L'addio commosso della città a Gigi, tra gli ospiti icona della Casa Divina Provvidenza
Le esequie sono state celebrate martedì 23 maggio nella basilica di San Giuseppe
mercoledì 24 maggio 2017
Non conoscevo Gigi se non per averlo incrociato per strada come molti di voi.
Lo incontravo, gli sorridevo se mi chiamava "mamma" ed ogni volta, non riconoscendomi nel ruolo, gli chiedevo: "io"?
Ad un cenno di si con la testa, lo abbracciavo con la mente, sapendo che il suo pensiero panico sulla maternità era meraviglioso.
Per la sua libertà provavo un pizzico di invidia e molta più tenerezza.
Ho letto i post che, all'indomani della dipartita di questo storico ospite della Casa Divina Provvidenza, medici, infermieri volontari, amministratori hanno lasciato in memoria di Luigi Ventini, le cui esequie sono state celebrate di mattina, il 23 maggio, nella Basilica di San Giuseppe.
Alla cerimonia, mi riferiscono, c'erano oltre cento persone.
Fra le tante attestazioni di affetto che hanno popolato le bacheche Facebook dei biscegliesi, una le riassume tutte con la dovuta nostalgia.
È quella del maestro d'arte Tomas Di Terlizzi, che con gli ospiti della CDP da anni porta avanti l'utopistico progetto del gruppo dei "Camalioni".
Il nome fu coniato per caso da Gigi e resterà il suo dono artistico alla città. Un dono di luce, bianco come la summa dei colori che si dispongono senza gerarchia a fare festa tra gli oggetti e sulla tela.
«Non era mai fermo - scrive Di Terlizzi, autore della fotografia a corredo di questo articolo. - In quel suo fazzoletto bianco segno della pacifica resa della ragione e del suo essere emozione, modellava infinite volte il mantra di "si bell assai".
GIGI la bellezza la conosceva. Ricordo le domeniche alla messa di don Salvino, libero di essere ciò che era, di esprimere con ogni parte di se se stesso sorprendendo in dolcezza, cercava le carezze, le persone, gli abbracci, conosceva così bene la bellezza che ha dato il nome al nostro laboratorio i Camalioni.
GIGI aveva la capacità di capire nel profondo chi aveva di fronte,senza filtri nell'immediatezza di quel momento, Amava la musica e qui da noi ci veniva per ascoltarla,infinite volte l ho visto emozionarsi ed irrequieto dileguarsi per la forza di quella emozione.
Ci mancherà la sua bellezza, il suo portare anarchia,il suo punzecchiare con parole affilate tutt'altro che prive di senso, lui GIGI che ha capito che per essere amato doveva diventare un icona di questo non luogo,ed è grazie a lui e tutti quelli come lui che questo posto ha ancora il sapore di una comunità, buon viaggio GIGI, noi ti portiamo nel cuore, lo stesso con cui questo lavoro lo facciamo ogni giorno».
Lo incontravo, gli sorridevo se mi chiamava "mamma" ed ogni volta, non riconoscendomi nel ruolo, gli chiedevo: "io"?
Ad un cenno di si con la testa, lo abbracciavo con la mente, sapendo che il suo pensiero panico sulla maternità era meraviglioso.
Per la sua libertà provavo un pizzico di invidia e molta più tenerezza.
Ho letto i post che, all'indomani della dipartita di questo storico ospite della Casa Divina Provvidenza, medici, infermieri volontari, amministratori hanno lasciato in memoria di Luigi Ventini, le cui esequie sono state celebrate di mattina, il 23 maggio, nella Basilica di San Giuseppe.
Alla cerimonia, mi riferiscono, c'erano oltre cento persone.
Fra le tante attestazioni di affetto che hanno popolato le bacheche Facebook dei biscegliesi, una le riassume tutte con la dovuta nostalgia.
È quella del maestro d'arte Tomas Di Terlizzi, che con gli ospiti della CDP da anni porta avanti l'utopistico progetto del gruppo dei "Camalioni".
Il nome fu coniato per caso da Gigi e resterà il suo dono artistico alla città. Un dono di luce, bianco come la summa dei colori che si dispongono senza gerarchia a fare festa tra gli oggetti e sulla tela.
«Non era mai fermo - scrive Di Terlizzi, autore della fotografia a corredo di questo articolo. - In quel suo fazzoletto bianco segno della pacifica resa della ragione e del suo essere emozione, modellava infinite volte il mantra di "si bell assai".
GIGI la bellezza la conosceva. Ricordo le domeniche alla messa di don Salvino, libero di essere ciò che era, di esprimere con ogni parte di se se stesso sorprendendo in dolcezza, cercava le carezze, le persone, gli abbracci, conosceva così bene la bellezza che ha dato il nome al nostro laboratorio i Camalioni.
GIGI aveva la capacità di capire nel profondo chi aveva di fronte,senza filtri nell'immediatezza di quel momento, Amava la musica e qui da noi ci veniva per ascoltarla,infinite volte l ho visto emozionarsi ed irrequieto dileguarsi per la forza di quella emozione.
Ci mancherà la sua bellezza, il suo portare anarchia,il suo punzecchiare con parole affilate tutt'altro che prive di senso, lui GIGI che ha capito che per essere amato doveva diventare un icona di questo non luogo,ed è grazie a lui e tutti quelli come lui che questo posto ha ancora il sapore di una comunità, buon viaggio GIGI, noi ti portiamo nel cuore, lo stesso con cui questo lavoro lo facciamo ogni giorno».