Carlo Cottarelli protagonista a Libri nel Borgo Antico
L'ex commissario alla spending review ha presentato il suo libro "I sette peccati capitali dell'economia italiana"
sabato 25 agosto 2018
14.42
Tra gli ospiti più (in)discussi della prima serata della nona edizione di Libri nel Borgo Antico un posto di rilievo l'ha occupato certamente Carlo Cottarelli. In un largo Castello gremito, il noto economista ha presentato "I sette peccati capitali dell'economia italiana" (Feltrinelli).
Alle orecchie di chi ne ha ascoltato la presentazione, "I sette peccati capitali dell'economia italiana" non sembra un semplice libro: nella disposizione dei capitoli, nel modo in cui le discussioni sono argomentate il testo assume i contorni di un vademecum, un manuale attraverso cui Cottarelli spinge il lettore a migliorarsi e - di conseguenza - migliorare la comunità attorno a sé.
Perché, se questo paese non funziona, il problema va cercato ancor prima nei cittadini: nasce così il concetto di "peccato capitale". Con l'ottima moderazione del docente e giornalista Lino Patruno, Carlo Cottarelli ha cercato di ricostruire passo dopo passo i peccati capitali, sette secondo il suo conteggio, che hanno portato l'Italia, nel giro di dieci anni, ad un vero e proprio collasso economico.
Primo peccato, l'evasione fiscale: «Se io evado, faccio del bene a me stesso ma non alla collettività» ha detto Cottarelli, aggiugendo: «L'evasione fiscale in Italia è un problema serissimo, se negli ultimi decenni fosse stata anche solo un ottavo più bassa ora avremmo un debito pubblico più basso della Germania». La soluzione al problema è da ricercarsi, oltre che in un sistema scolastico che poco tramanda ai propri alunni ciò che è bene e ciò che è male («Incomincerei a insegnare a scuola che evadere le tasse fa male»), in un sistema burocratico che, specialmente in Italia, complica ulteriormente il lavoro a piccoli e grandi imprenditori: «in Italia ci sono troppi burocrati che rendono il sistema fin troppo complesso» ha commentato Cottarelli, aggiungendo come «alcuni paesi siano diventati meno malfamati di altri semplificando le proprie leggi».
Ma non è l'evasione fiscale l'unico peccato capitale da combattere: nel quarto capitolo del libro Cottarelli parla di giustizia. È ampia la parentesi che l'economista apre sull'argomento: «Noi italiani siamo molto più litigiosi di altri Paesi» ha ammesso, «ogni anno cominciamo cause civili a volte inutili, rallentando così un sistema già lento di suo», ha aggiunto. Sotto questo punto di vista, il problema non è solo da ricercarsi nella facile possibilità che chiunque ha nell'aprire una causa («Da noi aprire un processo costa meno di altri paesi e quindi tutti possono farlo»), ma anche - e a detta di Cottarelli soprattutto - nella lentezza con cui il sistema italiano gestisce ogni singolo procedimento: «Una causa in Italia dura in media dai sette ai sette anni e mezzo» ha rilevato Cottarelli, invocando «pene severe» per chi, a questo punto, causa processi frivoli.
È il basso tasso di fertilità la terza questione sollevata da Lino Patruno a Carlo Cottarelli. Sull'argomento, l'economista ha ritenuto necessario esprimere le dovute precisazioni: «Il problema per cui non si fanno più figli in Italia non è la crisi economica, ma una vera e propria perdita di valori» ha rimarcato Cottarelli, ben sicuro di come, spendendo i soldi giusti per agevolare la fertilità, il problema potrebbe essere in gran parte arginato. È la Svezia l'esempio più lampante utilizzato sulla questione: «In Svezia si spende molto sulla fertilità» ha detto l'economista, pur non nascondendo come l'evasione fiscale nei Paesi nordici sull'Iva sia «prossima allo 0%», diversamente da Italia e (in media) Europa in cui raggiunge rispettivamente 25% e 11%.
