«Il familismo è nel dna degli italiani». Marco Lillo e il caso Consip alle Vecchie Segherie Mastrototaro

Il giornalista de Il fatto quotidiano racconta a Bisceglie genesi e sviluppi del best-seller "Di padre in figlio"

lunedì 31 luglio 2017 13.09
A cura di Vito Troilo
Il giornalismo d'inchiesta non è certo rassicurante. Lo ha confermato l'ospite della conversazione di domenica 30 luglio nello splendido scenario delle Vecchie Segherie Mastrototaro. Marco Lillo, punta de "Il fatto quotidiano", ha raccontato a un pubblico numeroso e letteralmente rapito la genesi e gli sviluppi del suo best-seller "Di padre in figlio", dialogando con la moderatrice Lia Storelli e Mattia Giuramento, impeccabile nel fornire ulteriore supporto alla già elevata qualità della serata.

«Marco Lillo è divenuto protagonista della stessa inchiesta alla quale ha dedicato questo libro» ha affermato il giornalista biscegliese di Sky Tg24, introducendo l'aspetto più balzano della vicenda: di solito sono le questioni giudiziarie a fornire spunti letterari, al contrario di quanto accaduto in questo caso.

Il lavoro di Lillo riguardo le attività della Consip, centrale pubblica degli acquisti, è "soltanto" un'analisi dei rapporti tra manager, come Luigi Marroni, incaricati di gestire bandi e appalti per circa 80 miliardi di euro l'anno, alcuni settori della politica ed esponenti della grande imprenditoria italiana. «Vado oltre le carte e lo ritengo necessario perché altrimenti saremmo appiattiti sul lavoro dei magistrati» ha affermato il cronista di origini calabresi, spiegando con questa semplice frase per quale motivo l'inchiesta Consip sia ritenuta poco interessante (eufemismo) da quasi tutti i più importanti media.

L'autore ha rimarcato il legame strettissimo fra Tiziano Renzi e suo figlio Matteo in merito a questioni di interesse generale come le gare, per un importo complessivo di 2.7 miliardi di euro, nelle quali è coinvolto l'imprenditore Alfredo Romeo, presso il quale l'intermediario Carlo Russo avrebbe speso proprio il nome del papà dell'ex premier. «Non capisco per quale motivo Renzi padre non abbia querelato il presunto millantatore» la secca considerazione del giornalista.

Spazio alla valutazione del momentum politico: «Matteo Renzi, molto vicino al nostro giornale nella fase in cui si è accreditato come "rottamatore", ha saputo scalare caparbiamente il Partito Democratico. Una volta riuscito a conquistare il potere non ha mantenuto le promesse, non è andato oltre il "giglio magico" e ha segnato il passo». Ma qual è, in fondo, la chiave di volta? «Il familismo è nel dna di questa nazione» ha aggiunto Lillo, citando Leon Battista Alberti. «Tra stato e famiglia l'italiano sceglie sempre la famiglia» ha concluso.
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