solidità dell'Unione: il presidente della Fondazione Jacques Delors è già oltre. «Il futuro dell'Italia è in Europa» non è un mantra da ripetere o peggio uno slogan vuoto. La sua analisi è circostanziata, frutto della capacità di interpretare i fatti attraverso un filtro inutilizzato da quasi tutti gli altri personaggi politici di casa nostra: il grandangolo della visione complessiva di un continente che, ha spiegato Letta, «aveva 500 milioni di abitanti oltre quarant'anni fa quando il pianeta era popolato da tre miliardi di persone e ne avrà sempre 500 milioni quando al mondo saremo in dieci miliardi».
La deriva frammentaria dell'Europa, dalla Brexit (spunto per la stesura del libro) alle vicende catalane passando per l'atteggiamento ritenuto fin troppo chiuso di diversi governi rispetto al tema dell'immigrazione, sarebbe un clamoroso autogol secondo l'ex premier, che ha rimarcato al contrario gli effetti positivi delle situazioni in cui l'Unione si è mostrata compatta, citando l'esempio dell'accordo sul clima sconfessato esclusivamente dagli Stati Uniti, che hanno pagato quella scelta con un inedito isolamento internazionale.
Quanto alla percezione dell'opinione pubblica del nostro paese riguardo l'ostilità delle istituzioni europee nei confronti dell'Italia, Enrico Letta ha letteralmente capovolto la cornice: «Non c'è mai stata una nazione così influente all'interno dell'Unione Europea come l'Italia in questa fase. Tajani è il presidente del parlamento europeo, Mogherini l'alto rappresentante per gli affari esteri e Draghi il governatore della Bce» ha sottolineato.
Le quasi due ore di conversazione con Paola Di Caro, firma autorevole del "Corriere della Sera", sono scivolate gradevolmente, non senza un piccolo appunto a Silvio Berlusconi in merito alle suggestioni su un'ipotesi di doppia moneta. Riguardo la campagna elettorale, la valutazione di Letta è stata schietta: «Mi auguro si faccia sui temi». Come dire: contro venti e maree.
Letta, europeista per formazione e convinzione, ha raccolto le sue considerazioni su questo delicato momento storico in un saggio che fin dal titolo ("Contro venti e maree") non lascia spazio alle anestetiche rassicurazioni sulla solidità dell'Unione: il presidente della Fondazione Jacques Delors è già oltre. «Il futuro dell'Italia è in Europa» non è un mantra da ripetere o peggio uno slogan vuoto. La sua analisi è circostanziata, frutto della capacità di interpretare i fatti attraverso un filtro inutilizzato da quasi tutti gli altri personaggi politici di casa nostra: il grandangolo della visione complessiva di un continente che, ha spiegato Letta, «aveva 500 milioni di abitanti oltre quarant'anni fa quando il pianeta era popolato da tre miliardi di persone e ne avrà sempre 500 milioni quando al mondo saremo in dieci miliardi».
La deriva frammentaria dell'Europa, dalla Brexit (spunto per la stesura del libro) alle vicende catalane passando per l'atteggiamento ritenuto fin troppo chiuso di diversi governi rispetto al tema dell'immigrazione, sarebbe un clamoroso autogol secondo l'ex premier, che ha rimarcato al contrario gli effetti positivi delle situazioni in cui l'Unione si è mostrata compatta, citando l'esempio dell'accordo sul clima sconfessato esclusivamente dagli Stati Uniti, che hanno pagato quella scelta con un inedito isolamento internazionale.
Quanto alla percezione dell'opinione pubblica del nostro paese riguardo l'ostilità delle istituzioni europee nei confronti dell'Italia, Enrico Letta ha letteralmente capovolto la cornice: «Non c'è mai stata una nazione così influente all'interno dell'Unione Europea come l'Italia in questa fase. Tajani è il presidente del parlamento europeo, Mogherini l'alto rappresentante per gli affari esteri e Draghi il governatore della Bce» ha sottolineato.
Le quasi due ore di conversazione con Paola Di Caro, firma autorevole del "Corriere della Sera", sono scivolate gradevolmente, non senza un piccolo appunto a Silvio Berlusconi in merito alle suggestioni su un'ipotesi di doppia moneta. Riguardo la campagna elettorale, la valutazione di Letta è stata schietta: «Mi auguro si faccia sui temi». Come dire: contro venti e maree.