Fermo pesca, Coldiretti Puglia: «Estero l'80% del prodotto sulle nostre tavole»
Muraglia: «Le modalità attuali rischiano di dare un ulteriore impulso alle importazioni»
sabato 26 giugno 2021
Il fermo pesca obbligatorio e continuativo per le unità che utilizzano reti a strascico a divergenti, sfogliare rapidi e reti gemelle a divergenti è stato definito, per i compartimenti marittimi da Manfredonia a Bari (e quindi per le acque di Bisceglie) dal 31 luglio al 29 agosto. Il decreto firmato dal sottosegretario alle politiche agricole e forestali, Francesco Battistoni, ha stabilito anche che le marinerie da Trieste ad Ancona dovranno interrompere le attività dal 31 luglio al 5 settembre mentre il blocco sarà in vigore dal 16 agosto al 14 settembre nel tratto compreso fra San Benedetto del Tronto e Termoli (di particolare interesse per le imprese biscegliesi del settore). Stop dal 6 settembre al 5 ottobre fra Brindisi e Gaeta, risalendo da sud verso il Tirreno; fino all'11 luglio (è in corso dal 12 giugno) tra Roma e Civitavecchia; dal 4 ottobre al 2 novembre fra Livorno e Imperia.
Una sosta forzata per il pesce fresco a tavola proprio nelle fasi in cui il comparto ittico ha fatto registrare segnali di ripresa, con l'aumento dei consumi pari al 15% (e in particolare dei prodotti freschi per il 28.5%).
Coldiretti ImpresaPesca Puglia ha sottolineato come, oltre al fermo obbligatorio, gli armatori dovranno rispettare un ulteriore periodo d'interruzione temporanea obbligatoria dai 18 ai 26 giorni a seconda della grandezza delle imbarcazioni.
«Il fermo pesca risponde ad un esigenza ambientale del mare per la ripopolazione della risorsa marina, ma l'allungamento dei giorni di fermo rischia di mettere a repentaglio la redditività delle imprese pesca che dovrebbero poter gestire tutto il periodo di fermo in maniera autonoma, garantendo un abbassamento della pressione di pesca, ma lasciando l'interruzione della pesca alle specifiche esigenze delle imprese» hanno spiegato da Coldiretti. «Tale meccanismo eviterebbe, tra l'altro, l'arrivo sulle tavole dei pugliesi nel periodo estivo - di grande richiesta di pescato per i ristoranti - di prodotti di provenienza estera senza che i consumatori ne siano consapevoli».
Secondo Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia, «con le modalità attuali del fermo pesca si rischia di dare un ulteriore impulso alle importazioni, considerato che già in periodi ordinari provengono dall'estero 8 pesci su 10 che finiscono sulle tavole. Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell'informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l'obbligo dell'indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria "carta del pesce". Passi in avanti sono stati fatti sull'etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall'indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato» ha affermato, denunciando quanto il crollo delle attività di trattorie, ristoranti e agriturismi abbia avuto un effetto negativo a valanga sulla pesca con le marinerie pugliesi che hanno subìto una perdita di valore di oltre 30 milioni di euro.
La flotta peschereccia pugliese, in base ai dati forniti da Coldiretti, avrebbe perso oltre 1/3 delle imprese e 18 mila posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, che conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, il sud Barese, il Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.
«Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni» hanno evidenziato da Coldiretti Puglia. «La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Il consiglio è di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere l'area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c'è l'obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell'alimento è accompagnata dalla designazione "decongelato"».
Una sosta forzata per il pesce fresco a tavola proprio nelle fasi in cui il comparto ittico ha fatto registrare segnali di ripresa, con l'aumento dei consumi pari al 15% (e in particolare dei prodotti freschi per il 28.5%).
Coldiretti ImpresaPesca Puglia ha sottolineato come, oltre al fermo obbligatorio, gli armatori dovranno rispettare un ulteriore periodo d'interruzione temporanea obbligatoria dai 18 ai 26 giorni a seconda della grandezza delle imbarcazioni.
«Il fermo pesca risponde ad un esigenza ambientale del mare per la ripopolazione della risorsa marina, ma l'allungamento dei giorni di fermo rischia di mettere a repentaglio la redditività delle imprese pesca che dovrebbero poter gestire tutto il periodo di fermo in maniera autonoma, garantendo un abbassamento della pressione di pesca, ma lasciando l'interruzione della pesca alle specifiche esigenze delle imprese» hanno spiegato da Coldiretti. «Tale meccanismo eviterebbe, tra l'altro, l'arrivo sulle tavole dei pugliesi nel periodo estivo - di grande richiesta di pescato per i ristoranti - di prodotti di provenienza estera senza che i consumatori ne siano consapevoli».
Secondo Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia, «con le modalità attuali del fermo pesca si rischia di dare un ulteriore impulso alle importazioni, considerato che già in periodi ordinari provengono dall'estero 8 pesci su 10 che finiscono sulle tavole. Per non cadere in inganni pericolosi per la salute occorre garantire la trasparenza dell'informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l'obbligo dell'indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria "carta del pesce". Passi in avanti sono stati fatti sull'etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall'indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato» ha affermato, denunciando quanto il crollo delle attività di trattorie, ristoranti e agriturismi abbia avuto un effetto negativo a valanga sulla pesca con le marinerie pugliesi che hanno subìto una perdita di valore di oltre 30 milioni di euro.
La flotta peschereccia pugliese, in base ai dati forniti da Coldiretti, avrebbe perso oltre 1/3 delle imprese e 18 mila posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, che conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, il sud Barese, il Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.
«Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni» hanno evidenziato da Coldiretti Puglia. «La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Il consiglio è di verificare sul bancone l'etichetta, che per legge deve prevedere l'area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c'è l'obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell'alimento è accompagnata dalla designazione "decongelato"».