Il centrodestra ritrova l'unità per le provinciali
I rappresentanti territoriali di partiti e movimenti dell'area hanno sottoscritto un'intesa
sabato 22 settembre 2018
9.48
Non solo l'espressione di una candidatura unitaria ma la presentazione di una lista forte e rappresentativa dell'intera coalizione. Il centrodestra della Bat sembra aver ritrovato un'intesa a poco più di un mese dalla scadenza delle elezioni provinciali, consultazione di secondo livello frutto dei pasticci perpetrati dalla confusa legge Del Rio (normativa pavida che ha ridotto le competenze degli enti senza cancellarli del tutto).
Malgrado gli sconquassi al confine con la sesta provincia, proprio nelle ore in cui si è consumata, in quella Corato che avrebbe potuto far parte della Bat, la rottura fra il sindaco dimissionario Massimo Mazzilli e il gruppo guidato dal suo ex principale sponsor Gino Perrone, le cinque sigle che, con le dovute proporzioni, contribuiscono alla causa del centrodestra sul territorio hanno sottoscritto un'intesa chiara: niente più accordi "istituzionali" fra sindaci ma l'elezione di un consiglio provinciale composto soprattutto da consiglieri comunali.
Il patto che portò, nel 2016, Nicola Giorgino a rilevare il testimone da Francesco Spina è roba superata, non foss'altro per il ricordo della beffarda situazione che seguì il celebre documento firmato dall'ex sindaco di Bisceglie, nel 2014, con Benedetto Fucci, nel quale Spina s'impegnò a restare nel campo del centrodestra per poi passare, nel giro di pochissimi mesi, al ruolo di coordinatore provinciale di tre liste civiche a sostegno del presidente della regione Puglia Michele Emiliano...
Questa volta Fucci (che rappresenta Noi con l'Italia, cioè Raffaele Fitto), Luigi De Mucci di Forza Italia, il tranese Raimondo Lima di Fratelli d'Italia, il barlettano Antonio Campana (segretario provinciale della Lega contestato per i recenti ingressi nel movimento di qualche anima vagante fra vari schieramenti) ed Egidio Fasanella (del Popolo Idea e Libertà di Gaetano Quagliariello) vogliono fare sul serio.
La partita potrebbe essere aperta. Tenendo conto che, senza alcun dubbio, gli eletti del Movimento 5 Stelle non si presenteranno al voto in quanto non riconoscono l'istituto delle province (si asterranno perciò i componenti della maggioranza consiliare di Canosa che esprime il sindaco Roberto Morra, il biscegliese Enzo Amendolagine, l'andriese Coratella e gli altri rappresentanti pentastellati nelle assemblee cittadine) bisognerà comprendere quale atteggiamento seguirà il Partito Democratico, che tanto per fare un esempio a Bisceglie non si capisce se sia rappresentato da Francesco Spina o da Vittorio Fata. Non che non si dormi la notte a causa di questo equivoco ma un pizzico di chiarezza non guasterebbe.
Quale sarà il comportamento delle maggioranze civiche attualmente al governo di Bisceglie e Barletta? I gruppi che sostengono Angelantonio Angarano e Mino Cannito potrebbero risultare decisivi coi loro voti. Il centrodestra, sulla carta, parte in vantaggio calcolando i coefficienti dei consiglieri di maggioranza di Andria, Minervino, San Ferdinando, Trinitapoli e Spinazzola, i cinque comuni che guida; se Canosa è pentastellata, Trani e Margherita esprimono giunte di centrosinistra, sebbene Bernardo Lodispoto, sindaco salinaro, non faccia parte del Partito Democratico. La partita potrebbe essere aperta, sempre che interessi a qualcuno oltre che alla rediviva coalizione di centrodestra.
Malgrado gli sconquassi al confine con la sesta provincia, proprio nelle ore in cui si è consumata, in quella Corato che avrebbe potuto far parte della Bat, la rottura fra il sindaco dimissionario Massimo Mazzilli e il gruppo guidato dal suo ex principale sponsor Gino Perrone, le cinque sigle che, con le dovute proporzioni, contribuiscono alla causa del centrodestra sul territorio hanno sottoscritto un'intesa chiara: niente più accordi "istituzionali" fra sindaci ma l'elezione di un consiglio provinciale composto soprattutto da consiglieri comunali.
Il patto che portò, nel 2016, Nicola Giorgino a rilevare il testimone da Francesco Spina è roba superata, non foss'altro per il ricordo della beffarda situazione che seguì il celebre documento firmato dall'ex sindaco di Bisceglie, nel 2014, con Benedetto Fucci, nel quale Spina s'impegnò a restare nel campo del centrodestra per poi passare, nel giro di pochissimi mesi, al ruolo di coordinatore provinciale di tre liste civiche a sostegno del presidente della regione Puglia Michele Emiliano...
Questa volta Fucci (che rappresenta Noi con l'Italia, cioè Raffaele Fitto), Luigi De Mucci di Forza Italia, il tranese Raimondo Lima di Fratelli d'Italia, il barlettano Antonio Campana (segretario provinciale della Lega contestato per i recenti ingressi nel movimento di qualche anima vagante fra vari schieramenti) ed Egidio Fasanella (del Popolo Idea e Libertà di Gaetano Quagliariello) vogliono fare sul serio.
La partita potrebbe essere aperta. Tenendo conto che, senza alcun dubbio, gli eletti del Movimento 5 Stelle non si presenteranno al voto in quanto non riconoscono l'istituto delle province (si asterranno perciò i componenti della maggioranza consiliare di Canosa che esprime il sindaco Roberto Morra, il biscegliese Enzo Amendolagine, l'andriese Coratella e gli altri rappresentanti pentastellati nelle assemblee cittadine) bisognerà comprendere quale atteggiamento seguirà il Partito Democratico, che tanto per fare un esempio a Bisceglie non si capisce se sia rappresentato da Francesco Spina o da Vittorio Fata. Non che non si dormi la notte a causa di questo equivoco ma un pizzico di chiarezza non guasterebbe.
Quale sarà il comportamento delle maggioranze civiche attualmente al governo di Bisceglie e Barletta? I gruppi che sostengono Angelantonio Angarano e Mino Cannito potrebbero risultare decisivi coi loro voti. Il centrodestra, sulla carta, parte in vantaggio calcolando i coefficienti dei consiglieri di maggioranza di Andria, Minervino, San Ferdinando, Trinitapoli e Spinazzola, i cinque comuni che guida; se Canosa è pentastellata, Trani e Margherita esprimono giunte di centrosinistra, sebbene Bernardo Lodispoto, sindaco salinaro, non faccia parte del Partito Democratico. La partita potrebbe essere aperta, sempre che interessi a qualcuno oltre che alla rediviva coalizione di centrodestra.