«Gestite le vostre paure e tutto tornerà come prima»

Una riflessione del dottor Gianni Ferrucci, psicologo e dirigente Asl Bt

lunedì 16 marzo 2020 9.42
A cura di dottor Gianni Ferrucci
Beh, credevamo di averne viste tante... ma questa è davvero difficile.

Nella vita ho imparato che ogni problema, visto in modo diverso, può diventare una "opportunità di soluzione", un segnale che qualcosa deve cambiare. Lo dico spesso anche ai miei pazienti. Certo, quello ce ci sta succedendo può però rappresentare un'occasione per prendere coscienza della nostra vulnerabilità, di tutto quello che abbiamo costruito fino ad oggi con tanti sacrifici. Forse dovremmo prenderlo come un grande segnale della necessità di rivedere la nostra vita e la nostra quotidianità in modo differente.

Diciamocelo in tutta franchezza: se non moriamo di Coronavirus rischieremo comunque di morire di autodistruzione, di altre gravi e diffusissime malattie o, ancora peggio, di quella grave, sottovalutata, comune malattia che è l'aridità sentimentale. Come ci ha insegnato Freud, solo il "lutto" ci aiuta a comprendere il vero significato della vita e la sua importanza. Solo la "paura della morte" ci dà la possibilità di svegliarci la mattina e ringraziare ogni giorno per esserci.

Ecco cosa penso: abbiamo la grande occasione di prendere coscienza che viviamo in una società malata nel profondo anche da prima del virus. Questa è l'opportunità per non continuare a crederci eterni ma per riscoprire che esiste un'altra dimensione oltre quella "esterna": la dimensione interna, quella spirituale, quella più vicina al cuore, quella che sta nella nostra casa, nella nostra famiglia.

Cosa stiamo imparando? Stiamo imparando che la vita è fragile e precaria, che non tutto è così scontato e controllabile come accendere un pc, inviare un sms, scrivere un post. Il virus ci sta insegnando una cosa fondamentale: la necessità di un grande cambiamento. Del nostro concetto di libertà, del nostro rapporto col lavoro, della relatività del potere economico.
E quando capiremo che potremmo essere immuni fisicamente ma mai psicologicamente, ecco: solo allora potremmo dire di aver davvero vinto.