Il 4 novembre ha perso la magia. I ricordi (e i rimpianti) di Aldo Zecchillo

Il titolare della Nascente: «Il monumento al Milite ignoto è ormai solo un luogo di bivacco»

sabato 4 novembre 2017 0.35
Il 4 novembre, nella memoria di chi ha vissuto gli anni '50 e '60, era un evento. Solenne, marciante, incuteva rispetto, alimentava il senso patrio, insegnava la sacralità di certe commemorazioni.
Oggi, ricorda Aldo Zecchillo, titolare della storica mercercia La Nascente, la Giornata delle Forze Armate e dell'Unità Nazionale è una formalità priva di senso. E sotto la lapide del "Milite Ignoto", c'è solamente chi bivacca, canticchia, smangiucchia.

«Ricordo... quando ero parte, con le altre scolaresche, di quel corteo che dal palazzo del municipio sfilava fino all'Altare della Patria, nella villa comunale.
Grembiuli neri e bianchi tutti con tanto di fiocco al collo, ognuno ispezionato dalla testa ai piedi, affinché fossimo in perfetto ordine. In mano la bandierina tricolore. La banda suonava ripetutamente "l'Inno del Piave e Fratelli d'Italia.
In quel giorno, il 4 novembre, ci sentivamo tutti "fratelli". Uniti a chi aveva combattuto per la libertà e la giustizia e a chi, per gli stessi ideali, aveva perso la vita.
Era una giornata speciale. C'erano le autorità civili e militari, i reduci di guerra con gli stendardi pieni di medaglie e il comizio di commemorazione. A noi ragazzi, in particolare, era rivolto l'accorato appello di far tesoro di quei valori conquistati con enormi sacrifici e di trasmettere alle future generazioni il significato di questa giornata.
Ricordo che nel tragitto era d'obbligo, e lo è tutt'ora, la sosta davanti alla lapide del Milite Ignoto in via Cardinale Dell'Olio e al suono della tromba era richiesto a tutti il massimo silenzio. Guai a chi fiatava prima che il Sindaco, dopo aver toccato la corona col nastro tricolore per controllare che fosse perfetta avesse dato appunto consenso per sistemarla appena sotto quella lapide.
Nulla lasciava immaginare che un domani, ormai adulti, alcuni di noi sarebbero saliti su quel palco a rinnovare ufficialmente quel rito e...questo, per forza di cose, è avvenuto.
Nel frattempo, io comune mortale, ogni volta che passo sotto quella lapide, abbasso lo sguardo in senso riverenziale.
Sento ancora di dover sempre e infinitamente ringraziare quegli eroi, come quando, passando davanti ad una chiesa, ti viene spontaneo fare il segno della croce.
Provo una rabbia infernale però quando la sera, sotto il monumento al Milite Ignoto vedo gente bivaccare, ballare e cantare. I locali fanno a gara con i complessini a tutto volume per accaparrarsi quanto più spazio possibile, quanta più gente possibile. Tutti ignorano il monumento e il suo significato.
La lapide è divenuta ormai un semplice elemento di arredo urbano. Il muro in pietra, freddo e austero, sul quale è stata fissata, è stato abbellito e illuminato a festa per poter svolgere al meglio il nuovo ruolo che di fatto, quei ragazzi di una volta, miei compagni di corteo, gli hanno ultimamente assegnato.
Sembrerebbe che qui da noi la Storia abbia fallito la sua missione. Mi chiedo se meritiamo i sacrifici di quei poveri "eroi". Fossi dei loro, oggi mi sentirei umiliato e gravemente offeso, persino deriso.
Da qualche anno, ricordare solennemente il 4 novembre, oggi Giornata delle Forze Armate e dell'Unità Nazionale, è per noi biscegliesi solo un atto formale.
Ma io, che non capisco perché forse sto invecchiando, continuo a chiedermi se quel che avviene ai piedi della lapide è proprio lecito. Se lo avete capito, aiutatemi voi».