Facebook pagherà le tasse anche in Italia: un successo che porta la firma di Francesco Boccia

Il presidente della commissione Bilancio alla Camera dei Deputati, criticato aspramente quando aveva profetizzato la web tax, ora applaude

giovedì 14 dicembre 2017 8.25
A cura di Serena Ferrara
La web tax è realtà, almeno per Facebook, che per prima in Italia pagherà le tasse per i ricavi realizzati.
Il social network ha deciso di adottare un nuovo modello organizzativo e di avere strutture locali dedicate alle vendite nei Paesi in cui opera. Prima conseguenza di questa scelta è che i ricavi pubblicitari ottenuti in ciascuno stato non saranno più registrati dal quartier generale internazionale di Dublino ma saranno fatturati dalle società locali che operano nei singoli Paesi.

Francesco Boccia applaude.
Il presidente della commissione Bilancio alla Camera, papà della web tax, che da almeno cinque anni si batte affinché i colossi del web paghino Iva e Ires come tutti i concorrenti tradizionali, ha ottenuto un importante risultato dopo le aspre critiche raccolte agli inizi. Ora, che in Italia è in vigore una web tax transitoria, su base volontaria, raccoglie i primi risultati di quella che sembrava un'utopia.

«La webtax è stata una vittoria dal punto di vista culturale - dichiara Francesco Boccia a BisceglieViva. - Quando nel 2012, insieme a molti colleghi del PD, abbiamo iniziato a parlare della necessità di far pagare alle multinazionali del web, Amazon, Apple, Airbnb, Google, Facebook e tante altre, le stesse tasse che pagano i nostri commercianti e le nostre imprese, ci fu una levata di scudi di tutti coloro che volevano tutelare gli interessi dei giganti del web, consentendo loro di continuare ad eludere il fisco italiano. Tutto a scapito di chi le tasse le ha sempre pagate regolarmente e di tutte quelle attività, come i negozi 'tradizionali', che subivano il dominio incontrastato, esentasse, delle Over the Top (Ott).

Da qui l'appellativo di webtax, quasi fosse un dispregiativo, quasi fosse una nuova tassa. Altro non è, invece, che il tentativo di mettere sullo stesso piano, con le stesse regole, il mondo online e quello offline. Non possono esserci due universi paralleli, con regole diverse sul fisco, sui diritti, sulla concorrenza, sulla privacy, sul lavoro, altrimenti è evidente che ci sarà sempre uno che vince e uno che perde. E come accade in questi casi, il più forte, di solito, ha la meglio. Nessuno mette in dubbio i vantaggi offerti dalla rete e dalle tecnologie, ma la politica ha il dovere di regolare questo fenomeno. È una questione di equità.

Oggi la storia ci sta dando ragione: Google ha una sede italiana, Apple è italiana. Facebook, ieri ha deciso di passare con una decisione globale ad una 'struttura di vendita locale', iniziando così a contabilizzare i ricavi pubblicitari nel Paese in cui li realizza. È l'accettazione, nei fatti, del concetto di stabile organizzazione che, al tempo dell'economia digitale resta la strada maestra per garantire equità fiscale tra mondo online e offline. Tra una multinazionale del web e il commerciante sotto casa.

Una piccola nota di orgoglio. La decisione di Facebook mi fa ancora più piacere perché l'interlocuzione con i vertici dell'azienda americana, inizialmente avversa alla webtax, è passata anche da Bisceglie. Richard Allan, Vice Presidente Public Policy Facebook in Europa, Medio Oriente e Africa, e Delphine Reyre, Responsabile Public Policy Europa di Facebook, sono stati i protagonisti delle giornate di DigithON, nel 2016 e nel 2017, nei castelli di Trani, Barletta e nelle Vecchie Segherie Mastrototaro».