L'anima del commercio a Bisceglie: tutto quello che c'è da sapere su un business antichissimo
Luca De Ceglia narra per Confcommercio le più curiose storie di fiere e mercati, bar e attività produttive a Bisceglie
venerdì 8 dicembre 2017
Un pensiero natalizio a quella che è ormai l'anima universale del Natale: il commercio.
Lo scrittore giornalista Luca De Ceglia torna a spulciare carte d'archivio e cartoline, libri e giornali, realizzando per Confcommercio Bisceglie un quaderno che rende omaggio all'intera categoria: "L'anima del commercio a Bisceglie".
La pubblicazione freschissima di stampa, vanta forse il più ricco corpus di cartoline postali loghi e lettere di imprese locali della prima metà del '900 mai pubblicato e guarda a Bisceglie con occhio "largo", paragonandola, nelle diverse epoche storiche, alle vicine città di Trani, Barletta, Andria.
Le prime battute del libro, che non è in vendita ma sarà distribuito in una prossima presentazione ai partecipanti, sono dedicate alle origini del commercio organizzato, che risalgono al Medioevo. De Ceglia riporta che già nel '400 i commercianti preferivano Bisceglie – dove si svolgeva un mercato il lunedì – ad altre piazze, per giro d'affari in grado di generare.
Il commercio ambulante, che trovava la sua massima espressione nelle fiere annuali che attiravano grandi masse di acquirenti, viveva all'epoca una stagione d'oro. Si andò invece ad affievolire nel tempo, con la nascita di nuove formule di acquisto, cosicché ai primi dell'800, delle 62 fiere provinciali del Mezzogiorno, non sopravvissero che due appuntamenti a Bisceglie (a gennaio e a luglio, in occasione della settimana dedicata ai Santi Martiri), tre a Trani ed uno a Barletta.
Attività commerciali molto più recenti sono i bar, cui De Ceglia dedica diverse pagine di questo prezioso quaderno storico, ricordando che nel 1883 a Bisceglie esistevano appena quattro "caffè e sorbetterie": Generoso De Pasquale e Bartolomeo Tarantini sulla via per Molfetta, Biagio Di Terlizzi in strada del Teatro e Tommaso Simone a Porta Zappino.
Il legame tra Bisceglie e il gelato, ci fa scoprire però l'autore, è molto più antico. De Ceglia riporta che nel 1775 il dott. Filippo Baldini di Bisceglie, pubblicò il primo libro della storia dedicato interamente al gelato. "De Sorbetti", dividendo in tre categorie il gelato (subacidi, aromatici e lattiginosi), evidenziava di ciascun preparato l'efficacia sulla salute e l'effetto sulle diverse patologie.
Interessanti anche le pagine che l'autore dedicata agli anni della panificazione "segreta", che seguirono all'introduzione della legge 1002/56 che imponeva determinati requisiti tecnici per gli impianti di panificazione e il possesso di una licenza rilasciata dalla Camera di Commercio. Il fenomeno, duramente represso anche a Bisceglie, si manifestò fino alla prima metà degli anni '60.
De Ceglia non dimentica poi che Bisceglie fu leader nella produzione di imballaggi, in particolar modo le cassette in legno, usate dai tanti esportatori di uva da tavola presenti sul territorio e noti in tutta Europa per intraprendenza e qualità dei prodotti esportati.
L'ultima pagina l'autore la dedica però ad un personaggio illuminato: Domenico Antonio Tupputi, che, in quanto nobile, avrebbe potuto limitarsi ad amministrare le rendite dei suoi terreni. E invece il marchese fu tra i maggiori imprenditori a studiare e sperimentare sul campo i metodi della coltivazione del cotone. Di larghe vedute e appassionato di agricoltura, il marchese Tupputi contava di contribuire, con la "bambagia", a risollevare le sorti economiche del Regno di Napoli.
Tale fu il suo impegno che Bisceglie, nel 1907, riuscì a costituire un Consorzio Pugliese fra i negozianti di cotoni e filati.
