Intervista a Monsignor D'Ascenzo a un anno dalla sua ordinazione episcopale
L'arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie: «Ci saranno dei cambiamenti a diversi livelli»
sabato 12 gennaio 2019
18.15
A un anno dalla sua ordinazione episcopale, monsignor Leonardo d'Ascenzo ha voluto tracciare un bilancio del cammino svolto finora nella diocesi di Barletta-Trani-Bisceglie, in vista della solenne concelebrazione che si svolgerà lunedì in cattedrale.
Era il 14 gennaio 2018, quando l'allora rettore del Pontificio Collegio Leoniano, ricevette l'incarico episcopale nel palazzetto dello sport di Velletri da monsignor Vincenzo Apicella, vescovo della Diocesi di Velletri-Segni. Il motto scelto per il suo ministero fu un passo del Vangelo di Luca: "Messis quidem multa" (Lc 10,2), quello dove Gesù, dice ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe".
«Sono ancora in una "fase di conoscenza" della comunità ecclesiale e credo che ci vorrà ancora del tempo» – ha dichiarato in un incontro con la stampa, fatta riunire in occasione del suo primo anniversario episcopale.
Tanti buoni propositi da condividere con la comunità: per l'arcivescovo le parole d'ordine sono cambiamento e condivisione. «Questo è un cammino da vivere insieme. Cercherò di entrare gradualmente nel cammino di questa chiesa e attuare dei processi così come ci indica Papa Francesco. Essendo una Chiesa in cammino è quindi una Chiesa in continuo cambiamento per adattarsi al progetto di Dio anche in rapporto ai mutamenti della società».
Cambiamenti «non preventivabili – ha specificato D'Ascenzo - e che potranno avvenire a diversi livelli come gli uffici di parroco, di vicario parrocchiale, di direttore, di un ambito particolare della pastorale o altri ambiti che necessitano di un adeguamento. In particolare, le priorità nella chiesa diocesana di Trani, sono la conseguenza delle indicazioni date dal libro sinodale. Innanzitutto, un camminare in comunione, insieme per essere attenti ai bisogni che abbiamo attorno a noi. Una frase che qualche tempo fa dicevo in un'omelia in occasione della festa diocesana è "meglio camminare insieme mettendo in comunione le nostre povertà piuttosto che camminare in modo isolato e individuale in nome delle ricchezze».
Non sono mancate, infine, le sue prime impressioni sulla comunità diocesana: «Ciò che mi ha colpito maggiormente è il tipo di relazione che ho avuto con tutti, mi hanno fatto sentire a casa ancor prima di arrivare».
Era il 14 gennaio 2018, quando l'allora rettore del Pontificio Collegio Leoniano, ricevette l'incarico episcopale nel palazzetto dello sport di Velletri da monsignor Vincenzo Apicella, vescovo della Diocesi di Velletri-Segni. Il motto scelto per il suo ministero fu un passo del Vangelo di Luca: "Messis quidem multa" (Lc 10,2), quello dove Gesù, dice ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe".
«Sono ancora in una "fase di conoscenza" della comunità ecclesiale e credo che ci vorrà ancora del tempo» – ha dichiarato in un incontro con la stampa, fatta riunire in occasione del suo primo anniversario episcopale.
Tanti buoni propositi da condividere con la comunità: per l'arcivescovo le parole d'ordine sono cambiamento e condivisione. «Questo è un cammino da vivere insieme. Cercherò di entrare gradualmente nel cammino di questa chiesa e attuare dei processi così come ci indica Papa Francesco. Essendo una Chiesa in cammino è quindi una Chiesa in continuo cambiamento per adattarsi al progetto di Dio anche in rapporto ai mutamenti della società».
Cambiamenti «non preventivabili – ha specificato D'Ascenzo - e che potranno avvenire a diversi livelli come gli uffici di parroco, di vicario parrocchiale, di direttore, di un ambito particolare della pastorale o altri ambiti che necessitano di un adeguamento. In particolare, le priorità nella chiesa diocesana di Trani, sono la conseguenza delle indicazioni date dal libro sinodale. Innanzitutto, un camminare in comunione, insieme per essere attenti ai bisogni che abbiamo attorno a noi. Una frase che qualche tempo fa dicevo in un'omelia in occasione della festa diocesana è "meglio camminare insieme mettendo in comunione le nostre povertà piuttosto che camminare in modo isolato e individuale in nome delle ricchezze».
Non sono mancate, infine, le sue prime impressioni sulla comunità diocesana: «Ciò che mi ha colpito maggiormente è il tipo di relazione che ho avuto con tutti, mi hanno fatto sentire a casa ancor prima di arrivare».