«Forte affetto e solidarietà verso chi lotta ancora con dignità e coraggio contro questo "mostro"»

La gratitudine di Francesco Spina, già Sindaco di Bisceglie, nei confronti del personale del "Vittorio Emanuele II": «Chi ha la fortuna di superare questi momenti ha l'obbligo di testimoniare»

sabato 14 novembre 2020 8.50
La notizia della sua positività al Covid aveva suscitato reazioni e riflessioni ed è stata seguita da decine di messaggi di solidarietà e auguri di pronta guarigione. Francesco Spina, già Sindaco di Bisceglie, è ora negativizzato: l'uomo politico ha lasciato l'ospedale "Vittorio Emanuele II" nelle scorse ore e ha voluto rendere pubblica la testimonianza di quanto vissuto, cogliendo l'opportunità per rivolgere dei sentiti ringraziamenti.

Finalmente a casa! Per scelta non ho mai usato il mio profilo Facebook per manifestare le mie emozioni più intime e personali, limitandomi al suo uso in senso istituzionale e politico. Questa volta è diverso: venerdì mi hanno dimesso dopo due settimane dall'ospedale, dove ero stato ricoverato per le complicazioni relative al maledetto Covid.
L'evoluzione favorevole e il miglioramento immediato del mio stato di salute mi consentono ora, non solo di poter rivolgere un pensiero di forte affetto e solidarietà verso chi lotta ancora con dignità e coraggio contro questo "mostro", ma anche di manifestare la mia gratitudine verso gli straordinari operatori sanitari del nostro ospedale biscegliese, un vero centro di eccellenza nazionale per le malattie infettive e per il Covid in particolare.

La macchina organizzativa costituita da medici, infermieri, operatori sanitari e assistenti in generale è di assoluta qualità e, soprattutto, dotata di grande professionalità e umanità, tanto da far dimenticare ai pazienti le tute e le maschere che li circondano. Questa "macchina umana" lotta con ogni sforzo possibile, in condizioni chiaramente complicate, che ricordano le immagini della guerra.

L'intuizione "in tempi non sospetti" di far diventare l'ospedale biscegliese centro specializzato Covid si sta rivelando non solo opportuna e giusta sul piano della strategia aziendale Asl e delle prospettive di sviluppo del nostro ospedale, ma anche una vera necessità di sopravvivenza per molti pazienti della nostra comunità provinciale. Non posso non complimentarmi, quindi, dopo essere stato testimone diretto dall'altra parte della barricata, che la politica spesso non vede, col Direttore generale Alessandro Delle Donne e col direttore del presidio ospedaliero di Bisceglie Andrea Sinigaglia. Un ringraziamento sento di farlo con il cuore al presidente della Regione e amico Michele Emiliano, che ha telefonato ogni sera per chiedermi come stessi, preoccupato per il mio stato di salute, e che nelle ore drammatiche e di angoscia del mio ricovero ha rasserenato con più telefonate personali Patrizia e i miei figli che erano, chiaramente, impauriti e disorientati dall'incertezza della situazione e della sua evoluzione. Un ringraziamento particolare alle centinaia e centinaia di amici e conoscenti che mi hanno dato il coraggio fin dal primo momento, con il loro affetto e con i loro messaggi, per lottare con serenità e per sottopormi con umilta' e dignità alle cure e competenti terapie ospedaliere.

Il messaggio finale va a coloro che hanno avuto la fortuna di non incappare nel "mostro": massima attenzione e precauzioni al massimo con mascherine, distanziamento e amuchina. Non è un virus normale, è un virus infido: non avevo sintomi, ma stava coinvolgendo sia pure inizialmente il sistema polmonare e solo la mia premura di sottopormi al test, pur stando già in quarantena obbligatoria per una pregressa positività di un collega, mi ha consentito di scoprirlo per tempo. Chi ha la fortuna di superare questi momenti ha l'obbligo di testimoniare e, soprattutto, ha l'obbligo di essere solidale nella massima espressione possibile, che è quella di donare le sacche di plasma immunizzato che possono servire a salvare la vita nei casi più gravi. Io lo farò appena i medici lo riterranno possibile, e solleciterò tutti quelli che guariscono a fare lo stesso».