Importante convegno sull'Alzheimer promosso da Universo Salute
Emersa la necessità di adottare modalità specifiche di cura
sabato 5 maggio 2018
18.42
Si è svolto sabato 5 maggio, in mattinata, presso presso l'Unità di Riabilitazione Alzheimer di Universo Salute - Opera Don Uva, il convegno sul tema "Competenze del MMG nella gestione della demenza".
L'apertura dei lavori è stata caratterizzata dai saluti di Paolo Telesforo, amministratore delegato di Universo Salute, del dottor Vincenzo Coviello, direttore sanitario della sede di Bisceglie di Universo Salute, del dottor Luigi Di Bisceglie, direttore dell'area riabilitazione extraospedaliera Universo Salute e del dottor Pietro Schino, presidente dell'associazione Alzheimer di Bari. A seguire, gli interventi del dottor Emanuele Barracchia, responsabile dell'unità riabilitazione Alzheimer Universo Salute e della dottoressa Katia Pinto, psicologa dell'unità riabilitazione Alzheimer Universo Salute. Ha moderato Mario Lucio Dell'Orco, medico di medicina generale di Bisceglie.
Il convegno (che ha attribuito 4 crediti ECM rivolti a medici e psicologi), con il patrocinio di Alzheimer Italia - Bari e dell'Ordine dei Medici, è stato organizzato in collaborazione con l'Area Comunicazione di Universo Salute - Opera Don Uva.
La malattia di Alzheimer e le altre demenze possono essere devastanti non solo per il soggetto che ne è colpito ma anche per la famiglia che cura il malato. Diversi sono gli istituti di ricerca, nazionali ed internazionali, impegnati nello studio di tale patologia. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel suo Piano Globale di Azione per la Salute Mentale ha dichiarato la demenza uno dei 7 disturbi neuropsichiatrici prioritari, in vista di poterne ridurre l'inadeguatezza di trattamento nei Paesi con scarse risorse. Nel Rapporto 2016, l'ADI, Alzheimer Deseas International, ha stimato che attualmente le persone affette da demenza siano 35,6 milioni in tutto il mondo e questo numero è destinato a raddoppiare nei prossimi 20 anni: si prevedono 65,7 milioni di malati nel 2030 e 115,4 milioni nel 2050.
In Puglia sono stimati a tutto il 2010 circa 45.000 casi ed in Provincia di Bari 8.000, di cui circa 2000 solo nell'hinterland.
Nell'insieme tali dati dimostrano che l'Alzheimer rappresenta una delle più significative crisi socio-sanitarie del XXI secolo che, tuttavia, potrebbe essere controllata attraverso la messa in atto di strategie di cura ed intervento precoci. La ricerca dimostra l'importanza di sostenere i costi e i vantaggi della diagnosi precoce e degli interventi dei servizi socio-assistenziali sin dalle prime fasi della malattia.
La maggiore attenzione dedicata oggi alla malattia è solo un primo piccolo passo verso la creazione di una rete socio-assistenziale per i malati e le loro famiglie che spesso si ritrovano da sole a dover gestire il carico di un'assistenza sfibrante anche perché i piani socio-sanitari non hanno ancora preso atto della necessità di un'inversione di rotta dalla "cure" alla "care" (dal "curare" al "prendersi cura").
L'associazione Alzheimer Bari associata alla Federazione Alzheimer Italia nasce, nel 2002, per opera di un gruppo di familiari desiderosi di aiutare chi si viene a trovare in gravi difficoltà sociosanitarie, perché colpito direttamente e non dalla malattia, e su sollecitazione di Ignazio Schino, giornalista e scrittore pugliese che, colpito dall'Alzheimer, ne ha compreso appieno le necessità divulgative per incrementare la istituzione di una rete di servizi assistenziali.
«La famiglia - ha affermato il presidente dell'associazione dottor Pietro Schino - non può essere lasciata sola a gestire i numerosi problemi della vita di ogni giorno e a fronteggiare una malattia che attualmente si può trattare, ma non guarire. A tal riguardo, un dato scoraggiante è che oggi in Italia otto famiglie su dieci si fanno carico dei costi dell'assistenza al paziente che viene spesso curato a casa, poiché i servizi assistenziali e sanitari per questo tipo di patologie sono molto scarsi soprattutto per la fascia di popolazione medio-bassa che non può accedere ai servizi privati».
Gli effetti della demenza sulla famiglia sono stati chiaramente evidenziati da studi che in diversi contesti socio-assistenziali hanno valutato le conseguenze dei sintomi e dei diversi stadi di malattia sul "caregiver". I risultati concordano nell'affermare che i disturbi del comportamento (aggressività, agitazione psico-motoria, vagabondaggio), dell'umore (depressione e apatia) e i sintomi psicotici (allucinazioni e deliri) rappresentano la principale fonte di stress per i caregivers e, comportando un incremento del carico assistenziale, costituiscono una delle principali cause di istituzionalizzazione del malato.
«Emerge, dunque - ha affermato la dottoressa Katia Pinto, neuropsicologa e vicepresidente di Alzheimer Bari - la necessità di individuare modalità specifiche di cura, con un approccio assistenziale adeguato, metodologie valutative efficaci, formazione del personale, collaborazione con le famiglie e utilizzo di ambienti adeguati. L'Unità di Riabilitazione Alzheimer di Bisceglie nata nel 2002 permette alla famiglia di poter tenere il proprio caro a casa il più tempo possibile gestendo i disturbi comportamentali in modalità protetta».