Poi, come tante attività economiche che avevano reso celebre la città nel Sud Italia e oltre, anche questa andò scemando fino a diventare astratta memoria d'archivio.
Lo scrittore giornalista Luca De Ceglia torna a spulciare carte d'archivio e cartoline, libri e giornali, realizzando per Confcommercio Bisceglie un quaderno che rende omaggio all'intera categoria: "L'anima del commercio a Bisceglie".
La pubblicazione freschissima di stampa, vanta forse il più ricco corpus di cartoline postali loghi e lettere di imprese locali della prima metà del '900 mai pubblicato e guarda a Bisceglie con occhio "largo", paragonandola, nelle diverse epoche storiche, alle vicine città di Trani, Barletta, Andria.
Le prime battute del libro, che non è in vendita ma sarà distribuito in una prossima presentazione ai partecipanti, sono dedicate alle origini del commercio organizzato, che risalgono al Medioevo. De Ceglia riporta che già nel '400 i commercianti preferivano Bisceglie – dove si svolgeva un mercato il lunedì – ad altre piazze, per giro d'affari in grado di generare.
Il commercio ambulante, che trovava la sua massima espressione nelle fiere annuali che attiravano grandi masse di acquirenti, viveva all'epoca una stagione d'oro. Si andò invece ad affievolire nel tempo, con la nascita di nuove formule di acquisto, cosicché ai primi dell'800, delle 62 fiere provinciali del Mezzogiorno, non sopravvissero che due appuntamenti a Bisceglie (a gennaio e a luglio, in occasione della settimana dedicata ai Santi Martiri), tre a Trani ed uno a Barletta.
Attività commerciali molto più recenti sono i bar, cui De Ceglia dedica diverse pagine di questo prezioso quaderno storico, ricordando che nel 1883 a Bisceglie esistevano appena quattro "caffè e sorbetterie": Generoso De Pasquale e Bartolomeo Tarantini sulla via per Molfetta, Biagio Di Terlizzi in strada del Teatro e Tommaso Simone a Porta Zappino.
Il legame tra Bisceglie e il gelato, ci fa scoprire però l'autore, è molto più antico. De Ceglia riporta che nel 1775 il dott. Filippo Baldini di Bisceglie, pubblicò il primo libro della storia dedicato interamente al gelato. "De Sorbetti", dividendo in tre categorie il gelato (subacidi, aromatici e lattiginosi), evidenziava di ciascun preparato l'efficacia sulla salute e l'effetto sulle diverse patologie.
Interessanti anche le pagine che l'autore dedicata agli anni della panificazione "segreta", che seguirono all'introduzione della legge 1002/56 che imponeva determinati requisiti tecnici per gli impianti di panificazione e il possesso di una licenza rilasciata dalla Camera di Commercio. Il fenomeno, duramente represso anche a Bisceglie, si manifestò fino alla prima metà degli anni '60.
De Ceglia non dimentica poi che Bisceglie fu leader nella produzione di imballaggi, in particolar modo le cassette in legno, usate dai tanti esportatori di uva da tavola presenti sul territorio e noti in tutta Europa per intraprendenza e qualità dei prodotti esportati.
L'ultima pagina l'autore la dedica però ad un personaggio illuminato: Domenico Antonio Tupputi, che, in quanto nobile, avrebbe potuto limitarsi ad amministrare le rendite dei suoi terreni. E invece il marchese fu tra i maggiori imprenditori a studiare e sperimentare sul campo i metodi della coltivazione del cotone. Di larghe vedute e appassionato di agricoltura, il marchese Tupputi contava di contribuire, con la "bambagia", a risollevare le sorti economiche del Regno di Napoli.
Tale fu il suo impegno che Bisceglie, nel 1907, riuscì a costituire un Consorzio Pugliese fra i negozianti di cotoni e filati.
Poi, come tante attività economiche che avevano reso celebre la città nel Sud Italia e oltre, anche questa andò scemando fino a diventare astratta memoria d'archivio.