L'istituto "Sergio Cosmai" ricorda il grande uomo cui è intitolato nonostante lo stop forzato

Numerose le testimonianze raccolte nella Giornata contro le mafie

domenica 22 marzo 2020 10.27
L'istituto "Sergio Cosmai" ha deciso di celebrare il decennale dell'intitolazione della scuola di via Gandhi alla vittima biscegliese della criminalità organizzata, malgrado la chiusura forzata a causa dell'emergenza Coronavirus.

Sabato 21 marzo, nella Giornata contro le mafie, il direttore del carcere di Cosenza sarebbe stato ricordato nel primo di una serie di eventi programmati dagli organizzatori: "A scuola da Sergio Cosmai: dieci anni dopo".

L'intenzione comunicativa dell'evento sarebbe stata (e lo è comunque, di fatto) infondere nei giovani e in tutti i cittadini il piacere della scoperta della nobiltà dei valori di legalità, giustizia, responsabilità civile e rigore morale di cui Sergio Cosmai è stato mirabile esempio, in un'azione professionale e umana non certamente cancellata dal brutale assassinio che lo vide cadere, inerme ma inflessibile, a Cosenza il 13 marzo 1985.

«La scuola è un diritto di tutti e deve formare ai valori di democrazia, convivenza civile e cittadinanza attiva. Abbiate, cari ragazzi, sempre in mano la bussola della legalità e della giustizia e non perdete mai l'orientamento» ha scritto il dirigente scolastico professor Donato Musci, in un ideale saluto a tutti gli alunni, ora impegnati in una forma di studio utile anche e ancor più a comprendere l'importanza del fattore umano nei processi di insegnamento-apprendimento.

«Nella nostra città abbiamo l'onore di avere un esempio da seguire: quello di un concittadino integerrimo, di sani principi, che credeva fortemente nella Giustizia come Sergio Cosmai. Il suo insegnamento è chiaro: non girarsi dall'altra parte dinanzi alle prevaricazioni, ai soprusi, alle ingiustizie. La mafia è anche un modo di pensare, un atteggiamento. E si insinua nella paura, nell'omertà e nel silenzio» ha dichiarato il sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano.

«I nostri cari (che si sono battuti per la legalità), non erano eroi, ma uomini coerenti, generosi e liberi, uomini in grado di trasformare le parole in fatti e, per questo, ritenuti scomodi. Benché privati della vita dalla ferocia criminale, il 21 marzo i loro nomi e il loro esempio riacquistano voce e ci indicano l'unica scelta da compiere, l'unica strada da seguire perché, uniti, si combatta per affermare l'imprescindibile valore della legalità che è libertà» ha aggiunto la professoressa Tiziana Palazzo, vedova Cosmai.

«Onore alle vittime della violenza della criminalità organizzata, cadute nell'adempimento dei propri doveri al servizio dello Stato» ha affermato il dottor Giuseppe Altomare, direttore del carcere di Trani. Sono giunti messaggi del presidente del Tribunale di sorveglianza di Bari Simonetta Rubino, della senatrice Bruna Piarulli, già direttrice della casa circondariale di Trani, della vicepresidente di "Libera" Daniela Marcone.

Toccante lo stralcio di una testimonianza diretta tratta dal diario di una vittima pugliese della mafia inviata dallo scrittore Francesco Minervini: «A me hanno tolto il respiro insieme al sorriso che mi è rimasto sul viso, il sorriso dell'ultima risata fatta quella sera. Però quel respiro non se lo sono potuti rubare. Quel respiro ce l'avete voi, che vivete e siete veri, non pupazzi, siete fatti di carne, di ossa e di pensieri… Sì, perché il respiro serve soprattutto alla testa, al pensiero, e voi dovete pensare: pensare che siete liberi, pensare che nessuno vi deve togliere niente della vostra vita, dei vostri diritti, del vostro posto nel mondo…».