L'apertura dei lavori è stata caratterizzata dai saluti di Paolo Telesforo, amministratore delegato di Universo Salute, del dottor Vincenzo Coviello, direttore sanitario della sede di Bisceglie di Universo Salute, del dottor Luigi Di Bisceglie, direttore dell'area riabilitazione extraospedaliera Universo Salute e del dottor Pietro Schino, presidente dell'associazione Alzheimer di Bari. A seguire, gli interventi del dottor Emanuele Barracchia, responsabile dell'unità riabilitazione Alzheimer Universo Salute e della dottoressa Katia Pinto, psicologa dell'unità riabilitazione Alzheimer Universo Salute. Ha moderato Mario Lucio Dell'Orco, medico di medicina generale di Bisceglie.
Il convegno (che ha attribuito 4 crediti ECM rivolti a medici e psicologi), con il patrocinio di Alzheimer Italia - Bari e dell'Ordine dei Medici, è stato organizzato in collaborazione con l'Area Comunicazione di Universo Salute - Opera Don Uva.
La malattia di Alzheimer e le altre demenze possono essere devastanti non solo per il soggetto che ne è colpito ma anche per la famiglia che cura il malato. Diversi sono gli istituti di ricerca, nazionali ed internazionali, impegnati nello studio di tale patologia. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel suo Piano Globale di Azione per la Salute Mentale ha dichiarato la demenza uno dei 7 disturbi neuropsichiatrici prioritari, in vista di poterne ridurre l'inadeguatezza di trattamento nei Paesi con scarse risorse. Nel Rapporto 2016, l'ADI, Alzheimer Deseas International, ha stimato che attualmente le persone affette da demenza siano 35,6 milioni in tutto il mondo e questo numero è destinato a raddoppiare nei prossimi 20 anni: si prevedono 65,7 milioni di malati nel 2030 e 115,4 milioni nel 2050.
In Puglia sono stimati a tutto il 2010 circa 45.000 casi ed in Provincia di Bari 8.000, di cui circa 2000 solo nell'hinterland.
Nell'insieme tali dati dimostrano che l'Alzheimer rappresenta una delle più significative crisi socio-sanitarie del XXI secolo che, tuttavia, potrebbe essere controllata attraverso la messa in atto di strategie di cura ed intervento precoci. La ricerca dimostra l'importanza di sostenere i costi e i vantaggi della diagnosi precoce e degli interventi dei servizi socio-assistenziali sin dalle prime fasi della malattia.
La maggiore attenzione dedicata oggi alla malattia è solo un primo piccolo passo verso la creazione di una rete socio-assistenziale per i malati e le loro famiglie che spesso si ritrovano da sole a dover gestire il carico di un'assistenza sfibrante anche perché i piani socio-sanitari non hanno ancora preso atto della necessità di un'inversione di rotta dalla "cure" alla "care" (dal "curare" al "prendersi cura").
L'associazione Alzheimer Bari associata alla Federazione Alzheimer Italia nasce, nel 2002, per opera di un gruppo di familiari desiderosi di aiutare chi si viene a trovare in gravi difficoltà sociosanitarie, perché colpito direttamente e non dalla malattia, e su sollecitazione di Ignazio Schino, giornalista e scrittore pugliese che, colpito dall'Alzheimer, ne ha compreso appieno le necessità divulgative per incrementare la istituzione di una rete di servizi assistenziali.
«La famiglia - ha affermato il presidente dell'associazione dottor Pietro Schino - non può essere lasciata sola a gestire i numerosi problemi della vita di ogni giorno e a fronteggiare una malattia che attualmente si può trattare, ma non guarire. A tal riguardo, un dato scoraggiante è che oggi in Italia otto famiglie su dieci si fanno carico dei costi dell'assistenza al paziente che viene spesso curato a casa, poiché i servizi assistenziali e sanitari per questo tipo di patologie sono molto scarsi soprattutto per la fascia di popolazione medio-bassa che non può accedere ai servizi privati».
Gli effetti della demenza sulla famiglia sono stati chiaramente evidenziati da studi che in diversi contesti socio-assistenziali hanno valutato le conseguenze dei sintomi e dei diversi stadi di malattia sul "caregiver". I risultati concordano nell'affermare che i disturbi del comportamento (aggressività, agitazione psico-motoria, vagabondaggio), dell'umore (depressione e apatia) e i sintomi psicotici (allucinazioni e deliri) rappresentano la principale fonte di stress per i caregivers e, comportando un incremento del carico assistenziale, costituiscono una delle principali cause di istituzionalizzazione del malato.
«Emerge, dunque - ha affermato la dottoressa Katia Pinto, neuropsicologa e vicepresidente di Alzheimer Bari - la necessità di individuare modalità specifiche di cura, con un approccio assistenziale adeguato, metodologie valutative efficaci, formazione del personale, collaborazione con le famiglie e utilizzo di ambienti adeguati. L'Unità di Riabilitazione Alzheimer di Bisceglie nata nel 2002 permette alla famiglia di poter tenere il proprio caro a casa il più tempo possibile gestendo i disturbi comportamentali in modalità protetta».