Il Pci di Bisceglie critica il "Decreto dignità" del governo
Secondo i componenti della sezione di via Cialdini non sarebbe altro che «un'occasione mancata»
giovedì 5 luglio 2018
15.45
Una critica pesante e sferzante. La rivolgono alla maggioranza id governo Lega-Movimento 5 Stelle i componenti della sezione "Antonio Gramsci" di Bisceglie del Partito Comunista Italiano.
«In un periodo fatto di proclami, se da un lato c'era chi prometteva cinquemila posti di lavoro, dall'altro c'era chi a livello nazionale garantiva una vera e propria rivoluzione del jobs act. Ad oggi non abbiamo né un posto di lavoro in più e né garanzie sulla stabilità dei contratti di lavoro.
Il decreto dignità emanato dal governo "gialloverde" delude le promesse fatte in campagna elettorale.
Dov'è l'introduzione del reddito di cittadinanza? Dov'è l'eliminazione del precariato? Dov'è l'abolizione della legge Fornero?
Diversamente da quanto fatto, la lotta alla precarietà deve essere condotta colpendo le reali radici del fenomeno, ovvero quelle situazioni in cui i lavoratori, pur avendone diritto, non hanno copertura previdenziale, non si vedono applicare il contratto collettivo e sono costretti ad accettare contratti irregolari per lavorare. Queste, infatti, sono le condizioni in cui versano e di questo passo, con questo decreto, continueranno a versare centinaia di migliaia di lavoratori. Non ha alcun senso iniziare la battaglia contro la precarietà partendo dal contratto a termine e dalla somministrazione di lavoro.
La soluzione sarebbe semplice ed indolore: abolire totalmente o tuttalpiù limitare al massimo la fase di transizione verso la stabilizzazione del singolo lavoratore. Riteniamo sulla base dei primi interventi fatti da questo governo che l'agenda politica debba concentrarsi sul diritto al lavoro e sulla tutela dei più deboli piuttosto che sull'odio razziale e la paura del diverso».
«In un periodo fatto di proclami, se da un lato c'era chi prometteva cinquemila posti di lavoro, dall'altro c'era chi a livello nazionale garantiva una vera e propria rivoluzione del jobs act. Ad oggi non abbiamo né un posto di lavoro in più e né garanzie sulla stabilità dei contratti di lavoro.
Il decreto dignità emanato dal governo "gialloverde" delude le promesse fatte in campagna elettorale.
Dov'è l'introduzione del reddito di cittadinanza? Dov'è l'eliminazione del precariato? Dov'è l'abolizione della legge Fornero?
Diversamente da quanto fatto, la lotta alla precarietà deve essere condotta colpendo le reali radici del fenomeno, ovvero quelle situazioni in cui i lavoratori, pur avendone diritto, non hanno copertura previdenziale, non si vedono applicare il contratto collettivo e sono costretti ad accettare contratti irregolari per lavorare. Queste, infatti, sono le condizioni in cui versano e di questo passo, con questo decreto, continueranno a versare centinaia di migliaia di lavoratori. Non ha alcun senso iniziare la battaglia contro la precarietà partendo dal contratto a termine e dalla somministrazione di lavoro.
La soluzione sarebbe semplice ed indolore: abolire totalmente o tuttalpiù limitare al massimo la fase di transizione verso la stabilizzazione del singolo lavoratore. Riteniamo sulla base dei primi interventi fatti da questo governo che l'agenda politica debba concentrarsi sul diritto al lavoro e sulla tutela dei più deboli piuttosto che sull'odio razziale e la paura del diverso».