Battute finali sul divario tra Nord e Sud: «Se il meridione potesse crescere come il resto del paese, ora saremmo allo stesso livello di Francia e Germania» ha affemato Cottarelli. «Si potrebbe superare il gap migliorando la spesa: la pubblica amministrazione al sud spende poco e male i propri soldi, si guardi ad esempio la sanità pubblica», ha concluso l'ospite di Libri nel Borgo Antico 2018.
Alle orecchie di chi ne ha ascoltato la presentazione, "I sette peccati capitali dell'economia italiana" non sembra un semplice libro: nella disposizione dei capitoli, nel modo in cui le discussioni sono argomentate il testo assume i contorni di un vademecum, un manuale attraverso cui Cottarelli spinge il lettore a migliorarsi e - di conseguenza - migliorare la comunità attorno a sé.
Perché, se questo paese non funziona, il problema va cercato ancor prima nei cittadini: nasce così il concetto di "peccato capitale". Con l'ottima moderazione del docente e giornalista Lino Patruno, Carlo Cottarelli ha cercato di ricostruire passo dopo passo i peccati capitali, sette secondo il suo conteggio, che hanno portato l'Italia, nel giro di dieci anni, ad un vero e proprio collasso economico.
Primo peccato, l'evasione fiscale: «Se io evado, faccio del bene a me stesso ma non alla collettività» ha detto Cottarelli, aggiugendo: «L'evasione fiscale in Italia è un problema serissimo, se negli ultimi decenni fosse stata anche solo un ottavo più bassa ora avremmo un debito pubblico più basso della Germania». La soluzione al problema è da ricercarsi, oltre che in un sistema scolastico che poco tramanda ai propri alunni ciò che è bene e ciò che è male («Incomincerei a insegnare a scuola che evadere le tasse fa male»), in un sistema burocratico che, specialmente in Italia, complica ulteriormente il lavoro a piccoli e grandi imprenditori: «in Italia ci sono troppi burocrati che rendono il sistema fin troppo complesso» ha commentato Cottarelli, aggiungendo come «alcuni paesi siano diventati meno malfamati di altri semplificando le proprie leggi».
Ma non è l'evasione fiscale l'unico peccato capitale da combattere: nel quarto capitolo del libro Cottarelli parla di giustizia. È ampia la parentesi che l'economista apre sull'argomento: «Noi italiani siamo molto più litigiosi di altri Paesi» ha ammesso, «ogni anno cominciamo cause civili a volte inutili, rallentando così un sistema già lento di suo», ha aggiunto. Sotto questo punto di vista, il problema non è solo da ricercarsi nella facile possibilità che chiunque ha nell'aprire una causa («Da noi aprire un processo costa meno di altri paesi e quindi tutti possono farlo»), ma anche - e a detta di Cottarelli soprattutto - nella lentezza con cui il sistema italiano gestisce ogni singolo procedimento: «Una causa in Italia dura in media dai sette ai sette anni e mezzo» ha rilevato Cottarelli, invocando «pene severe» per chi, a questo punto, causa processi frivoli.
È il basso tasso di fertilità la terza questione sollevata da Lino Patruno a Carlo Cottarelli. Sull'argomento, l'economista ha ritenuto necessario esprimere le dovute precisazioni: «Il problema per cui non si fanno più figli in Italia non è la crisi economica, ma una vera e propria perdita di valori» ha rimarcato Cottarelli, ben sicuro di come, spendendo i soldi giusti per agevolare la fertilità, il problema potrebbe essere in gran parte arginato. È la Svezia l'esempio più lampante utilizzato sulla questione: «In Svezia si spende molto sulla fertilità» ha detto l'economista, pur non nascondendo come l'evasione fiscale nei Paesi nordici sull'Iva sia «prossima allo 0%», diversamente da Italia e (in media) Europa in cui raggiunge rispettivamente 25% e 11%.
Battute finali sul divario tra Nord e Sud: «Se il meridione potesse crescere come il resto del paese, ora saremmo allo stesso livello di Francia e Germania» ha affemato Cottarelli. «Si potrebbe superare il gap migliorando la spesa: la pubblica amministrazione al sud spende poco e male i propri soldi, si guardi ad esempio la sanità pubblica», ha concluso l'ospite di Libri nel Borgo Antico 2018.