Il lato nascosto delle commemorazioni della strage di Capaci
Giovanni Bianconi racconta gli ultimi giorni di Giovanni Falcone
giovedì 22 febbraio 2018
07.30
Un libro nato in occasione del 25° anniversario della strage di Capaci, lo scorso anno, per ricordare a tutte le voci che acclamavano l'eroe Giovanni Falcone quello che aveva dovuto subire in vita il magistrato. Questa la motivazione che Giovanni Bianconi, giornalista del Corriere della Sera, ha fornito in occasione dell'incontro organizzato dal Circolo dei lettori - Presidio del Libro di Bisceglie presso le Vecchie Segherie quando gli è stato chiesto perché avesse pubblicato "L'Assedio - Troppi nemici per Giovanni Falcone", edito nel 2017 da Einaudi.
Il giornalista, moderato dal professor Raffaele Tatulli, docente di lettere presso il Liceo "da Vinci" di Bisceglie, ha raccontato chi fosse il magistrato che aveva conosciuto personalmente negli anni in cui aveva vissuto a Roma e quanto fosse consapevole del suo destino: «Giovanni Falcone era una persona curiosa, divertente e spiritosa - ha raccontato - e a Roma aveva ritrovato una certa libertà e tranquillità che vivendo a Palermo aveva perduto. Si sentiva più sicuro, e per questo aveva ricominciato a fare cose che in Sicilia non poteva più fare, ma si sbagliava: Riina aveva ordinato di ucciderlo anche quando viveva a Roma, solo i sicari che non potevano fare un gesto eclatante, e quindi ci hanno rinunciato».
L'autore ha cercato di spiegare ai giovani studenti che sedevano di fronte a lui la differenza tra il personaggio Giovanni Falcone e la persona, per far comprendere cosa effettivamente avesse affrontato negli anni immediatamente successivi all'istruzione del maxi-processo durante i quali anche suoi colleghi lo hanno attaccato con lo scopo di allontanarlo dalla lotta alla criminalità organizzata. In poco più di un'ora di chiacchierata il giornalista è stato in grado non solo di delineare il profilo dell'uomo che stava dietro l'eroe di cui tutti hanno parlato nelle commemorazioni dello scorso 23 maggio, ma anche di parlare ad ampio spettro dell'Italia di ieri e di oggi, attraverso gli episodi che hanno condizionato e condizionano la vita quotidiana dei cittadini, fornendo opinioni sempre rette da argomentazioni e fatti reali, senza lo scopo di convincere nessuno. La conversazione è stata piuttosto interessante e stimolante, al punto che alcuni studenti e alcuni docenti hanno posto direttamente delle domande all'ospite, per entrare ancora più nell'argomento trattato.
«È secondo me importante che dei ragazzi che hanno solo sentito parlare di Giovanni Falcone facciano propria la sua storia, perché questa è la storia del nostro Paese e ha contribuito a cambiarlo profondamente. È bene conoscere e capire questa storia perché ci sono evidenti rimandi nel presente e non possono essere ignorati» ha concluso il giornalista.
Il giornalista, moderato dal professor Raffaele Tatulli, docente di lettere presso il Liceo "da Vinci" di Bisceglie, ha raccontato chi fosse il magistrato che aveva conosciuto personalmente negli anni in cui aveva vissuto a Roma e quanto fosse consapevole del suo destino: «Giovanni Falcone era una persona curiosa, divertente e spiritosa - ha raccontato - e a Roma aveva ritrovato una certa libertà e tranquillità che vivendo a Palermo aveva perduto. Si sentiva più sicuro, e per questo aveva ricominciato a fare cose che in Sicilia non poteva più fare, ma si sbagliava: Riina aveva ordinato di ucciderlo anche quando viveva a Roma, solo i sicari che non potevano fare un gesto eclatante, e quindi ci hanno rinunciato».
L'autore ha cercato di spiegare ai giovani studenti che sedevano di fronte a lui la differenza tra il personaggio Giovanni Falcone e la persona, per far comprendere cosa effettivamente avesse affrontato negli anni immediatamente successivi all'istruzione del maxi-processo durante i quali anche suoi colleghi lo hanno attaccato con lo scopo di allontanarlo dalla lotta alla criminalità organizzata. In poco più di un'ora di chiacchierata il giornalista è stato in grado non solo di delineare il profilo dell'uomo che stava dietro l'eroe di cui tutti hanno parlato nelle commemorazioni dello scorso 23 maggio, ma anche di parlare ad ampio spettro dell'Italia di ieri e di oggi, attraverso gli episodi che hanno condizionato e condizionano la vita quotidiana dei cittadini, fornendo opinioni sempre rette da argomentazioni e fatti reali, senza lo scopo di convincere nessuno. La conversazione è stata piuttosto interessante e stimolante, al punto che alcuni studenti e alcuni docenti hanno posto direttamente delle domande all'ospite, per entrare ancora più nell'argomento trattato.
«È secondo me importante che dei ragazzi che hanno solo sentito parlare di Giovanni Falcone facciano propria la sua storia, perché questa è la storia del nostro Paese e ha contribuito a cambiarlo profondamente. È bene conoscere e capire questa storia perché ci sono evidenti rimandi nel presente e non possono essere ignorati» ha concluso il giornalista.